sabato 28 giugno 2008

Alcuni numeri di macroeconomia per l'Italia

I dati che seguono sono ricavati dalle pubblicazioni "Italia in cifre 2007" e "Conti economici nazionali" a cura dell'ISTAT, i dati si riferiscono al 2006 li riporto approssimati:
  • popolazione: 59 milioni
  • forza lavoro: 25 milioni
  • PIL: 1.500 miliardi di euro
    • 25.000 euro procapite
    • 60.000 euro per lavoratore attivo
  • reddito nazionale disponibile: 1.200 miliari di euro
    • 20.000 euro procapite
    • 48.000 euro per lavoratore attivo
  • risparmio netto: 58 miliardi di euro
    • 1.000 euro procapite
    • 2.300 euro per lavoratore attivo
  • debito pubblico: 1.600 miliardi di euro
    • 27.000 euro procapite
    • 64.000 euro per lavoratore attivo
  • interessi passivi sul debito pubblico: 68 miliardi di euro
    • 1.150 euro procapite
    • 2.700 euro per lavoratore attivo
Un buon modo per capire i numeri grandi è riportali al valore procapite in modo da poterli confrontare con le altre misure dei valore della vita quotidiana.

venerdì 27 giugno 2008

Aziende in diversi stadi di crisi

Come detto in Il collasso di Bear Stearns: una morte annnunciata, ma sorprendentemente improvvisa la vittima più illustre della crisi finanziaria fino ad oggi è stata Bear Stearns, quinta banca d'affari degli Stati Uniti. Altre vittime della crisi finanziaria, 'implose', ovvero fallite, liquidate, nazionalizzate o acquistate a prezzi irrisori, sono state:
Ovviamente ciascuna implosione viene riportata al grande pubblico dai media solo a-posteriori con un misto di fatalismo e sospetto che i soliti bene informati ci abbiano lucrato sopra. Inutile molte delle implosioni sono state precedute da segni evidentissimi di stress e che anzi, ai blogger specializzati, quello che sorprende è molto più spesso al resistenza di aziende che ormai sono dei morti viventi di continuare a fingere di vivere per mesi e addirittura per anni.

Alcune delle aziende che sono nella death watch list dei blog finanziari e che i media tradizionali continuano a descrivere invece come aziende in difficoltà, ma certo non moribonde, sono:
  • General Motors, il più grande costruttore di autoveicoli degli Stati Uniti, e la Chrysler,
  • Indymac Bancorp, Washington Mutual e Countrywide Financial (in fase di fusione con Bank of America), alcune tra le finanziarie residenziali più grandi degli Stati Uniti,
  • Lehman Brothers, quarta banca d'affari degli Stati Uniti,
  • MBIA e Ambac Financial, due grandi aziende di assicurazione finanziaria.
In forma meno drammatica ci si aspetta brutte sorprese da:
  • UBS, Citigroup e Wachovia, alcune le banche commerciali più grandi del mondo,
  • Merril Lynch, terza banca d'affari degli US,
  • lo stato della California
Tutti pronti perché sembra che la 4 ondata della crisi stia per raggiungere la spiaggia.

Aggiornamento: aggiunte MBIA e Ambac.

Aggiornamento: per seguire l'evoluzione della mia lista di aziende in pericolo ho creato una apposita etichetta che raccolgie i post relativi.

domenica 15 giugno 2008

L'origine del denaro

Vorrei parlare di cosa è una crisi bancaria (a run on the bank) e delle instabilità intrinseche ai sistemi finanziari moderni, ma per farlo vorrei parlare prima di cosa è una banca e come funziona un sistema bancario con riserve frazionarie (fractional reserve banking). Per comprendere il quale serve ben chiaro il concetto di moneta legale (fiat currency) contrapposto al quello di denaro fisico (commodity money).

Come nasce il denaro naturale

Il cammino a ritroso mi ha portato a trovare diversi articoli su cosa è il denaro e sulla sua origine tra cui:
Dal punto di vista scientifico non si sa molto su come sia emerso l'uso del denaro, ma è possibile fare diverse supposizioni su basi sociologiche. L'idea è più o meno questa.

In principio era il baratto tra individui specializzati. Uno dei principi fondamentali dell'economia individuati da Ludwig von Mises è che un gruppo di individui produce di più se ciascuno si specializza e scambia il frutto del proprio lavoro, piuttosto che mantenendo la completa autosufficienza individuale. Il commercio è quindi una condizione naturale delle società umane, per quanto primitive, e di fatto il baratto è una capacità quasi innata.

Il baratto semplice ha però un grosso problema, ossia un individuo deve offrire alla controparte qualcosa di immediatamente utile e di valore congruo per poter ottenere quello che desidera. Chiunque ricordi i tempi in cui scambiava le figurine dei calciatori sa che la soluzione innata è di barattare cose immediatamente utili ('con Tardelli finisco la Juve') con cose considerate generalmente utili per ulteriori baratti ('se me lo dai ti do un Platinì e due Cabrini').

L'evoluzione naturale del baratto è che uno dei beni di scambio finisce per essere considerato generalmente quello più facilmente scambiabile e finisce per essere utilizzato nella maggior parte dei commerci come controparte del bene con utilità immediata. Quando ciò avviene nella società è emerso un bene monetario. Questo fenomeno di emersione spontanea di una forma di denaro naturale è accaduta molte volte e con molti beni diversi, alcuni hanno funzionato meglio, altri peggio e l'evoluzione ha portato a forme di denaro sempre più competitive. Alcune delle proprietà che favoriscono un bene nel diventare il bene monetario sono ad esempio: la divisibilità in unità molto piccole, la semplice trasportabilità, la possibilità di essere immagazzinato, la possibilità di scambiare una unità per un'altra equivalente e la stabilità della quantità totale nel tempo. I metalli preziosi e l'oro in particolare sono emersi storicamente come i beni monetari più efficienti e a più larga diffusione. Per gli economisti della scuola austriaca l'oro di fatto è il denaro naturale.

La società che adotta una forma avanzata di denaro naturale, basato ad esempio sull'uso di monete d'oro o d'argento, è in grado di perfezionare la specializzazione e in generale di aumentare la produttività dei propri individui. Inoltre è in grado di esprimere il valore di beni futuri, ossia è in grado di sviluppare un sistema finanziario.

Per concludere con
Alexander "Ace" Baker:
Il denaro non è un concetto astratto e arbitrario, al contrario è un fenomeno estremamente reale con conseguenze estremamente benefiche per l'esistenza umana. Ha una funzione ben precisa. Perché mai dovremmo accontentarci di qualcosa che non sia lo strumento migliore per lo scopo?

Come nasce una moneta legale?

Oggi tutte le nazioni del mondo adottano una forma di denaro non legato ad beni reali e che riceve il proprio status monetario per legge anziché dal consenso del mercato, ossia adottano una moneta legale (fiat currency). Dal punto di vista tecnico le monete legali come l'euro e il dollaro soddisfano quasi tutte le caratteristiche monetarie (divisibilità, trasportabilità, possibilità di essere immagazzinato, etc.) tranne due fondamentali:

  1. la quantità totale di denaro non ha alcun limite naturale, poiché nuovo denaro può essere stampato a piacimento dalla banca centrale,
  2. la cartamoneta non ha alcun valore intrinseco, ma il valore deve essere imposto dalla legge.
Non si tratta di difetti di poco conto. Come è possibile che una forma di denaro tanto inferiore ad esempio all'oro abbia praticamente conquistato il mondo in meno di un secolo? Come è possibile che i governi di tutto il mondo si siano gettati come un sol uomo tra le braccia delle rispettive banche centrali? Quanli sono i vantaggi dell'utilizzare un denaro artificiale? Ma soprattutto, per chi sono questi vantaggi?

Ci sono varie spiegazioni dei vantaggi delle monete legali per il funzionamento delle economie moderne e quindi a favore dei popoli nazionali a cui sono imposte. A me però sembra più convincente una famosa osservazione del barone Nathan Mayer Rothschild, della famiglia di banchieri tra le più influenti nell'Europa nel XVIII secolo:
"I care not what puppet is placed upon the throne of England to rule the Empire on which the sun never sets. The man who controls Britain's money supply controls the British Empire, and I control the British money supply."

"Non mi curo di quale marionetta sia posta sul trono d'Inghilterra a comandare l'Impero su cui non tramonta mai il sole. L'uomo che controlla la quantità di denaro in Inghilterra controlla l'Impero britannico, e sono io che controllo la quantità di denaro in Inghilterra."

martedì 10 giugno 2008

Dare un senso ai numeri della macroeconomia

Wikipedia sulla macroeconomia:
La macroeconomia studia un sistema economico nel suo complesso, essa cioè si occupa delle variabili economiche aggregate e delle loro interdipendenze. A differenza della microeconomia, che punta a spiegare i comportamenti dei singoli operatori economici, la macroeconomia considera le interazioni tra macro-variabili, ciascuna delle quali è il risultato della somma di singoli comportamenti individuali.
La macroeconomia studia quindi variabili come la domanda complessiva di un paese (domanda aggregata), l'offerta complessiva (offerta aggregata), il prodotto interno lordo, il consumo, l'investimento, le esportazioni, le importazioni, l'inflazione, la disoccupazione, le aspettative degli operatori, la politica monetaria della banca centrale, la politica fiscale del governo.
Uno dei problemi principali nel comprendere gli avvenimenti macroeconomici è che le cifre di cui si parla sono tamente tanto più grandi di quelle che usiamo nella vita comune che si perde facilmente l'orientameno. Chiunque ha una propria misura di 1.000 euro, per qualcuno è il proprio stipendio netto mensile e per qualcun altro è il costo di una borsa firmata in sconto, ma quando si parla di 14.000 miliardi di euro, cosa si intende?

A complicare le cose ci si mettono i tassi di cambio tra le varie monete, infatti a partire da agosto 2007 i tassi di cambio hanno subito variazioni molto consistenti e molto rapide, quindi quando si confrontano valori tra monete diverse bisogna scegliere il tasso di cambio da applicare e domani i numeri potrebbero essere già abbastanza diversi da quelli calcolati oggi.

Cerchiamo di dare una rappresentazione fisica ad alcune grandi cifre espresse in euro, in modo da avere un termine di confronto.
  • 1 milione di euro
    • al netto dell'inflazione è il reddito lordo che può aspettasi di guadagnare in tutta la sua vita un lavoratore italiano di fascia media (20.000 euro l'anno per 40 anni di lavoro attivo più 10.000 euro l'anno per 20 anni di pensione)
  • 1 miliardo di euro
    • è una frazione di quanto guadagna in un anno UniCredit Group, il più grande gruppo bancario italiano con 40 milioni di clienti nel mondo (5,9 miliardi di euro nel 2007, cfr. UniCredit Group: bilancio consolidato 2007)
    • è all'incirca il valore complessivo delle case si una cittadina di 15.000 abitanti (assumendo 6.000 abitazioni circa a 180.000 euro ciascuna, cfr più sotto la stima BNL: Servizio studi)
  • 1.000 miliardi di euro
    • è poco meno del reddito lordo annuo di tutta la popolazione italiana (1.200 miliardi di euro nel 2006, cfr. ISTAT: Conti economici nazionali)
    • è un po' più del valore di tutte le aziende quotate nella borsa italiana (780 miliardi di euro a fine 2006, cfr. BNL: Servizio studi)
    • è meno di un terzo del valore stimato dell'intero patrimonio immobiliare residenziale italiano (3.600 miliardi di euro nel 2007, cfr. BNL: Servizio studi)
  • 10.000 miliardi di euro
    • è poco più del prodotto inteno lordo della zona dell'euro (8.400 miliardi di euro nel 2006, cfr. Wikipedia: Eurozone)
    • è poco meno del prodotto interno lordo dell'intera Unione Europea a 27 (11.900 miliardi di euro nel 2006, cfr. Wikipedia: Eurozone)
Grazie a questi punti di riferimento sono stato in grado, pian piano, di agganciare le cifre astronomiche della macroeconomia a qualcosa di confrontabile e riesco addirittura ad avere una misura semi-intuitiva dei valori in gioco.

domenica 8 giugno 2008

Il collasso di Bear Stearns: una morte annnunciata, ma sorprendentemente improvvisa

Il Wall Street Journal ha pubblicato qualche tempo fa una eccellente ricostruzione di uno degli eventi centrali della crisi finanziaria in corso, il collasso di Bear Stearns, quinta banca d'affari più grande degli Stati Uniti, acquistata in extremis da JPMorgan poche ore prima che fosse costretta a dichiarare bancarotta:
Durante un lungo week-end la sorte dell'intero sistema finanziario globale è sembrata legata al successo dei vari tentativi di salvataggio orchestrati dalla Federal Reserve. La paura era che la bancarotta di Bear Stearns avrebbe gettato nel panico una quantità sufficiente di altre banche da innescare una incontrollabile reazione a catena di fallimenti bancari.

Non è chiaro se il rischio di collasso del sistema finanziario internazionale fosse reale o solo un'eventualità remota agitata per giustificare i $30 miliardi che la FED ha investito nell'affare a nome del contribuente americano e, in definitiva, a vantaggio di JPMorgan. Se veramente il sistema finanziario mondiale è così vicino all'orlo del baratro da temere la crisi di uno solo dei suoi componenti, e di gran lunga non il più importante, allora abbiamo un serio problema. Molto serio.

A proposito, altre banche d'affari che sono considerate a rischio sono Lehman Brothers, numero 4 degli stati uniti per grandezza, Merrill Lynch, numero 3 e UBS in svizzera. Poi vengono diverse banche commerciali.

Il Wall Street Journal avrà diverse altre occasioni per eccellenti articoli di retroscena come questi.