martedì 24 marzo 2009

Il piano Gaithner come il piano Paulson: toglie a tutti per dare alle banche

Tutto questo finirà male, molto male.

Dopo la granta del quantitative easing lanciata mercoledì dalla FED, e ben analizzata dal sempre eccellente Stand nel post L'ultima cartuccia, ieri il Tesoro ha fatto la sua parte annunciando finalmente i dettagli del piano Geithner.

La migliore analisi del piano Geithner e i puntatori ad altre eccellenti analisi è il post di Steve Randy Waldam Dark musings, 2009-03-24 (en) e posso riassumerlo in breve:
  1. l'obbiettivo dichiarato del piano "riparare lo stato patrimoniale del sistema finanziario" è inutile perché il problema vero è "riparare lo stato patrimoniale dei consumatori e delle aziende"
  2. l'obbiettivo reale e non dichiarato è dare soldi, tanti e gratis, alle banche attraverso uno schema fraudolento appena mascherato
  3. a pagare il conto saranno i contribuenti americani o, in alternativa, i creditori del Tesoro americano (Cina i prima fila) nel caso un giorno si arrivi al default
  4. Tim Geithner e la sua banda di banchieri considerano gli americani dei perfetti idioti che si bevono assolutamente di tutto (e potrebbero anche avere ragione nel 99% dei casi)
Dal punto di vista economico le elezioni presidenziali non hanno cambiato assolutamente nulla. Obama è Bush, Geithner è Paulson e Bernake... beh, è addirittura peggiore di sè stesso.

Sto male al solo pensiero che al più presto il piano sarà copiato dagli zelanti politicanti europei.

La lotta della classe dirigente fallita per rimanere al potere era prevedibile e prevista, ma vederlo sotto i proprio occhi fa comunque un effetto orribile.

sabato 14 marzo 2009

Il sistema delle riserve frazionarie spiegato da Karl Denninger

Karl Denninger di Market Ticker (en) è uno dei blogger più acuti tra quelli che seguo regolarmente, anche se usa toni, linguaggio e persino una presentazione grafica piuttosto estremi sono in pochi al mondo a potersi vantare di aver avuto ragione in maniera altrettanto puntuale e consistente per tutta la durata della crisi. Oggi ha pubblicato un eccellente articolo sul funzionamento del sistema bancario con riserve frazionarie con l'obbiettivo di chiarire una volta per tutte la madornale confusione su cosa sia veramente il fractional reserve bannking e cosa implichi realmente in un sistema finanziario.

Mi piacerebbe tradurne buona parte, ma come si sarà capito dalla mia assenza piuttosto prolungata la vita reale, lavorativa e non, ha preso nuovamente il sopravvento e non me lo posso proprio permettere. Posso solo limitarmi a invitare le persone interessate all'argomento e che leggono l'inglese a prendersi il tempo per leggerlo con calma e meditarlo. Ho i miei distinguo rispetto ad alcuni dettagli e a un punto significativo, ma è una delle cose più chiare e corrette che si trovano in giro. Per chi fosse interessato all'argomento ho affrontato la questione delle riserve frazionarie, su sollecitazione di Andrea, anche nei commenti al mio post Volker: la crisi può essere peggiore della Grande Depressione.

domenica 1 marzo 2009

SPX 735 e DJIA 7,063

Venerdì sera l'indice Standard & Poor's 500, detto SPX, ha chiuso le contrattazioni del giorno, della settimana e del mese a quota $735. Non chiudeva così in basso dal dicembre del 1996, più di dodici anni fa.

Questo fine settimana in molti si sono esercitati nel riprendere i grafici di lungo periodo dei principali indici azionari americani e mondiali e nel ricavarne predizioni e indicazioni per gli investimenti, in generale piuttosto fosche. Io mi limito a riportare i due grafici che credo più rilevanti per capire la portata storica di questa crisi, si tratta in entrambi i casi di grafici storci dell'indice Dow Jones Industrial Average , detto DJIA o semplicemente Dow, il più antico tuttora in uso, anche se ora è considerato meno rappresentativo.

Il primo grafico tratto da Dogs of the Dow rappresenta il valore nominale dell'indice e il valore aggiustato per l'inflazione come misurata dal Consumer Price Index (CPI) ufficiale e serve a capire come i valori nominale sono influenzati dall'inflazione sul lungo periodo.

Si noti che:
  • il grafico va dal 1900 a oggi ed è in scala logaritmica
  • il valore nominale (curva blu) è espresso in dollari del tempo
  • il valore aggiustato per l'inflazione (curva verde) è espresso in dollari del 1900 utilizzando il valore ufficiale del CPI
  • al valore nominale di oltre $14,000 raggiunto nel 2007 corrisponde un valore aggiustato di poco superiore a $1,000 del 1900
  • dalla fine degli anni '60 ai primi anni '80 l'effetto dell'inflazione trasforma in una apparente stagnazione dei mercati quello che in realtà è un furioso bear market che dura oltre 15 anni e taglia i valore reali di ben oltre il 50%
Il secondo grafico tratto da Fred's Intelligent Bear Site rappresenta solo i valori del Dow aggiustati per l'inflazione con alcune modifiche all'indice ufficiale CPI giustificate dal cambiamento delle tecniche di misura di quest'ultimo. Negli ultimi cento anni l'indice reale è rimasto ben confinato in un ampio canale esponenziale.

Si noti che:
  • il grafico va dal 1910 a oggi ed è in scala logaritmica
  • il valore reale è espresso in dollari di oggi e quindi i valori sono diversi da quelli del grafico precedente
  • a causa delle variazioni utilizzate rispetto al CPI il picco recente è stato raggiunto nel 2000 vicino a quota $20,000 (!)
  • la linea verde rappresenta un apprezzamento reale dell'1,9% l'anno che diventa appena l'1,1% dopo le tasse, poiché i capital gains sono calcolati sul valore nominale e quindi sistematicamente sovrastimati (!)
  • la linea viola del canale che sembra contenere le oscillazioni di lungo periodo si trova un po' sotto i $4,000 e non è improbabile che sia ora di fare visita da quelle parti
Dando per buona la tecnica di aggiustamento per l'inflazione, il valore di chiusura del DJIA di venerdì $7,063 è pochi dollari sopra al picco del 1929. Qualcosa su cui riflettere.