domenica 27 novembre 2011

Blogger che viene, blogger che va

Ho ripulito il layout del blog. Ho iniziato a riparare i link dei vecchi post devastati da un malaugurato ciclo di esportazione e re-importazione (maledetto blogger.com!). Ho aggiornato la lista dei siti consigliati togliendo blog abbandonati o non più rilevanti e aggiungendone di nuovi che seguo già da tempo...

Così mi sono imbattuto nel post con cui Michele Boldrin lascia la la redazione di noiseFromAmeriKa con parole nelle quali mi riconosco fin troppo:
Vi è un altro fattore, forse minore sul piano personale ma non irrilevante in un quadro più ampio.
L'Italia mi sembra sempre di più in preda ad una degenerazione inarrestabile. Nonostante voglia ancora un certo bene al Bel Paese e, a molti, io appaia spesso come un Don Quijote in realtà non provo alcun piacere nel girare a vuoto. Non nego di aver perseguito molto spesso obiettivi anomali per l'opinione dominante: l'ho fatto. Ma in media non li ho solo perseguiti, li ho anche raggiunti. Con questa Italia ho l'impressione di star girando a vuoto. Occorre fare quindi, io credo, una riflessione seria su come riuscire ad influire davvero sul dibattito pubblico in Italia. Oppure lasciar stare. Non sapendo come fare, mi prendo (appunto) una pausa di riflessione. Vedremo a cosa porterà.
Uno inizia a scrivere un blog di economia perché pensa di avere qualcosa di interessante, o addirittura di importante, da dire al mondo. Scopre ben presto che mantenere un blog è ben più appassionante e più stressante di quanto avesse immaginato all'inizio, nella comunità si incontrano persone eccezionali e troll demenziali.

Ma la realtà è che buona parte del mondo non è comunque interessato alle tue idee. Riuscire a mantenere un blog è quindi tutta una questione di auto-motivazione. Non è facile.

venerdì 9 settembre 2011

Dopo Weber anche Stark lascia la BCE per contrasti sulla gestione della crisi


Flashback. Febbraio 2011. Axel Weber, allora presidente della banca centrale tedesca, viene dimissionato senza troppi complimenti dalla cancelliera Angela Merkel a causa dell'aperto dissenso nella gestione della crisi del debito sovrano da parte della banca centrale europea. La bundesbank è la banca centrale che più di ogni altra dimostra nei fatti di tenere al proprio mandato di garantire la stabilità e la sostenibilità dell'Euro e questo cozza contro le necessità politiche del momento.

Nonostante la manovra la Germania non riesce ad esprimere un altro candidato sufficientemente autorevole a sostituire Jean-Claude Trichet alla presidenza della BCE e la strada si spiana per l'italiano Mario Draghi.

Fast-foward, Settembre 2011. Arriva oggi la notizia che la Germania perde Juergen Stark, capo economista e uomo chiave alla BCE, dimessosi anche egli per i contrasti sul piano di cosiddetto "salvataggio" di Spagna e Italia.

Angela Merkel, che ha appoggiato i numerosi e fin'ora inutili piani di salvataggio di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia, si trova sempre più nell'angolo indebolita politicamente da diverse sconfitte elettorali locali e dalla perdita dei sui uomini migliori alla BCE. Ma quanto potrà durare ancora l'europeismo del governo tedesco di fronte all'ovvia incapacità dei governi dei PIIGS di affrontare la situazione? Quanto ancora i contribuenti tedeschi sopporteranno di essere la vittima sacrificale dell'incapacità altrui? Senza nemmeno un uomo forte alla BCE?

E se la prima nazione a lasciare l'Euro fosse... la Germania?

lunedì 5 settembre 2011

Draghi: «Non si dia per scontato acquisto di titoli di Stato da parte della Bce»


Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia e governatore in pectore della Banca Centrale Europea dice:
«È giunta ora l'ora che i governi si assumano le loro responsabilità e agiscano rapidamente per risolvere la crisi del debito sovrano» ha spiegato ancora il governatore della Banca d'Italia. Secondo Draghi sul fondo salva stati Efsf deciso a livello europeo «sarebbe un errore riporre una eccessiva fiducia» perchè questo «non può fornire una soluzione» al problema di base: «mancanza di disciplina di bilancio e scarsa crescita».
Carissimo governatore, l'ora da lei evocata non è affatto giunta oggi, al contrario passò per questi lidi anni addietro e se ne andò perché nessuno sembrava interessato.

Scrivevo nel novembre del 2008 in un post dal titolo "Default sul debito pubblico italiano e uscita dall'euro, può accadere veramente?":
E a causa dell'elevato debito pubblico, qualsiasi errore nel affrontare l'evoluzione della crisi da parte del governo rischia di innescare la fuga di capitali fuori dall'Italia e il conseguente collasso del sistema finanziario pubblico. Per il momento siamo ancora al primo atto e altri Paesi sono al centro dell'attenzione, meglio fare attenzione ai dettagli della trama, perché una volta iniziato il secondo atto i riflettori rischiano di esserci addosso molto presto.
Ora, che l'Italia a un certo punto farà default sul debito è una delle poche certezze che ho nella vita, ma a giudicare dal passo che stanno tenendo gli avvenimenti la probabilità di farlo entro l'anno non è più trascurabile. E questo, devo ammetterlo, mi mette una certa apprensione.

giovedì 25 agosto 2011

Riprendiamo il discorso...

Dunque, il giorno del mio ultimo post, l'11 maggio 2010, la situazione economico finanziaria globale era più o meno questa:
  1. l'S&P500 chiudeva a 1.155 in una delle frenetiche giornate seguite al flash crash del 6 maggio 2010,
  2. l'euro chiudeva a 1,266 sul dollaro sull'onda della crisi del debito greco e la paura di contagio per Portogallo, Spagna e Italia,
  3. l'oro chiudeva al valore record di $1.233 l'oncia dopo settimane di rialzi mozzafiato,
  4. tutti aspettavano la ripresa che tardava ad arrivare.
Dopo più di un anno:
  1. l'S&P500 chiude a 1.177 in una frenetica giornata dopo il crash dell'agosto 2011,
  2. l'euro chiude a 1,441 sul dollaro dopo aver assorbito la prima ondata della crisi del debito di Spagna e Italia (Grecia e Portogallo sono spacciati da tempo),
  3. l'oro chiude al $1.757 l'oncia, $150 sotto al record storico di oltre $1.900 l'oncia toccato l'altro ieri dopo settimane di rialzi mozzafiato,
  4. tutti aspettano la ripresa che tarda ad arrivare.
Ecco, la crisi finanziaria è diventata altrettanto avvincente di una soap opera.

martedì 11 maggio 2010

UE: "Difenderemo l'euro a tutti i costi"... anche a costo di distruggerlo

Nell'ennesimo salvataggio del fine-settimana oggi i Paesi dell'Unione Europea hanno annunciato un piano da 750 miliardi di euro per "salvare l'euro". Contemporaneamente la Merkel ha subito una sonora sconfitta in una importante elezione regionale perdendo anche il controllo del Senato tedesco.

Cosa preveda il piano sembra non interessare molto alla stampa, e nemmeno da quali tasche usciranno questi 700 miliardi di euro, d'altronde se attuato si tratterebbe solo del piano d'intervento finanziario più imponente della storia fatto con i nostri soldi, perché fare domande o cercare di approfondire?

Ma quello che preoccupa di più è l'obbiettivo dichiarato per l'intervento che è quello di colpire la speculazione sulla possibile uscita dall'euro dei membri più deboli: Grecia, Portogallo e Spagna in questo momento. Cioè non risolvere il problema della spesa statale fuori controllo, o quello dei bilanci statali sistematicamente falsificati, o quello della corruzione politica... No il più enorme trasferimento di ricchezza della storia viene annunciato (non ancora approvato) con lo scopo dichiarato di "colpire gli speculatori".

Il piano è il seguente: prendere 700 miliardi di euro dai contribuenti europei e prestarli sottocosto a tutti gli Stati che fin'ora hanno dimostrato di non essere stati in grado di ripagare i propri debiti.

Ai più attenti il geniale piano ricorderà quello identico di salvataggio delle banche americane, la TARP, approvato a ottobre 2008 negli Stati Uniti subito dopo il fallimento di Lehman Brothers, che non ha impedito il fallimento seguente di Washington Mutual e Wachovia Bank e di centinaia di altre banche locali. E che inoltre non ha impedito che i mercati collassassero fino al minimo di marzo 2009, quando incidentalmente è iniziato l'ulteriore programma di quantitative easing della FED.

Oggi i mercati azionari europei sono entusiasti e ne hanno ben donde, poiché con questa mossa i ministri finanziari hanno promesso di spostare una grossa quantità di perdite potenziali sui titoli pubblici da banche e assicurazioni sui privati cittadini. Sfortunatamente questo ennesimo caso di "rubare ai poveri per dare ai ricchi" non da nessun vantaggio all'euro. Al contrario, è ora chiaro che banche e Paesi non hanno nessun bisogno di sentirsi responsabili per i propri errori. Le mie speranze per sul futuro dell'euro sono al lumicino.

L'effetto annuncio ha lanciato l'euro da 1,275 a 1,31 sul dollaro in poche ore. Un movimento spaventoso per il cambio tra le due principali valute mondiali.

Mentre scrivo, nemmeno 24 ore dopo, l'euro è di nuovo a 1,275. I nostri geniali ministri finanziari con 700 miliardi di euro non sono riusciti a farsi belli nemmeno per un giorno. Che figura barbina!

giovedì 6 maggio 2010

Crash

Sì, sì. Tutto si aggiusta da solo.

Sì, sì. Non ci dobbiamo preoccupare.

Sì, sì. Parliamo della crisi al passato.

Solo nell'ultima settimana abbiamo: un Paese qui accanto in rivolta permanente, l'euro al collasso e a serio rischio di auto-distruzione e oggi anche un mini-crash dei mercati finanziari senza ragione apparente.



Questo è il problema delle soluzioni di cartapesta, tanto ci vuole a metterle in piedi quanto poco a farle crollare.

Non so se è già iniziata la prossima ondata della crisi, nessuno lo sa, ma sarà proprio così: inspiegabilmente rapida e senza motivo apparente.

venerdì 23 aprile 2010

Crisi Grecia: secondo Goldman Sachs rischio di contagio per Portogallo, Spagna e Italia

A dimostrazione del passo decisamente accelerato che hanno preso gli eventi finanziari in Europa sembra che con il collasso dei titoli greci di ieri e con la conseguente resa di Atene che invoca ufficialmente l'aiuto dell'IMF l'attenzione dei mercati si sia rapidamente spostata sul rischio contagio.

I nomi ricorrenti dei Paesi dell'area euro considerati a rischio contagio nel breve periodo sono Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia, più o meno in questo ordine. Zero Hedge ha due interessanti articoli sulle analisi della situazione europea di Citi Bank e Goldman Sachs:

Certo quando leggo un articolo di analisi di una banca d'affari, sopratutto delle banche d'affari di maggior successo, mi si insinua il sospetto che l'analisi possa essere stata scritta in modo da convincere i propri clienti a comprare gli strumenti finanziari di cui la banca stessa intende disfarsi... ma certo si tratta solo delle fissazioni di un blogger disfattista...