domenica 27 novembre 2011

Blogger che viene, blogger che va

Ho ripulito il layout del blog. Ho iniziato a riparare i link dei vecchi post devastati da un malaugurato ciclo di esportazione e re-importazione (maledetto blogger.com!). Ho aggiornato la lista dei siti consigliati togliendo blog abbandonati o non più rilevanti e aggiungendone di nuovi che seguo già da tempo...

Così mi sono imbattuto nel post con cui Michele Boldrin lascia la la redazione di noiseFromAmeriKa con parole nelle quali mi riconosco fin troppo:
Vi è un altro fattore, forse minore sul piano personale ma non irrilevante in un quadro più ampio.
L'Italia mi sembra sempre di più in preda ad una degenerazione inarrestabile. Nonostante voglia ancora un certo bene al Bel Paese e, a molti, io appaia spesso come un Don Quijote in realtà non provo alcun piacere nel girare a vuoto. Non nego di aver perseguito molto spesso obiettivi anomali per l'opinione dominante: l'ho fatto. Ma in media non li ho solo perseguiti, li ho anche raggiunti. Con questa Italia ho l'impressione di star girando a vuoto. Occorre fare quindi, io credo, una riflessione seria su come riuscire ad influire davvero sul dibattito pubblico in Italia. Oppure lasciar stare. Non sapendo come fare, mi prendo (appunto) una pausa di riflessione. Vedremo a cosa porterà.
Uno inizia a scrivere un blog di economia perché pensa di avere qualcosa di interessante, o addirittura di importante, da dire al mondo. Scopre ben presto che mantenere un blog è ben più appassionante e più stressante di quanto avesse immaginato all'inizio, nella comunità si incontrano persone eccezionali e troll demenziali.

Ma la realtà è che buona parte del mondo non è comunque interessato alle tue idee. Riuscire a mantenere un blog è quindi tutta una questione di auto-motivazione. Non è facile.