sabato 29 novembre 2008

Il segreto del sistema finanziario

Qualche giorno fa ho passato una serata con un amico, un tipo molto in gamba e con una educazione formale in economia. Abbiamo parlato a lungo dello stato del sistema finanziario mondiale e della gravità della crisi. Lui ha confermato la ragionevolezza del quadro generale che ho sintetizzato dai vari blog che seguo e allora ho deciso di proporgli anche una mia idea originale.
Alessandro: "Ok, ti rivelo il segreto del sistema finanziario. Tu hai un mutuo giusto? Quanto ti è rimasto da pagare?"
Amico: "Sì. Il capitale residuo è di tot mila euro."
Alessandro: "E hai dei risparmi investiti?"
Amico: "Ma sei matto? Che senso ha investire quando hai i debiti? Di questi tempi poi. Al contrario quando posso pago qualche rata anticipata. Per esempio quando ho cambiato lavoro ho ritirato tutto il TFR e ho abbattuto un bel po' di capitale."
Alessandro: "Molto saggio. Quindi non hai niente da parte, giusto?"
Amico: "Solo il minimo per le emergenze. Dove vuoi arrivare?"
Alessandro: "Quanto hai accumulato di contributi pensionistici in vita tua?"
Amico: "Non ci ho mai pensato. Beh, vediamo, sono circa 4 mesi di stipendio l'anno, per tutti gli anni che ho lavorato. Sarà all'incirca... tot mila euro... ehi, è quasi esattamente quanto mi rimane da pagare di mutuo!"
Alessandro: "Beh, il tuo allora è un caso emblematico. Dunque in realtà tu hai tot mila euro di investimenti accumulati attraverso i contributi pensionistici obbligatori e quasi esattamente altrettanti debiti. Ma sugli investimenti se ti va bene ci prendi il 2% e sul mutuo ci paghi il 5%. Se tu potessi scegliere cosa faresti?"
Amico: "Direi che estinguerei immediatamente il mutuo..."
Alessandro: "Ma non puoi scegliere. Non è geniale?"
Amico: "Geniale?"
Alessandro: "Certo geniale per il sistema finanziario. Dove credi che finiscano i tuoi contributi pensionistici? Magari in forma indiretta, ma alla fine vanno a finanziare il debito degli italiani."
Un attimo di silenzio.
Amico: "Cristo Santo! Vuoi dire che mi sto prestando i soldi del mutuo da solo?"
Alessandro: "Già, ma solo dopo aver lasciato almeno il 3% di spread alla banca."
Amico: "Ma è pazzesco. Non ci avevo mai pensato in questi termini."
Alessandro: "Tutti noi siamo costretti per legge a pompare nel sistema finanziario circa un terzo del nostro stipendio ogni mese, ma non siamo veramente costretti a risparmiare per la pensione, infatti siamo liberi di indebitarci quanto vogliamo. Dunque per legge siamo liberi di non risparmiare per la pensione a patto di pagare il pizzo del 3% l'anno alle banche."
Amico: "Non fa una grinza."
Esistono varie forme di investimento obbligatorio, e quello dei contributi pensionistici è solo quello più diffuso nei paesi occidentali. La ragione profonda di tutte le leggi che obbligano le persone all'investimento è che si tratta della condizione ideale per il sistema finanziario, tutte le motivazioni portate dalla politica sono solamente di facciata.

Quanto valgono le previsioni degli esperti dei mercati?

Questo post è solo per mettere da parte due articoli pubblicati dal Sole 24 Ore che ci informano sulle previsioni degli esperti del settore riguardo a due mercati attaccati dalla crisi. Gli articoli sono interessanti per la quantità di dati riportati e andrebbero letti per intero.

Il 27 novembre Confcommercio: Natale di austerity. Ma non sarà un crollo:
... Insomma, non ci sarà nessun crollo dei consumi a dicembre, anche se, spiegano da Confcommercio, presentando le previsioni su tredicesime e consumi di Natale, tra venti di crisi e inflazione reale, i volumi d'affari, in tutti i settori del commercio, si ridurranno, in media, dell'1-1,5 per cento. «Nonostante i tanti problemi noti a tutti - sottolinea il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - si tratta, comunque, di un buon segnale, dovuto a tre motivi principali: la consueta ritualità degli acquisti, una quota della tredicesima che viene destinata alle spese e il fatto che la distribuzione vende un prodotto su tre attraverso promozioni e offerte»
E il 28 novembre Casa: compravendite a picco Meno mutui concessi in banca:
Il mercato immobiliare italiano soffre. Secondo il rapporto sull'immobiliare del centro studi Nomisma, le compravendite nel nostro Paese sono calate del 14% quest'anno. I prezzi hanno registrato la prima flessione degli ultimi 11 anni (-1%) anche se contenuta rispetto ad altri Paesi come Stati Uniti (-16%) e Gran Bretagna (-15%). Ma l'aspetto più preoccupante riguarda la solvibilità del mercato... Per il 2009 è previsto un ulteriore ribasso dei prezzi fino a meno 5%.
Il grassetto è mio in entrambe le citazioni.

Loro sono gli esperti e io certamente no, ma l'applicazione della logica elementare e il parallelo con quello che succede negli altri Paesi mi dice che, a tempo debito, avremo modo di tornare su questo post e apprezzare il sicuro ottimismo degli "esperti di settore".

Un esempio di logica elementare: da quando l'ho acquistata nel 2000, al picco del mercato immobiliare dell'anno scorso il valore di mercato di casa mia è raddoppiato, dunque mi aspetto che il calo dal picco per gli appartamenti nella periferia di Roma sarà circa il 50% in 4-6 anni (sempre che non ci siano prima grossi traumi nel sistema finanziario!).

giovedì 27 novembre 2008

Lorenzo Bini Smaghi e Mario Monti a confronto

Da un articolo del Corriere di oggi «Interventi a tappeto sulle banche. Anche se non vogliono».

Lorenzo Bini Smaghi:
«John Ford o Sergio Leone ce l'hanno insegnato — ricorda Lorenzo Bini Smaghi —. Lo sceriffo non deve restare senza munizioni se non vuole finire accerchiato»

«E' in gioco la fiducia nel mercato — nota — ma quella nello Stato è rimasta alta, quindi per uscire dalla crisi occorre più Stato, per ricreare un mercato funzionante»

«se le banche smettono di fare le banche, cioè di prestare, si rischia l'implosione»

Bini Smaghi ne trae un vademecum delle ricapitalizzazioni pubbliche, ormai le sole possibili: «Primo, devono essere abbondanti — elenca il banchiere — spingendo il capitale di prima qualità degli istituti su un rapporto a due cifre»

«L'intervento dev'essere a tappeto» perché «basta che resti una mela marcia per ricreare paralisi». Solo se tutti raccolgono denaro pubblico, incluso chi non lo chiede, la sfiducia può sciogliersi.

... altri governi: «Sbagliato imporre rendimenti troppo alti del capitale pubblico, interventi a condizioni punitive penalizzano gli istituti e l'economia »
Mario Monti:
«C'è un oggettivo ricatto della finanza: per chiudere la crisi vuole essere assistita — dice — ma questa è la fine dell'equità»

Magari, è solo la prova che le banche sono tossicodipendenti a cui non si può togliere la droga di colpo, riflette Bini Smaghi. «Lorenzo — interrompe Monti con la solita ironia — meglio se ti fermi qui»
Uno dei due entra a pieno titolo nella mia personale lista di "economisti che non hanno idea di cosa sia l'economia o sono in malafede o entrambi". L'altro promette bene per iniziare un lista di "economisti che parlano onestamente e sanno quello che dicono". Provate a indovinare quale è quale.

sabato 22 novembre 2008

Obama sceglie Geithner per il dopo-Paulson

Lo slogan di Barack Obama durante la campagna presidenziale:
The change we need.
Dal Sole 24 Ore:
Barack Obama ha scelto: sarà Timothy Geithner il successore di Henry Paulson al Tesoro.
...
Geithner, 47 anni, dal 2003 alla Federal Reserve di New York, la più influente tra le dodici sedi regionali della banca centrale americana, è un grande tecnocrate della politica e della finanza americana che negli anni ha accresciuto la sua esperienza – sempre nelle istituzioni pubbliche – fino a ritagliarsi un ruolo di grande negoziatore in tempi di crisi: al Governo o alla Banca centrale, nei Paesi in via di sviluppo o a Wall Street - nei salvataggi di Bear Stearns e nelle ultime ore di Lehman Brothers - la sua capacità e la rete di contatti che ha saputo costruirsi sono state spesso decisive.
Ovvero:
"Se tutto deve rimanere com'è, è necessario che tutto cambi."
-- Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Aggionamento: Karl Denninger di Market Ticker condivide la stessa opinione in Change We Can('t) Believe In (en), è un'ottima lettura.

venerdì 21 novembre 2008

Citigroup la prossima bancha USA ad essere nazionalizzata?

Citigroup è probabilmente la banca più grande del mondo con uno stato patrimoniale proprio dell'ordine di $2.000 miliardi e altre centinaia di miliardi di dollari in aziende controllate. Le indiscrezioni che circolano a Wall street e il grafico qui sotto dicono che Citigroup potrebbe essere sulla strada che porta ai dinosauri.


Ovviamente, l'unica soluzione sul tappeto è la nazionalizzazione completa.

Vediamo, dei miei primi post nella serie death watch list, Aziende in diversi stadi di crisi, di giugno e Fannie Mae e Freddie Mac: i giganti dei mutui "prime" ancora sotto pressione, di luglio, delle quindici aziende citate chi rimane in piedi a fatica sono UBS e lo stato federale della California.

Aggiornamento: Beh! Non c'è voluto molto. Sostanzialmente Citigroup è la più grande banca di Stato del pianeta (en) (chi non mastica l'inglese come notizia si deve accontentare della solita paccottaglia nostrana). Ancora Continua la nazionalizzazione dell'economia USA.

La Turchia in trattativa con l'IMF

La Turchia è in trattativa con l'IMF per avere un prestito da $20/40 miliardi. Pregasi aggiungere alla lista dei Paesi emergenti in fase di collasso.

Si mormora che all'unità di crisi dell'IMF abbiano messo l'eliminacode.

giovedì 20 novembre 2008

Crollo delle borse, deflazione e nota amministrativa

Pochi minuti fa l'indice S&P500 di Wall Street ha chiuso a 752 punti (en), quotazione stampata l'ultima volta 11 anni fa e inferiore al minimo di 776 punti raggiunto durante il crollo del 2001/2002. E un numero di altri mercati finanziari che non fanno altrettanto notizia è messo molto peggio. A meno di eventi straordinari, domani sarà l'ennesimo bagno di sangue per le borse mondiali. A questo punto non è affatto chiaro se è in agenda un rimbalzo a breve.

Una serie di dati macroeconomici spaventosamente peggiori delle già grame aspettative ha risvegliato la paura del demone più temuto dai mercati finanziari: la deflazione. Sulla deflazione c'è da dire molto, anche perché è un concetto monetario sistematicamente frainteso dalla maggior parte degli esperti e dei commentatori. Per farsi una propria idea consiglio di partire dai post di Mish sulla deflazione, soprattutto alcuni post educativi ormai abbastanza vecchi (2006?). I miei blogger predicevano l'avvento della deflazione già l'anno scorso quando il petrolio era a $145 al barile e i banchieri centrali, alla Banca Centrale Europea in primo luogo, seminavano il panico prevedendo inflazione galoppante. Mi chiedo se veramente i banchieri centrali non capiscano i concetti di base dei sistemi finanziari o semplicemente mentano per abitudine.

La situazione è grave. Seriamente.

E quello che è peggio è che sono costretto a quasi smettere di bloggare. A causa di un sovraccarico di lavoro il mio tempo libero sarà rappresentato da una quantità immaginaria almeno fino a capodanno. Avrei tante di quelle cose da dire. Farò il possibile, ma la vedo scura.

lunedì 17 novembre 2008

Default sul debito pubblico italiano e uscita dall'euro, può accadere veramente?

La risposta breve è: sì, può accadere veramente, ma per il momento il rischio non sembra imminente.

Per la risposta lunga partiamo da due commenti di un utente anonimo al post precedente:
anonimo, 13 novembre, 2008 11:53 ha detto...

Non capisco perché duecents (Stand) ritenga più probabile il collasso del sistema bancario di Austria o Grecia o Irlanda o Spagna piuttosto che il default dell'Italia o l'uscita dell'Italia dall'Euro [vedi il commento di Stand a "Salva le Banche, Salva il mondo"]. ...

anonimo, 15 novembre, 2008 02:40 ha detto...

... Consolidare il debito pubblico e ripartire: come dopo un fallimento, appunto. Ci rimetterebbero solo coloro che hanno prestato i loro soldi senza fare attenzione a chi li stavano prestando. E poi, soprattutto, mi interessava sapere cosa ne pensi tu e quante probabilità vedi che l'evento si possa verificare. Nelle ultime settimane ne hanno parlato oltre al solito Ambrose Evans Pritchard (uscita dall'euro) ed anche (preoccupante!) John Mauldin (solo di sfuggita) e Niels Jensen.
Procediamo con ordine.

Intanto va separata la possibilità di collasso del sistema bancario dal collasso del sistema di finanziamento pubblico. Ad esempio in Islanda sono fallite le banche più grandi del Paese, ma il debito pubblico non è in default. Mi sembra chiaro che Stand pone l'accento sulla condizione del sistema bancario. Ovviamente sistema bancario e finanza pubblica sono legate indirettamente, poiché più misure prende un governo per trasferire le perdite del proprio sistema bancario sul contribuente (garanzie dei depositi e dei prestiti interbancari, nazionalizzazioni, prestiti della banca centrale con garanzie insufficienti, etc) e più aumenta la probabilità che il collasso del sistema bancario di un Paese inneschi il collasso del debito pubblico. Quindi un Paese come l'Italia che ha un debito pubblico eccessivo ha meno possibilità di aiutare il proprio sistema bancario.

Non so quali parametri usi Stand per prevedere "quale di questi 4 paesi che usano l'euro collasserà per primo", ma immagino che gli elementi da considerare siano: dimensione del debito bancario, esposizione delle banche ai mercati finanziari maggiormente in crisi, esposizione del sistema economico nazionale alla recessione globale e dimensione del debito pubblico.

Dimensione del debito bancario

Un buon punto di partenza per capire la dimensione del problema nel sistema bancario Paese per Paese è un eccellente articolo di Floyd Norris sul New York Times del 10 ottobre 2008: The World’s Banks Could Prove Too Big to Fail — or to Rescue (en) dal quale ho tratto il grafico sotto:


Quello che conta è la dimensione del cerchio celeste, la dimensione del debito a breve termine del sistema bancario di un Paese in rapporto al PIL. Ad esempio
  • il sistema bancario belga ha debito che ammontano al 285% del PIL e leva finanziari di 33. Fortis, la più grande banca belga è collassata a fine settembre ed è stata nazionalizzata con l'aiuto di Olanda e Lussemburgo (Paesi con forte esposizione al suo debito).
  • il sistema bancario svizzero è al 260% del PIL e leva finanziaria di 29. UBS, una delle banche più grandi del mondo, è stata parzialmente nazionalizzata.
  • l'intero sistema bancario islandese è collassato.
  • il sistema bancario britannico con il suo rapporto debito/PIL di 156% e leva di 24 ha visto 2 nazionalizzazioni di banche relativamente importanti, acquisizioni forzate e la parziale nazionalizzazione di Royal Bank of Scotland, una delle banche più grandi al mondo.
  • e poi ci siamo noi con il nostro 86% di rapporto debito bancario su PIL. Se ci salveremo sarà per via la leva finanziaria di 12, tra le più basse al mondo. E qui la parola chiave è "se".
  • è da notare che secondo questi parametri il sistema bancario degli Stati Uniti risulta di gran lunga tra i più solidi del mondo! E invece l'intero sistema finanziario americano è sostanzialmente nazionalizzato e totalmente dipendente dagli aiuti di Stato. Una delle ragioni di questa anomalia è probabilmente negli Stati Uniti gran parte del sistema finanziario composto da aziende che non sono formalmente delle banche.

Esposizione delle banche ai mercati finanziari in crisi

Un altro parametro è l'esposizione a mercati finanziari in fase di collasso, per quello che ne so:
  • Regno Unito, Irlanda e Spagna hanno avuto bolle immobiliari addirittura più grandi di quella americana, e i vari sistemi bancari sono esposti al collasso del mercato immobiliare
  • le banche inglesi hanno investito nei Paesi Emergenti in Asia, le banche spagnole hanno investito in America Latina e le banche austriache e in parte italiane hanno investito nei Pesi dell'Est Europa. Quella che ormai si preannuncia come una recessione mondiale ha già fatto collassare i mercati finanziari dei molti Paesi Emergenti e non è chiaro quanto vicino sia il fondo.
In effetti per quanto sorprendente l'affermazione di Stand che il sistema bancario austriaco sia messo peggio del nostro potrebbe basarsi sulla forte esposizione, l'85%, ai mercati dell'est Europa (en).

Esposizione dell'economia alla recessione globale

La recessione economica che ormai attanaglia quasi tutte le economie occidentali indebolisce i profitti delle banche anche nel settore più tradizionale e sicuro dei servizi bancari nazionali attraverso l'aumento dei fallimenti societari. Soprattutto le economie basate sull'export di beni e servizi "di lusso" dovrebbero risentirne.

Debito pubblico e debito estero

Altri parametri da valutare sono la dimensione del debito pubblico di un Paese e la quantità di debito estero, ossia debito finanziato da stranieri. Avere dati aggiornati sulla dimensione e sulla struttura del debito di un Paese è molto difficile perché in quest'ultimo anno e in particolare in questi ultimi mesi la struttura del sistema finanziario dei paesi occidentali ha subito cambiamenti radicali e straordinariamente veloci. Poiché la stragrande maggioranza dei dati ufficiali si riferiscono nel migliore dei casi al 2007 qualsiasi analisi comparativa rischia di essere fuorviante.

E quindi?

L'Italia è considerato uno dei Paesi europei più a rischio per quello che riguarda la recessione economica e la possibilità di default sul debito. D'altra parte ha uno dei sistemi bancari più arretrati e sclerotizzati (che in questo caso è risultato un vantaggio) e quindi meno esposti sui mercati in fase di collasso. D'altra parte l'Italia è molto esposta al rischio di una recessione economica severa.

Fare un bilancio di tutti i vari fattori e stabilire una probabilità di rischio di collasso del sistema bancario non è affatto facile e c'è gente che paga belle cifre alle banche d'affari per avere in anteprima studi di questo tipo. Io non ho dati e strumenti sufficienti per fare un'analisi del genere. A scopo orientativo posso azzardare le valutazioni che seguono:
  • il rapporto debito bancario su PIL è tra i più elevati d'Europa - MALE
  • la leva finanziaria del sistema bancario italiano è una delle più basse al mondo - BENE (bene per le banche, perché la leva bassa si spiega con leggi che garantiscono le banche a scapito di risparmiatori e investitori, ma questa è un'altra storia)
  • in Italia abbiamo avuto una bolla immobiliare nella media e i criteri di assegnazione dei mutui sono rimasti relativamente stringenti - BENE
  • le banche italiane, con l'eccezione di Unicredit, non hanno grosse esposizioni a mercati esteri - ABBASTANZA BENE
  • l'economia italiana è fortemente sbilanciata nella produzione di beni e servizi "di lusso" e a basso contenuto tecnologico (turismo, moda, cibo, etc), quindi è fortemente esposta a una recessione lunga e severa - MALE
  • il debito pubblico italiano è tra i più alti al mondo e i tassi si titoli italiani sono già sotto pressione - MOLTO MALE
  • sembra che la maggio parte del debito pubblico sia finanziato internamente e la quota di debito estero dovrebbe essere bassa - BENE
  • il 60% del debito pubblico era detenuto da stranieri a fine 2007 - MALE
La mia impressione è che il sistema bancario italiano abbia assorbito relativamente bene il colpo della crisi finanziaria, ma sia l'economia che le banche sono relativamente più esposte alla crisi economica. E a causa dell'elevato debito pubblico, qualsiasi errore nel affrontare l'evoluzione della crisi da parte del governo rischia di innescare la fuga di capitali fuori dall'Italia e il conseguente collasso del sistema finanziario pubblico. Per il momento siamo ancora al primo atto e altri Paesi sono al centro dell'attenzione, meglio fare attenzione ai dettagli della trama, perché una volta iniziato il secondo atto i riflettori rischiano di esserci addosso molto presto.

Per concludere, Karl Denninger dice di tenere d'occhio l'Irlanda, attentamente.

Aggiornamento: come segnalato da Umberto nei commenti il debito esstero italiano è decisamente alto al contrario di quello che mi sembrava di ricordare. Nota per sè stesso: "controlla sempre le fonti!"

Aggiornamento: sembra che a puntare il dito in direzione dell'Irlanda cominciano ad essere in parecchi.

martedì 11 novembre 2008

Il rischio di default dei Paesi secondo i CDS (Credit Default Swaps)

Avviso: questo post è di novembre 2008, chi fosse interessato alle ultime notizie può partire da Grecia: rischio di default sul debito pubblico, è una cosa seria?.

Uno dei mostri finanziari degli ultimi anni è un prodotto finanziario che si chiama Credit Default Swap o CDS e che in sostanza è una polizza assicurativa contro il rischio di credito di una controparte. Ad esempio io posso sottoscrivere un CDS venduto da AIG contro il default sulle obbligazioni di General Motors. Io pago un premio annuale ad AIG e se General Motors dovesse ripudiare il proprio debito e ripagarne solo una parte, diciamo il 50%, AIG si imegna a rimborsarmi fino al valore nominale delle obbligazioni assicurate. Dunque i CDS sono strumenti finanziari nati per spostare il rischio di credito da un soggetto ad un altro. Ma possono essere usati in meniera speculativa, ad esempio comprando l'assicurazione su obbligazioni che non si possiedono si può trarre profitto dal fallimento di una azienda.

L'esempio non è peregrino poiché:
  1. GM è tecnicamente fallita da anni, ma proprio in questi giorni stà raggiungendo lo stadio in cui si portano i libri in tribunale e ha chiesto di essere salvata dal governo,
  2. i CDS sul debito di GM hanno un valore nominale di oltre $1.000 miliardi di dollari, molto superiore al valore delle obbligazioni emesse,
  3. AIG è tecnicamente fallita a sua volta, tanto da essere stata nazionalizzata a settembre e proprio oggi ha chiesto allargamento e ristrutturazione del piano di salvataggio governativo.
Sui CDS si possono scrivere pagine e pagine, ma per il momento quello che ci interessa è che esistono anche i CDS che assicurano i titoli di Stato dei vari Paesi e si può utilizzare il costo dell'assicurazione per stimare il rischio relativo del default sul debito.

La tabella che segue (aggiornata al 7 novembre) è tratta da Country Default Risk di Bespoke Investment e continene il premio anticipato annuale in dollari richiesto sul per assicurare $10.000 di titoli di Stato per i prossimi 5 anni:


Da cui si evince che un assicuratore per assicurare $10.000 di debito argentino vuole $4.453 sull'unghia altrettanti l'anno prossimo e così via. Cioè, il mercato assicurativo da per certo il default dell'Argentina entro i prossimi tre anni.

Nelle prime posizioni riconosciamo alcuni dei Paesi già identificati come problematici e altri che non sapevo essere così tanto in difficoltà come il Venezuela.

I CDS ci permettono di rispondere ad una domanda posta da Stand di Due Cents nel suo ultimo post Salva le Banche, Salva il mondo:
Austria, Irlanda, Grecia, Spagna. Si accettano scommesse su quale di questi 4 paesi che usano l'euro collasserà per primo. Se ne riparlerà in un prossimo post della loro situazione, nel frattempo sentitevi liberi di fare la vostra puntata
I soldi degli assicuratori sono per: Grecia, Irlanda, (Italia), Spagna e Austria, nell'ordine. Ma viste le decine di miliardi di dollari di perdite che stanno fioccando tra le compagnie assicurative esattamente perché hanno sottostimato il rischio di credito, non mi sorprenderei affatto se anche i numeri dati sopra risultassero troppo ottimistici.

sabato 8 novembre 2008

Aggiornamento sulla crisi monetaria e finanziaria in Islanda

Ho già parlato del collasso del sistema finanziario islandese in L'Islanda nazionalizza il proprio sistema bancario quasi per intero!, in Il crollo delle borse mondiali è un gioco da bambini e in I governi europei garantiscono il bel tempo per cinque anni. Pur tenendo conto della estrema peculiarità dell'Islanda dal punto di vista economico (essendo un isola ghiacciata nel bel mezzo dell'oceano è molto più dipendente dai commerci internazionali di qualsiasi altro Paese) la dinamica del collasso rischia di essere il prototipo di altri episodi del genere. Il New York Times ha un eccellente articolo che rende bene l'atmosfera da tragedia surreale che stanno vivendo in questo momento gli islandesi (en). Alcuni dei passaggi salienti tradotti:
Il collasso è arrivato così improvviso da sembrare irreale, impossibile.

...

Da un giorno all'altro le persone hanno perso i propri risparmi. I prezzi sono aumentati. I ristoranti affollati sono quasi vuoti. Le banche razionano le valute straniere e le aziende trovano estremamente difficile commerciare con l'estero. L'inflazione è al 16% e in aumento. Le persone hanno smesso di andare all'estero. La moneta locale, la korona era a 65 per un dollaro un anno fa, ora è a 130. Le aziende tagliano i salari, riducono l'orario di lavoro, in alcuni casi si imbarcano in licenziamenti di massa.

"Nessun paese è mai collassato così rapidamente e malamente in tempo di pace" dice Jon Danielsson, economista della Scuole di Economia di Londra.

...

Anche Aldis Nordfjord, un architetto di 53 anni, ha perso il lavoro il mese scorso. E con lei tutti e 44 i suoi colleghi - tutto il personale dell'azienda ad esclusione dei proprietari. Circa il 75 percento degli architetti del settore privato sono stati licenziati nelle ultime settimane.

...

Fino a primavera l'economia islandese sembrava al calor bianco. Aveva il quarto PIL pro capite al mondo, La disoccupazione tra lo zero e l'un percento (mentre le previsioni per la primavera prossima si aggirano sul 10%). Nel 2007 un rapporto dell'ONU che misurava aspettativa di vita, il reddito pro capite e i livelli di istruzione identificava l'Islanda come il miglior Paese al mondo in cui vivere.

...

In un sondaggio recente un terzo degli islandesi ha detto che considererebbe di emigrare. Gli stranieri stanno già abbandonando l'Islanda.

...

Nel frattempo, il modesto investimento del marito nelle banche ora fallite era diventato senza valore. "Ci hanno incoraggiato a comprare le loro azioni fino all'ultimo minuto".
Per capire come si fa a passare dal miglior Paese al mondo in cui vivere alla bancarotta in un solo anno consiglio di riguardare i miei post sulla genesi delle crisi finanziarie, Si fa presto a dire crisi e Credito al consumo: un modello finanziario del gioco del cerino, e di meditare sulla seguente parabola.

Tu hai un milione di euro e me lo presti per un anno al 20%. Io sono entusiasta perché mi compro una Ferrari, vivo in albergo e viaggio per il mondo. Tu sei entusiasta perché hai fatto l'investimento della vita.

Al momento di restituire il prestito io confesso che mi sono speso fino all'ultimo euro e anche la Ferrari l'ho distrutta in un terribile incidente. Eravamo entrambi ricchi e felici fino a un attimo prima, ora improvvisamente siamo rovinati e disperati.

Questo è quasi esattamente quello che è accaduto in Islanda. E tutti i sistemi finanziari mondiali sono basati sullo stesso schema semplice quanto devastante.

lunedì 3 novembre 2008

"Le case non scendono mai di prezzo"

Questa è la frase che mi sono sentito ripetere da tutti quelli a cui dicevo che stavo aspettando a comprare una casa più grande perché i prezzi degli immobili mi sembravano assurdi e ero convinto che sarebbero scesi. È dal 2005 che vorremmo cambiare casa, allora si era ancora in boom e tutti mi davano per matto. E neppure mi ero ancora appassionato di economia, mi basavo sulla semplice legge di mercato che ciò che raddoppia può dimezzare.

Già da un po' di tempo si mormora che anche in Italia l'impossibile era divenuto improvvisamente possibile, e adesso il Sole24Ore si azzarda addirittura a dare anche delle cifre, Casa, i prezzi scendono del 10%
L'onda dei ribassi è partita da qui. Dalle frange più fragili del mercato, che nei primi sei mesi di quest'anno hanno visto scendere di oltre il 10% i prezzi degli immobili nella categoria del «medio usato».
E i numeri si riferiscono a prima dello tsunami finanziario di settembre e ottobre, che può aver facilmente tirato via un altro 5%.

Se non emergono prima i segni di implosione dell'euro, il mio scenario di base è che i prezzi delle case si dimezzeranno in qualche anno, esattamente come sono raddoppiati. Non è facile scegliere il momento giusto per comprare una casa, ma per il momento, ogni mese di attesa vale dell'ordine di un 1% di sconto.

Io aspetto, in deflazione si fa così.