lunedì 29 dicembre 2008

Icebergfinanza: un blog di finanza ed economia in italiano

Tra i propositi per il nuovo anno c'è quello di studiare in maggiore dettaglio la situazione del nostro Paese e di seguirne con maggiore attenzione gli eventi. Tra le altre cose sto cercando fonti di informazioni affidabili sull'Italia e altri blogger/giornalisti/analisti interessanti.

Fin'ora ho trovato diverse cose assolutamente patetiche cose ad esempio il sito del ministero del tesoro sul debito pubblico in cui le numerose informazioni utili sono sparpagliate meticolosamente in mille file PDF senza nemmeno un accenno di formattazione dignitosa e rigorosamente senza possibilità di ricerca.

Ho aggiunto diversi blog al mio news reader, ma ancora nessuno mi ha ancora colpito a sufficienza da metterlo tra i link consigliati.

Infine oggi mi sono imbattuto in un post di Andrea Mazzalai autore del blog Icebergfinanza che cita molte delle mie sorgenti in inglese preferite, prende i grafici dagli stessi siti dai quali li prendo io, analizza gli stessi problemi, ma sembra avere una prospettiva molto diversa dalla mia per quello che riguarda le soluzioni. Mi riservo di dare un giudizio più approfondito col tempo, ma per il momento mi sento di poterlo aggiungere ai link consigliati in particolare a chi non mastichi l'inglese economico-finanziario a sufficienza da poter seguire i link stranieri.

Invito i lettori a suggerirmi nei commenti fonti di dati affidabili e/o blogger/giornalisti/analisti interessanti specifici per la situazione italiana. Grazie.

giovedì 25 dicembre 2008

Krugman: "La seconda Grande Depressione è arrivata..."

"... in Ucraina."

Con queste parole, al limite dell'anti-natalizio, il prof. Paul Krugman accompagna i due grafici seguenti sul valore della produzione industriale in Ucraina oggi e negli Stati Uniti negli anni Trenta:


mercoledì 24 dicembre 2008

ABN Amro ci aiuta a capire gli eccessi di una bolla speculativa

Per definizione, al picco di una bolla speculativa avvengono transazioni che diventano immediatamente incomprensibili e addirittura grottesche. L'acquisizione di ABN Amro da parte di un consorzio di altre banche a fine 2007 finirà sui testi di storia a segnare il picco della bolla speculativa delle acquisizioni bancarie.

Il 9 ottobre del 2007, dopo una estenuante battaglia con Barclays a colpi di rialzo, un consorzio internazionale formato da Royal Bank of Scotland, Fortis e Banco Santander si aggiudica l'acquisizione della banca olandese ABN Amro per la sorprendente cifra di $100 miliardi.

Chi fosse interessato a comprare banche, per stessa cifra oggi potrebbe comprare:
  • Citibank $22,5 miliardi (-74%)
  • Morgan Stanley $10,5 miliardi (-72%)
  • Goldman Sachs $21 miliardi (-67%)
  • Merril Lynch $12,3 miliardi (-77%)
  • Deutsche Bank $13 miliardi (-71%)
  • Barclays $12,7 miliardi (-71%)
e gli avanzerebbero ancora $8 miliardi di resto con cui togliersi lo sfizio di acquistare l'intera industria dell'auto USA (General Motors, Ford, Chrysler) il team di Formula 1 della Honda.

Definire col proprio acquisto esattamente il picco di una bolla speculativa non aiuta la stabilità finanziaria e infatti delle tre banche acquirenti solo una, Banco Santander, sopravvive ancora come una azienda interamente privata mentre le altre due sono orgogliosamente proprietà dei cittadini Britannici e Olandesi.

Via The Big Picture.

lunedì 22 dicembre 2008

L'Irlanda nazionalizza le tre maggiori banche del Paese

Il governo irlandese ha annunciato che "investirà" 2 miliardi di euro sia in Bank of Ireland sia in Allied Irish Banks e 1,5 miliardi di euro in Anglo Irish bank e assumerà il controllo di quest'ultima. Ossia una manovra da 5,5 miliardi di euro per "salvare" il sistema bancario nazionale, che si traducono in circa €1.250 "investiti" da ciascun irlandese, inclusi vecchi e bambini nelle banche. E tenendo conto che la bolla immobiliare irlandese è tra le più spettacolari al mondo, con il valore delle case triplicato in dieci anni e adesso in picchiata, la probabilità che questo "investimento" si trasformi in una "elargizione" è molto vicina al 100%.

Come già accennato in Il rischio di default dei Paesi secondo i CDS (Credit Default Swaps) e in Default sul debito pubblico italiano e uscita dall'euro, può accadere veramente? è saggio tenere sott'occhio la situazione in Irlanda in quanto è ritenuta da molti come il Paese dell'area euro con maggiori problemi finanziari e quello che accade lì al nord ha una buona probabilità di fare da prototipo per quello che può accadere per gli altri Paesi dell'Unione Monetaria in difficoltà, tra cui anche l'Italia.

venerdì 19 dicembre 2008

ZIRP! (Zero Interest Rate Policy)

Mi scuso per essere sparito di nuovo. Durante la mia assenza la quantità di eventi economici e finanziari è stata massiccia, ma a mio parere due notizie sovrastano le altre di una spanna:
Per il momento ci occuperemo della politica monetaria della FED.

Qualche tempo fa ho dato un altro seminario su finanza e macroeconomia per amici e non. Una delle mie previsioni sull'evoluzione della crisi finanziaria era che le banche centrali occidentali avrebbero finito con l'adottare la "Zero Interest Rate Policy (en)" anche detta ZIRP o "quantitaive easing". Ma onestamente non mi aspettavo che ci saremmo arrivati così in fretta.

La ZIRP e la teoria economica kaynesiana


La ZIRP è una tecnica kaynesiana (en) di politica economica intesa a stimolare la crescita economica, in sostanza la banca centrale fissa il tasso d'interesse di riferimento, quello per il credito a breve termine, esattamente o molto vicino allo zero percento, in modo da favorire l'accumulo di debito e punire il risparmio.

Che io sappia, la politica del tasso zero è stata praticata esclusivamente in Giappone dopo la crisi finanziaria degli anni '90 (en), il cosiddetto "decennio perduto" con i seguenti risultati:
Che qualcuno possa pensare che la politica del "tasso zero" generi crescita economica sostenibile mi lascia allibito, ma il proporre l'accumulo di altro debito come soluzione ad un problema di debito eccessivo come quello di oggi è pura e palese idiozia!

Ma politici e i banchieri centrali sono ferventi seguaci di Kaynes e non c'è da stupirsene, poiché la maggior parte delle ricette Kaynesiane nell'affrontare le crisi finanziarie ed economiche si basano sul concentramento del potere economico e sull'intervento dello Stato nei mercati. La progressiva nazionalizzazione dei sistemi finanziari mondiali, il varo dei provvedimenti di stimolo fiscale e di progetti di spesa pubblica sono interventi Kaynesiani che permettono a politici e banchieri centrali di decidere chi si arricchisce e chi soccombe. Come pretendere che l'esablishment non sia Kaynesiano?

Per il momento oltre a Stati Uniti, Giappone e Svizzera anche la Gren Bretagna ha segnalato che arriverà entro breve ad adottare la ZIRP, mentre la BCE ha dato segnali contrastanti e c'è chi mormora che potrebbe aver finito con i tagli sui tassi col suo 2%. Personalmente ritengo che tutte le banche centrali occidentali arriveranno allo ZIRP e al quantitaive easing, inclusa la Banca Centrale Europea che per la seconda volta sarà costretta a rimangiarsi tutte le belle parole sulla stabilità monetaria e rischi di inflazione.

Servirà a qualcosa? Se hai debiti, probabilmente. Se sei una banca, sicuramente.

E se non hai debiti e non sei una banca? Beh, qualcuno dovrà pur pagare il conto. No?

venerdì 12 dicembre 2008

General Motors e Crysler con le ore contate

Il minor numero di post si spiega con la mia mole di lavoro attuale e non perché le cose siano più tranquille. Oggi abbiamo: General Motors e Crysler, due delle aziende automobilistiche più grandi del mondo e nella nostra death watch list già da parecchio tempo, sembra siano ormai a poche ore dal fallimento, il Senato americano ha negato l'ennesimo salvataggio (en) dell'azienda fallita e fallimentare mandando nel panico gli investitori di mezzo mondo che no se lo spattavano. Ma non vi preoccupate, compagno Paulson ha ancora qualche altro miliardo di dollari da sperperare (en).

Jim Rogers: "Quello che è economicamente e moralmente intollerabile..."


"What is outrageous economically and is outrageous morally is that normally in times like this, people who are competent and who saw it coming and who kept their powder dry go and take over the assets from the incompetent," he said. "What's happening this time is that the government is taking the assets from the competent people and giving them to the incompetent people and saying, now you can compete with the competent people. It is horrible economics."
Jim Rogers, Reuters 11 dic. 2008
Come ho sostenuto già in La Seconda Grande Depressione o la Seconda Depressione Mondiale? la crisi finanziaria, lasciata a se stessa provocherebbe una brutta recessione mondiale. Certo, non una bella prospettiva, ma molto meglio che vedere, come temo che ci toccherà vedere, le economie mondiali sprofondare in una vera e propria depressione economica provocata dai colpevoli e maldestri tentativi di "salvataggio" dello status quo a opera di politici e banchieri incompetenti e in mala fede. Jim Rogers, legendario investitore e speculatore finanziario, tocca esattamente il cuore del problema:
"Quello che è economicamente e moralmente intollerabile è che di solito, in tempi come questi, le persone competenti e che hanno visto arrivare il problema e che hanno tenuto la propria polvere asciutta, vanno e prendono i beni dalle mani degli incompetenti" dice "Quello che sta accadendo questa volta è che il governo prende i beni dalle mani delle persone competenti e li da nelle mani degli incompetenti dicendo, bene ora potete competere con i competenti. Si tratta di un obbrobrio economico."
Jim Rogers
"Salvare il sistema" detto da un politico si traduce in "mantenere le stesse persone a capo dello status quo". Ma queste persone sono esattamente quelle che hanno creato il problema, che altro risultato si può aspettare da loro se no un fallimento peggiore? Non è esattamente ricompensare il fallimento e punire il successo?

domenica 7 dicembre 2008

Il ciclo del denaro spiegato da Stand di Due Cents

Credo sinceramente insieme a te che le establishment bancarie siano più pericolose di armate schierate per la battaglia; e che il principio di spendere denaro che dovrà essere ripagato dalla posterità, col nome di finanziamento, non sia altro che truffare il futuro su larga scala. (da una lettera a John Taylor, 28 maggio 1816)
Che ci piaccia o no viviamo in un mondo di monete legali, ossia in tutti i Paesi del mondo usiamo come denaro dei pezzetti di carta privi di valore intrinseco che acquistano valore esclusivamente grazie ad una imposizione legale. Questi pezzettini di carta, le banconote, sono di solito stampate da una azienda semi-pubblica, la banca centrale, seguendo alcune semplici regole imposte da ciascuno Stato. Le regole di solito lasciano un elevato grado di discrezionalità ai banchieri centrali che certamente non disdegnano di farne uso.

Che ci piaccia o no per capire le ragioni profonde della crisi e gli scenari futuri dobbiamo fare del nostro meglio per capire come funzionano le monete legali e i sistemi bancari moderni, basati su di esse. L'ultimo lungo post di Stand Quantitative easing (prima parte) fa un buon quadro del funzionamento di banche e banche centrali. L'unica accortezza che chiedo ai lettori è di fare attenzione all'uso che fa Stand della parola "denaro", con la quale indica sia il denaro vero e proprio, ovvero i pezzetti di carte di cui sopra, sia il credito concesso dalle banche, io in genere uso "base monetaria" o "massa monetaria" per un concetto simile. Si tratta di dettagli, ma fanno differenza. Per chi fosse interessato alle puntate precedenti, alcune delle mie idee si trovano nei seguenti post:

venerdì 5 dicembre 2008

FED, deflazione e quantitative easing

Deflazione

Negli ultimi giorni i mercati del credito in generale e il mercato dei titoli di Stato americani in particolare si comportano come se avessero avuto un epifania: è in arrivo la depressione economica. Il segno più evidente del panico creditizio è dato dai titoli trentennali di zio Sam il cui rendimento ormai sfiora il 3%.


Vediamo di capire il grafico qui sopra. Per tutto il periodo della crisi fino a metà novembre un bond a 30 anni rendeva intorno al 4,5% con punte verso il basso vicine al 4% nei momenti di maggior panico come dopo il collasso di Lehman Brothers. D'altra parte 30 anni sono lunghi a passare e l'economia presto si riprenderà. A metà novembre gli investitori si sono convinti che prendere un misero, ma sicuro, 3% per i prossimi trent'anni è un eccellente investimento, ossia hanno deciso che l'economia non si riprenderà tanto presto e che i tassi rimarranno bassi per anni.

I mercati del credito parlano apertamente di deflazione e depressione.

Quantitative easing

Nel gergo della banche centrali si chiama "quantitative easing". Noi comuni mortali possiamo semplicemente chiamarlo "stampare denaro". Al contrario di quello che si sentiva dire un po' ovunque, fino a settembre la FED era stata molto attenta a non stampare un dollaro (quasi), per evitare l'aumento dei tassi d'interesse a lungo termine e la fuga dei finanziatori stranieri. Ma a partire da settembre la FED e il governo americano hanno perso il controllo dei mercati finanziari e circolava il sospetto che la FED avesse cominciato a stampare.

Ieri la FED ha ammesso la sua prima operazione finanziata dalle rotative di Stato. Dalle FAQ su una delle operazioni di finanziamento di Fannie e Freddie:


Queste operazioni saranno neutre rispetto alle riserve?
No, queste operazioni saranno finanziate attraverso la creazione di riserve bancarie addizionali.
Guarda caso, la "creazione di riserve bancarie addizionali" si traduce ancora con "stampare denaro", e d'altronde che altro sa fare una banca centrale?

Dunque siamo arrivati al punto in cui la FED sta iniziando al campagna di monetizzazione del debito per combattere la deflazione e salvare le banche (a spese di tutti). C'è un problema però...

I mercati del credito pensano che la FED fallirà.

Aggiornamento: Per chi fosse interessato alcune delle mie idee su denaro e banche centrali si trovano nei seguenti post:
Aggiornamento: menti simili pensano simile, Stand ha appena pubblicato un post molto lungo sul ruolo delle banche centrali e sul "quantitative easing". Chi segue i commenti su Due Cents saprà che a mio giudizio l'ultimo post di Stand sul denaro e sul debito contiene alcuni errori sostanziali, per cui prima di dare per buono questo post sulle banche centrali lo devo leggere tutto e per bene. In ogni caso è meglio leggere Stand (che anche se fa un errore dice molte cose molto interessanti) che il Sole 24 Ore o altra robaccia del genere il cui unico obbiettivo è confondere le idee.

lunedì 1 dicembre 2008

"Tanta vive"

Oggi è scomparsa Tanta, al secolo Doris Dungey, co-blogger di Calculated Risk.
Tanta è stata uno degli eroi dei blog finanziari: straordinariamente competente nel suo settore, maniacale nei dettagli (fonti, analisi, modelli) e traboccante nel suo desiderio di dare, di permettere la comprensione dell'assurdo mondo finanziario a tutti coloro che fossero disposti a mettere la propria parte. E un genuino genio di ironia e sarcasmo. Ha fissato l'asticella della qualità dei blog così in alto che quasi intimidisce noi poveri mortali che facciamo semplicemente del nostro meglio.

Pur non avendo mai intrattenuto rapporti diretti con lei mi sento esattamente come se avessi perso una cara amica. Questo è l'effetto che fanno i blog e soprattutto che ha saputo fare lei.

Il mondo improvvisamente è diventato un po' meno comprensibile e un po' meno allegro.

Tanta vive nei nostri pensieri.

sabato 29 novembre 2008

Il segreto del sistema finanziario

Qualche giorno fa ho passato una serata con un amico, un tipo molto in gamba e con una educazione formale in economia. Abbiamo parlato a lungo dello stato del sistema finanziario mondiale e della gravità della crisi. Lui ha confermato la ragionevolezza del quadro generale che ho sintetizzato dai vari blog che seguo e allora ho deciso di proporgli anche una mia idea originale.
Alessandro: "Ok, ti rivelo il segreto del sistema finanziario. Tu hai un mutuo giusto? Quanto ti è rimasto da pagare?"
Amico: "Sì. Il capitale residuo è di tot mila euro."
Alessandro: "E hai dei risparmi investiti?"
Amico: "Ma sei matto? Che senso ha investire quando hai i debiti? Di questi tempi poi. Al contrario quando posso pago qualche rata anticipata. Per esempio quando ho cambiato lavoro ho ritirato tutto il TFR e ho abbattuto un bel po' di capitale."
Alessandro: "Molto saggio. Quindi non hai niente da parte, giusto?"
Amico: "Solo il minimo per le emergenze. Dove vuoi arrivare?"
Alessandro: "Quanto hai accumulato di contributi pensionistici in vita tua?"
Amico: "Non ci ho mai pensato. Beh, vediamo, sono circa 4 mesi di stipendio l'anno, per tutti gli anni che ho lavorato. Sarà all'incirca... tot mila euro... ehi, è quasi esattamente quanto mi rimane da pagare di mutuo!"
Alessandro: "Beh, il tuo allora è un caso emblematico. Dunque in realtà tu hai tot mila euro di investimenti accumulati attraverso i contributi pensionistici obbligatori e quasi esattamente altrettanti debiti. Ma sugli investimenti se ti va bene ci prendi il 2% e sul mutuo ci paghi il 5%. Se tu potessi scegliere cosa faresti?"
Amico: "Direi che estinguerei immediatamente il mutuo..."
Alessandro: "Ma non puoi scegliere. Non è geniale?"
Amico: "Geniale?"
Alessandro: "Certo geniale per il sistema finanziario. Dove credi che finiscano i tuoi contributi pensionistici? Magari in forma indiretta, ma alla fine vanno a finanziare il debito degli italiani."
Un attimo di silenzio.
Amico: "Cristo Santo! Vuoi dire che mi sto prestando i soldi del mutuo da solo?"
Alessandro: "Già, ma solo dopo aver lasciato almeno il 3% di spread alla banca."
Amico: "Ma è pazzesco. Non ci avevo mai pensato in questi termini."
Alessandro: "Tutti noi siamo costretti per legge a pompare nel sistema finanziario circa un terzo del nostro stipendio ogni mese, ma non siamo veramente costretti a risparmiare per la pensione, infatti siamo liberi di indebitarci quanto vogliamo. Dunque per legge siamo liberi di non risparmiare per la pensione a patto di pagare il pizzo del 3% l'anno alle banche."
Amico: "Non fa una grinza."
Esistono varie forme di investimento obbligatorio, e quello dei contributi pensionistici è solo quello più diffuso nei paesi occidentali. La ragione profonda di tutte le leggi che obbligano le persone all'investimento è che si tratta della condizione ideale per il sistema finanziario, tutte le motivazioni portate dalla politica sono solamente di facciata.

Quanto valgono le previsioni degli esperti dei mercati?

Questo post è solo per mettere da parte due articoli pubblicati dal Sole 24 Ore che ci informano sulle previsioni degli esperti del settore riguardo a due mercati attaccati dalla crisi. Gli articoli sono interessanti per la quantità di dati riportati e andrebbero letti per intero.

Il 27 novembre Confcommercio: Natale di austerity. Ma non sarà un crollo:
... Insomma, non ci sarà nessun crollo dei consumi a dicembre, anche se, spiegano da Confcommercio, presentando le previsioni su tredicesime e consumi di Natale, tra venti di crisi e inflazione reale, i volumi d'affari, in tutti i settori del commercio, si ridurranno, in media, dell'1-1,5 per cento. «Nonostante i tanti problemi noti a tutti - sottolinea il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - si tratta, comunque, di un buon segnale, dovuto a tre motivi principali: la consueta ritualità degli acquisti, una quota della tredicesima che viene destinata alle spese e il fatto che la distribuzione vende un prodotto su tre attraverso promozioni e offerte»
E il 28 novembre Casa: compravendite a picco Meno mutui concessi in banca:
Il mercato immobiliare italiano soffre. Secondo il rapporto sull'immobiliare del centro studi Nomisma, le compravendite nel nostro Paese sono calate del 14% quest'anno. I prezzi hanno registrato la prima flessione degli ultimi 11 anni (-1%) anche se contenuta rispetto ad altri Paesi come Stati Uniti (-16%) e Gran Bretagna (-15%). Ma l'aspetto più preoccupante riguarda la solvibilità del mercato... Per il 2009 è previsto un ulteriore ribasso dei prezzi fino a meno 5%.
Il grassetto è mio in entrambe le citazioni.

Loro sono gli esperti e io certamente no, ma l'applicazione della logica elementare e il parallelo con quello che succede negli altri Paesi mi dice che, a tempo debito, avremo modo di tornare su questo post e apprezzare il sicuro ottimismo degli "esperti di settore".

Un esempio di logica elementare: da quando l'ho acquistata nel 2000, al picco del mercato immobiliare dell'anno scorso il valore di mercato di casa mia è raddoppiato, dunque mi aspetto che il calo dal picco per gli appartamenti nella periferia di Roma sarà circa il 50% in 4-6 anni (sempre che non ci siano prima grossi traumi nel sistema finanziario!).

giovedì 27 novembre 2008

Lorenzo Bini Smaghi e Mario Monti a confronto

Da un articolo del Corriere di oggi «Interventi a tappeto sulle banche. Anche se non vogliono».

Lorenzo Bini Smaghi:
«John Ford o Sergio Leone ce l'hanno insegnato — ricorda Lorenzo Bini Smaghi —. Lo sceriffo non deve restare senza munizioni se non vuole finire accerchiato»

«E' in gioco la fiducia nel mercato — nota — ma quella nello Stato è rimasta alta, quindi per uscire dalla crisi occorre più Stato, per ricreare un mercato funzionante»

«se le banche smettono di fare le banche, cioè di prestare, si rischia l'implosione»

Bini Smaghi ne trae un vademecum delle ricapitalizzazioni pubbliche, ormai le sole possibili: «Primo, devono essere abbondanti — elenca il banchiere — spingendo il capitale di prima qualità degli istituti su un rapporto a due cifre»

«L'intervento dev'essere a tappeto» perché «basta che resti una mela marcia per ricreare paralisi». Solo se tutti raccolgono denaro pubblico, incluso chi non lo chiede, la sfiducia può sciogliersi.

... altri governi: «Sbagliato imporre rendimenti troppo alti del capitale pubblico, interventi a condizioni punitive penalizzano gli istituti e l'economia »
Mario Monti:
«C'è un oggettivo ricatto della finanza: per chiudere la crisi vuole essere assistita — dice — ma questa è la fine dell'equità»

Magari, è solo la prova che le banche sono tossicodipendenti a cui non si può togliere la droga di colpo, riflette Bini Smaghi. «Lorenzo — interrompe Monti con la solita ironia — meglio se ti fermi qui»
Uno dei due entra a pieno titolo nella mia personale lista di "economisti che non hanno idea di cosa sia l'economia o sono in malafede o entrambi". L'altro promette bene per iniziare un lista di "economisti che parlano onestamente e sanno quello che dicono". Provate a indovinare quale è quale.

sabato 22 novembre 2008

Obama sceglie Geithner per il dopo-Paulson

Lo slogan di Barack Obama durante la campagna presidenziale:
The change we need.
Dal Sole 24 Ore:
Barack Obama ha scelto: sarà Timothy Geithner il successore di Henry Paulson al Tesoro.
...
Geithner, 47 anni, dal 2003 alla Federal Reserve di New York, la più influente tra le dodici sedi regionali della banca centrale americana, è un grande tecnocrate della politica e della finanza americana che negli anni ha accresciuto la sua esperienza – sempre nelle istituzioni pubbliche – fino a ritagliarsi un ruolo di grande negoziatore in tempi di crisi: al Governo o alla Banca centrale, nei Paesi in via di sviluppo o a Wall Street - nei salvataggi di Bear Stearns e nelle ultime ore di Lehman Brothers - la sua capacità e la rete di contatti che ha saputo costruirsi sono state spesso decisive.
Ovvero:
"Se tutto deve rimanere com'è, è necessario che tutto cambi."
-- Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Aggionamento: Karl Denninger di Market Ticker condivide la stessa opinione in Change We Can('t) Believe In (en), è un'ottima lettura.

venerdì 21 novembre 2008

Citigroup la prossima bancha USA ad essere nazionalizzata?

Citigroup è probabilmente la banca più grande del mondo con uno stato patrimoniale proprio dell'ordine di $2.000 miliardi e altre centinaia di miliardi di dollari in aziende controllate. Le indiscrezioni che circolano a Wall street e il grafico qui sotto dicono che Citigroup potrebbe essere sulla strada che porta ai dinosauri.


Ovviamente, l'unica soluzione sul tappeto è la nazionalizzazione completa.

Vediamo, dei miei primi post nella serie death watch list, Aziende in diversi stadi di crisi, di giugno e Fannie Mae e Freddie Mac: i giganti dei mutui "prime" ancora sotto pressione, di luglio, delle quindici aziende citate chi rimane in piedi a fatica sono UBS e lo stato federale della California.

Aggiornamento: Beh! Non c'è voluto molto. Sostanzialmente Citigroup è la più grande banca di Stato del pianeta (en) (chi non mastica l'inglese come notizia si deve accontentare della solita paccottaglia nostrana). Ancora Continua la nazionalizzazione dell'economia USA.

La Turchia in trattativa con l'IMF

La Turchia è in trattativa con l'IMF per avere un prestito da $20/40 miliardi. Pregasi aggiungere alla lista dei Paesi emergenti in fase di collasso.

Si mormora che all'unità di crisi dell'IMF abbiano messo l'eliminacode.

giovedì 20 novembre 2008

Crollo delle borse, deflazione e nota amministrativa

Pochi minuti fa l'indice S&P500 di Wall Street ha chiuso a 752 punti (en), quotazione stampata l'ultima volta 11 anni fa e inferiore al minimo di 776 punti raggiunto durante il crollo del 2001/2002. E un numero di altri mercati finanziari che non fanno altrettanto notizia è messo molto peggio. A meno di eventi straordinari, domani sarà l'ennesimo bagno di sangue per le borse mondiali. A questo punto non è affatto chiaro se è in agenda un rimbalzo a breve.

Una serie di dati macroeconomici spaventosamente peggiori delle già grame aspettative ha risvegliato la paura del demone più temuto dai mercati finanziari: la deflazione. Sulla deflazione c'è da dire molto, anche perché è un concetto monetario sistematicamente frainteso dalla maggior parte degli esperti e dei commentatori. Per farsi una propria idea consiglio di partire dai post di Mish sulla deflazione, soprattutto alcuni post educativi ormai abbastanza vecchi (2006?). I miei blogger predicevano l'avvento della deflazione già l'anno scorso quando il petrolio era a $145 al barile e i banchieri centrali, alla Banca Centrale Europea in primo luogo, seminavano il panico prevedendo inflazione galoppante. Mi chiedo se veramente i banchieri centrali non capiscano i concetti di base dei sistemi finanziari o semplicemente mentano per abitudine.

La situazione è grave. Seriamente.

E quello che è peggio è che sono costretto a quasi smettere di bloggare. A causa di un sovraccarico di lavoro il mio tempo libero sarà rappresentato da una quantità immaginaria almeno fino a capodanno. Avrei tante di quelle cose da dire. Farò il possibile, ma la vedo scura.

lunedì 17 novembre 2008

Default sul debito pubblico italiano e uscita dall'euro, può accadere veramente?

La risposta breve è: sì, può accadere veramente, ma per il momento il rischio non sembra imminente.

Per la risposta lunga partiamo da due commenti di un utente anonimo al post precedente:
anonimo, 13 novembre, 2008 11:53 ha detto...

Non capisco perché duecents (Stand) ritenga più probabile il collasso del sistema bancario di Austria o Grecia o Irlanda o Spagna piuttosto che il default dell'Italia o l'uscita dell'Italia dall'Euro [vedi il commento di Stand a "Salva le Banche, Salva il mondo"]. ...

anonimo, 15 novembre, 2008 02:40 ha detto...

... Consolidare il debito pubblico e ripartire: come dopo un fallimento, appunto. Ci rimetterebbero solo coloro che hanno prestato i loro soldi senza fare attenzione a chi li stavano prestando. E poi, soprattutto, mi interessava sapere cosa ne pensi tu e quante probabilità vedi che l'evento si possa verificare. Nelle ultime settimane ne hanno parlato oltre al solito Ambrose Evans Pritchard (uscita dall'euro) ed anche (preoccupante!) John Mauldin (solo di sfuggita) e Niels Jensen.
Procediamo con ordine.

Intanto va separata la possibilità di collasso del sistema bancario dal collasso del sistema di finanziamento pubblico. Ad esempio in Islanda sono fallite le banche più grandi del Paese, ma il debito pubblico non è in default. Mi sembra chiaro che Stand pone l'accento sulla condizione del sistema bancario. Ovviamente sistema bancario e finanza pubblica sono legate indirettamente, poiché più misure prende un governo per trasferire le perdite del proprio sistema bancario sul contribuente (garanzie dei depositi e dei prestiti interbancari, nazionalizzazioni, prestiti della banca centrale con garanzie insufficienti, etc) e più aumenta la probabilità che il collasso del sistema bancario di un Paese inneschi il collasso del debito pubblico. Quindi un Paese come l'Italia che ha un debito pubblico eccessivo ha meno possibilità di aiutare il proprio sistema bancario.

Non so quali parametri usi Stand per prevedere "quale di questi 4 paesi che usano l'euro collasserà per primo", ma immagino che gli elementi da considerare siano: dimensione del debito bancario, esposizione delle banche ai mercati finanziari maggiormente in crisi, esposizione del sistema economico nazionale alla recessione globale e dimensione del debito pubblico.

Dimensione del debito bancario

Un buon punto di partenza per capire la dimensione del problema nel sistema bancario Paese per Paese è un eccellente articolo di Floyd Norris sul New York Times del 10 ottobre 2008: The World’s Banks Could Prove Too Big to Fail — or to Rescue (en) dal quale ho tratto il grafico sotto:


Quello che conta è la dimensione del cerchio celeste, la dimensione del debito a breve termine del sistema bancario di un Paese in rapporto al PIL. Ad esempio
  • il sistema bancario belga ha debito che ammontano al 285% del PIL e leva finanziari di 33. Fortis, la più grande banca belga è collassata a fine settembre ed è stata nazionalizzata con l'aiuto di Olanda e Lussemburgo (Paesi con forte esposizione al suo debito).
  • il sistema bancario svizzero è al 260% del PIL e leva finanziaria di 29. UBS, una delle banche più grandi del mondo, è stata parzialmente nazionalizzata.
  • l'intero sistema bancario islandese è collassato.
  • il sistema bancario britannico con il suo rapporto debito/PIL di 156% e leva di 24 ha visto 2 nazionalizzazioni di banche relativamente importanti, acquisizioni forzate e la parziale nazionalizzazione di Royal Bank of Scotland, una delle banche più grandi al mondo.
  • e poi ci siamo noi con il nostro 86% di rapporto debito bancario su PIL. Se ci salveremo sarà per via la leva finanziaria di 12, tra le più basse al mondo. E qui la parola chiave è "se".
  • è da notare che secondo questi parametri il sistema bancario degli Stati Uniti risulta di gran lunga tra i più solidi del mondo! E invece l'intero sistema finanziario americano è sostanzialmente nazionalizzato e totalmente dipendente dagli aiuti di Stato. Una delle ragioni di questa anomalia è probabilmente negli Stati Uniti gran parte del sistema finanziario composto da aziende che non sono formalmente delle banche.

Esposizione delle banche ai mercati finanziari in crisi

Un altro parametro è l'esposizione a mercati finanziari in fase di collasso, per quello che ne so:
  • Regno Unito, Irlanda e Spagna hanno avuto bolle immobiliari addirittura più grandi di quella americana, e i vari sistemi bancari sono esposti al collasso del mercato immobiliare
  • le banche inglesi hanno investito nei Paesi Emergenti in Asia, le banche spagnole hanno investito in America Latina e le banche austriache e in parte italiane hanno investito nei Pesi dell'Est Europa. Quella che ormai si preannuncia come una recessione mondiale ha già fatto collassare i mercati finanziari dei molti Paesi Emergenti e non è chiaro quanto vicino sia il fondo.
In effetti per quanto sorprendente l'affermazione di Stand che il sistema bancario austriaco sia messo peggio del nostro potrebbe basarsi sulla forte esposizione, l'85%, ai mercati dell'est Europa (en).

Esposizione dell'economia alla recessione globale

La recessione economica che ormai attanaglia quasi tutte le economie occidentali indebolisce i profitti delle banche anche nel settore più tradizionale e sicuro dei servizi bancari nazionali attraverso l'aumento dei fallimenti societari. Soprattutto le economie basate sull'export di beni e servizi "di lusso" dovrebbero risentirne.

Debito pubblico e debito estero

Altri parametri da valutare sono la dimensione del debito pubblico di un Paese e la quantità di debito estero, ossia debito finanziato da stranieri. Avere dati aggiornati sulla dimensione e sulla struttura del debito di un Paese è molto difficile perché in quest'ultimo anno e in particolare in questi ultimi mesi la struttura del sistema finanziario dei paesi occidentali ha subito cambiamenti radicali e straordinariamente veloci. Poiché la stragrande maggioranza dei dati ufficiali si riferiscono nel migliore dei casi al 2007 qualsiasi analisi comparativa rischia di essere fuorviante.

E quindi?

L'Italia è considerato uno dei Paesi europei più a rischio per quello che riguarda la recessione economica e la possibilità di default sul debito. D'altra parte ha uno dei sistemi bancari più arretrati e sclerotizzati (che in questo caso è risultato un vantaggio) e quindi meno esposti sui mercati in fase di collasso. D'altra parte l'Italia è molto esposta al rischio di una recessione economica severa.

Fare un bilancio di tutti i vari fattori e stabilire una probabilità di rischio di collasso del sistema bancario non è affatto facile e c'è gente che paga belle cifre alle banche d'affari per avere in anteprima studi di questo tipo. Io non ho dati e strumenti sufficienti per fare un'analisi del genere. A scopo orientativo posso azzardare le valutazioni che seguono:
  • il rapporto debito bancario su PIL è tra i più elevati d'Europa - MALE
  • la leva finanziaria del sistema bancario italiano è una delle più basse al mondo - BENE (bene per le banche, perché la leva bassa si spiega con leggi che garantiscono le banche a scapito di risparmiatori e investitori, ma questa è un'altra storia)
  • in Italia abbiamo avuto una bolla immobiliare nella media e i criteri di assegnazione dei mutui sono rimasti relativamente stringenti - BENE
  • le banche italiane, con l'eccezione di Unicredit, non hanno grosse esposizioni a mercati esteri - ABBASTANZA BENE
  • l'economia italiana è fortemente sbilanciata nella produzione di beni e servizi "di lusso" e a basso contenuto tecnologico (turismo, moda, cibo, etc), quindi è fortemente esposta a una recessione lunga e severa - MALE
  • il debito pubblico italiano è tra i più alti al mondo e i tassi si titoli italiani sono già sotto pressione - MOLTO MALE
  • sembra che la maggio parte del debito pubblico sia finanziato internamente e la quota di debito estero dovrebbe essere bassa - BENE
  • il 60% del debito pubblico era detenuto da stranieri a fine 2007 - MALE
La mia impressione è che il sistema bancario italiano abbia assorbito relativamente bene il colpo della crisi finanziaria, ma sia l'economia che le banche sono relativamente più esposte alla crisi economica. E a causa dell'elevato debito pubblico, qualsiasi errore nel affrontare l'evoluzione della crisi da parte del governo rischia di innescare la fuga di capitali fuori dall'Italia e il conseguente collasso del sistema finanziario pubblico. Per il momento siamo ancora al primo atto e altri Paesi sono al centro dell'attenzione, meglio fare attenzione ai dettagli della trama, perché una volta iniziato il secondo atto i riflettori rischiano di esserci addosso molto presto.

Per concludere, Karl Denninger dice di tenere d'occhio l'Irlanda, attentamente.

Aggiornamento: come segnalato da Umberto nei commenti il debito esstero italiano è decisamente alto al contrario di quello che mi sembrava di ricordare. Nota per sè stesso: "controlla sempre le fonti!"

Aggiornamento: sembra che a puntare il dito in direzione dell'Irlanda cominciano ad essere in parecchi.

martedì 11 novembre 2008

Il rischio di default dei Paesi secondo i CDS (Credit Default Swaps)

Avviso: questo post è di novembre 2008, chi fosse interessato alle ultime notizie può partire da Grecia: rischio di default sul debito pubblico, è una cosa seria?.

Uno dei mostri finanziari degli ultimi anni è un prodotto finanziario che si chiama Credit Default Swap o CDS e che in sostanza è una polizza assicurativa contro il rischio di credito di una controparte. Ad esempio io posso sottoscrivere un CDS venduto da AIG contro il default sulle obbligazioni di General Motors. Io pago un premio annuale ad AIG e se General Motors dovesse ripudiare il proprio debito e ripagarne solo una parte, diciamo il 50%, AIG si imegna a rimborsarmi fino al valore nominale delle obbligazioni assicurate. Dunque i CDS sono strumenti finanziari nati per spostare il rischio di credito da un soggetto ad un altro. Ma possono essere usati in meniera speculativa, ad esempio comprando l'assicurazione su obbligazioni che non si possiedono si può trarre profitto dal fallimento di una azienda.

L'esempio non è peregrino poiché:
  1. GM è tecnicamente fallita da anni, ma proprio in questi giorni stà raggiungendo lo stadio in cui si portano i libri in tribunale e ha chiesto di essere salvata dal governo,
  2. i CDS sul debito di GM hanno un valore nominale di oltre $1.000 miliardi di dollari, molto superiore al valore delle obbligazioni emesse,
  3. AIG è tecnicamente fallita a sua volta, tanto da essere stata nazionalizzata a settembre e proprio oggi ha chiesto allargamento e ristrutturazione del piano di salvataggio governativo.
Sui CDS si possono scrivere pagine e pagine, ma per il momento quello che ci interessa è che esistono anche i CDS che assicurano i titoli di Stato dei vari Paesi e si può utilizzare il costo dell'assicurazione per stimare il rischio relativo del default sul debito.

La tabella che segue (aggiornata al 7 novembre) è tratta da Country Default Risk di Bespoke Investment e continene il premio anticipato annuale in dollari richiesto sul per assicurare $10.000 di titoli di Stato per i prossimi 5 anni:


Da cui si evince che un assicuratore per assicurare $10.000 di debito argentino vuole $4.453 sull'unghia altrettanti l'anno prossimo e così via. Cioè, il mercato assicurativo da per certo il default dell'Argentina entro i prossimi tre anni.

Nelle prime posizioni riconosciamo alcuni dei Paesi già identificati come problematici e altri che non sapevo essere così tanto in difficoltà come il Venezuela.

I CDS ci permettono di rispondere ad una domanda posta da Stand di Due Cents nel suo ultimo post Salva le Banche, Salva il mondo:
Austria, Irlanda, Grecia, Spagna. Si accettano scommesse su quale di questi 4 paesi che usano l'euro collasserà per primo. Se ne riparlerà in un prossimo post della loro situazione, nel frattempo sentitevi liberi di fare la vostra puntata
I soldi degli assicuratori sono per: Grecia, Irlanda, (Italia), Spagna e Austria, nell'ordine. Ma viste le decine di miliardi di dollari di perdite che stanno fioccando tra le compagnie assicurative esattamente perché hanno sottostimato il rischio di credito, non mi sorprenderei affatto se anche i numeri dati sopra risultassero troppo ottimistici.

sabato 8 novembre 2008

Aggiornamento sulla crisi monetaria e finanziaria in Islanda

Ho già parlato del collasso del sistema finanziario islandese in L'Islanda nazionalizza il proprio sistema bancario quasi per intero!, in Il crollo delle borse mondiali è un gioco da bambini e in I governi europei garantiscono il bel tempo per cinque anni. Pur tenendo conto della estrema peculiarità dell'Islanda dal punto di vista economico (essendo un isola ghiacciata nel bel mezzo dell'oceano è molto più dipendente dai commerci internazionali di qualsiasi altro Paese) la dinamica del collasso rischia di essere il prototipo di altri episodi del genere. Il New York Times ha un eccellente articolo che rende bene l'atmosfera da tragedia surreale che stanno vivendo in questo momento gli islandesi (en). Alcuni dei passaggi salienti tradotti:
Il collasso è arrivato così improvviso da sembrare irreale, impossibile.

...

Da un giorno all'altro le persone hanno perso i propri risparmi. I prezzi sono aumentati. I ristoranti affollati sono quasi vuoti. Le banche razionano le valute straniere e le aziende trovano estremamente difficile commerciare con l'estero. L'inflazione è al 16% e in aumento. Le persone hanno smesso di andare all'estero. La moneta locale, la korona era a 65 per un dollaro un anno fa, ora è a 130. Le aziende tagliano i salari, riducono l'orario di lavoro, in alcuni casi si imbarcano in licenziamenti di massa.

"Nessun paese è mai collassato così rapidamente e malamente in tempo di pace" dice Jon Danielsson, economista della Scuole di Economia di Londra.

...

Anche Aldis Nordfjord, un architetto di 53 anni, ha perso il lavoro il mese scorso. E con lei tutti e 44 i suoi colleghi - tutto il personale dell'azienda ad esclusione dei proprietari. Circa il 75 percento degli architetti del settore privato sono stati licenziati nelle ultime settimane.

...

Fino a primavera l'economia islandese sembrava al calor bianco. Aveva il quarto PIL pro capite al mondo, La disoccupazione tra lo zero e l'un percento (mentre le previsioni per la primavera prossima si aggirano sul 10%). Nel 2007 un rapporto dell'ONU che misurava aspettativa di vita, il reddito pro capite e i livelli di istruzione identificava l'Islanda come il miglior Paese al mondo in cui vivere.

...

In un sondaggio recente un terzo degli islandesi ha detto che considererebbe di emigrare. Gli stranieri stanno già abbandonando l'Islanda.

...

Nel frattempo, il modesto investimento del marito nelle banche ora fallite era diventato senza valore. "Ci hanno incoraggiato a comprare le loro azioni fino all'ultimo minuto".
Per capire come si fa a passare dal miglior Paese al mondo in cui vivere alla bancarotta in un solo anno consiglio di riguardare i miei post sulla genesi delle crisi finanziarie, Si fa presto a dire crisi e Credito al consumo: un modello finanziario del gioco del cerino, e di meditare sulla seguente parabola.

Tu hai un milione di euro e me lo presti per un anno al 20%. Io sono entusiasta perché mi compro una Ferrari, vivo in albergo e viaggio per il mondo. Tu sei entusiasta perché hai fatto l'investimento della vita.

Al momento di restituire il prestito io confesso che mi sono speso fino all'ultimo euro e anche la Ferrari l'ho distrutta in un terribile incidente. Eravamo entrambi ricchi e felici fino a un attimo prima, ora improvvisamente siamo rovinati e disperati.

Questo è quasi esattamente quello che è accaduto in Islanda. E tutti i sistemi finanziari mondiali sono basati sullo stesso schema semplice quanto devastante.

lunedì 3 novembre 2008

"Le case non scendono mai di prezzo"

Questa è la frase che mi sono sentito ripetere da tutti quelli a cui dicevo che stavo aspettando a comprare una casa più grande perché i prezzi degli immobili mi sembravano assurdi e ero convinto che sarebbero scesi. È dal 2005 che vorremmo cambiare casa, allora si era ancora in boom e tutti mi davano per matto. E neppure mi ero ancora appassionato di economia, mi basavo sulla semplice legge di mercato che ciò che raddoppia può dimezzare.

Già da un po' di tempo si mormora che anche in Italia l'impossibile era divenuto improvvisamente possibile, e adesso il Sole24Ore si azzarda addirittura a dare anche delle cifre, Casa, i prezzi scendono del 10%
L'onda dei ribassi è partita da qui. Dalle frange più fragili del mercato, che nei primi sei mesi di quest'anno hanno visto scendere di oltre il 10% i prezzi degli immobili nella categoria del «medio usato».
E i numeri si riferiscono a prima dello tsunami finanziario di settembre e ottobre, che può aver facilmente tirato via un altro 5%.

Se non emergono prima i segni di implosione dell'euro, il mio scenario di base è che i prezzi delle case si dimezzeranno in qualche anno, esattamente come sono raddoppiati. Non è facile scegliere il momento giusto per comprare una casa, ma per il momento, ogni mese di attesa vale dell'ordine di un 1% di sconto.

Io aspetto, in deflazione si fa così.

venerdì 31 ottobre 2008

Dolcetto o scherzetto?

Una brillante vignetta di Chris Britt (via The Big Picture).

Come contesto per chi non lo sapesse, una parte rilevante delle pensioni degli americani sono investite in azioni, quindi il crollo del 46% dell'indice S&P500 dal picco del 2007, con il 17% solo nel mese di ottobre, vuol dire un grosso taglio a quasi tutte le pensioni.

mercoledì 29 ottobre 2008

Il Fondo Monetario Internazionale al lavoro 24 ore al giorno 7 giorni su 7

Come detto più volte le "Crisi monetarie" sono il prossimo stadio della crisi finanziaria e ovunaue ci sia una crisi monetaria li arriva il Fondo Monetario Internazionale.

Il Fondo Monetario Internazionale (International Monetary Fund o IMF) è una organizzazione internazionale intesa a promuovere la cooperazione e la stabilità nei mercati finanziari e valutari. A parte le belle parole è un organizzazione che raccoglie fondi dai governi dei paesi membri, in particolare dai Paesi occidentali, e interviene nell'eventualità di una crisi monetaria attraverso grossi prestiti. Poiché ai prestiti sono associate condizioni di "risanameto" finanziario imposte dai Paesi finanziatori, il Fondo è stato aspramente criticato, soprattutto dal premio Nobel Joseph Stiglitz (che, tra parentesi, è uno dei pochi economisti che ha visto la serietà dell'attuale crisi finanziari con qualche anticipo).

Di questi tempi all'IMF stanno lavorando come non succedeva da 10 anni (en). Il fondo è vicino a impegnare un quarto dei sui $200 miliardi di riserve monetarie in prestiti d'emergenza (en), il tutto in pochi giorni. I salvataggi già accordati sono:
  • Islanda ($2 miliardi)
  • Ukraina ($16.5 miliardi)
e i Paesi ufficialmente in cerca di un accordo sono:
  • Pakistan ($14.5 miliardi)
  • Ungeria ($10 miliardi)
  • Bielorussia
  • Serbia
Sulla base delle voci che circolano sul numero e la dimensione dei Paesi in difficoltà non ancora ufficialmente in contatto con l'IMF si fa subito ad arrivare a cifre sui $500 miliardi di fabisogno di prestiti d'emergenza, che sarebbe troppo anche per il Fondo.

E mentre gli adulti (il mercati del credito) si ingengano a tenere inseme il sistema finanziario mondiale col solo aiuto di una attach e due metri di nastro adesivo, i bambini (i mercati azionari) si divertono sulle montagne russe (en). Dopo aver guardato giù nell'abisso per due giorni consecutivi i mercati americani oggi sono esplosi verso l'alto di quasi il 10% mettendo a segno la seconda performance gionaliera della storia. Anche di questi tempi di volatilità estrema la giornata di oggi impressiona.


E a proposito di volatilità, le prodezze di Wall Street sono ben poca cosa in confronto con l'assurdità raggiunta oggi dal titolo Volkswagen a Francoforte, che è passato da circa €200 di venerdì a €1005 come quotazione massima di oggi! È il 400% in due sedute per una casa automobilistica in un periodo di crisi del mercato dell'auto! La causa della colossale anomalia è da ricercare nello scontro tra le speculazioni al rialzo di Porsche, attuale azionista di maggioranza di Volkswagen, e al ribasso di numerosi hedge fund e banche d'affari. Sembra che la Porsche abbia sopraffatto i ribassisti con tanto impeto che gli è scappata la situazione di mano e probablmente ne ha fatto carneficina. Per buona parte del pomeriggio venivano date tra le vittime addirittura Goldman Sachs e Morgan Stanley.

Se il temuto imminente Armageddon finanziario sia scampato o meno è difficile da dire, soprattutto con numerosi Paesi in crisi ancora non stabilizati, ma certo che la giornata di oggi potrebbe aver dato un po' di fiducia agli investitori e potrebbe (dico potrebbe) segnare un minimo locale che potrebbe reggere anche qualche mese. Sfortunatemente i minimi dei mercati azionari e i giorni prima di un crollo di borsa si somigliano molto, volatilità estrema e situazioni assurde. L'unica cosa certa è che nei prossimi giorni non ci si annoierà.

lunedì 27 ottobre 2008

Mercati finanziari ancora in allarme rosso e crisi montarie ancora in agguato

L'Armageddon finanziario messo in agenda per venerdì scorso e inaspettatamente cancellato all'ultimo momento, sembra tornato all'ordine del giorno già oggi. Come venerdì il problema sembra centrato intorno alle "crisi monetarie" di numerosi Paesi Emergenti e potrebbe facilmente contagiare tutti i mercati mondiali già in precarie condizioni dal punto di vista tecnico. Mish ha appena pubblicato un eccellente articolo in proposito con bei grafici, in cui evidenzia che ad essere nei guai questa volta sono le banche europee, in particolare in Austria, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna, Germania e Svezia. Italia il maggior rischio dovrebbe essere Unicredit che si è espansa fortemente in Europa dell'Est.

Il fatto che proprio in questi giorni ricorra il 79° anniversario del crollo di Wall Street del '29 certo non aiuta a mantenere la serenità.

domenica 26 ottobre 2008

Alan Greenspan sul banco degli imputati come responsabile della crisi economico finanziaria

Alan Greenspan è stato il presidente della Federal Reserve per cinque mandati consecutivi dal 11 agosto del 1987 al 31 gennaio del 2006. Per buona parte del suo incarico e fino all'inizio dell'attuale crisi finanziaria nell'agosto del 2007 è stato considerato dal grande pubblico un mostro sacro della finanzia moderna e una specie di genio delle politiche monetarie, tanto da essere soprannominato dalla stampa "the Maestro".

In un formidabile rovescio di fortuna oggi il signor Greenspan si ritrova sul banco degli imputati con l'accusa di essere uno dei principali artefici del colossale castello di carte che è la finanza mondiale e quindi dei principali responsabili della devastazione che l'attuale crisi economico-finanziaria sta seminando negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

Il signor Geenspan ammette di aver avuto "parzialmente torto" nella sua ostinazione nel respingere qualsiasi tipo di regolamentazione dei prodotti finanziari moderni e si è definito "scioccato" e "incredulo" di fronte alla patente idiozia degli standard di concessione del credito adottati dalle banche nello stato avanzato della bolla immobiliare. La difesa è stata in pratica :"non credevo... non immaginavo... non capivo... invoco come attenuante la mia incapacità di intendere e di volere e mi appello alla clemenza della corte".

Grottesco.

Il seguente montaggio è assolutamente geniale:


Greenspan: Those of us who have looked to the self-interest of lending institutions to protect shareholders' equity, myself expecially, are in a state of shocked disbelief.
Captain Renault: I'm shocked, shocked to find that gambling is going on in here!
Croupier: Your winnings, sir.
Captain Renault: Oh, thank you very much.
Captain Renault: Everybody out at once!

Greenspan: Quelli di noi che guardavano all'interesse delle istituzioni finanziarie per proteggere il patrimonio degli azionisti, specialmente me stesso, sono in uno stato di incredulità scioccata.
Capitano Renault: Sono scioccato, scioccato, nello scoprire che praticate il gioco d'azzardo qui dentro.
Un crouper: La sua vincita signore.
Capitano Renault: Oh, grazie mille.
Capitano Renault: Tutti fuori, forza!
Sfortunatamente non ho trovato citazioni del mio disprezzo per il signor Greenspan nel blog se non una evidenza indiretta dentro alla presentazione in Una introduzione alla crisi economico finanziaria dove nella diapositiva 14 identifico l'inizio simbolico della bolla del credito mondiale con la nomina di Greenspan a presidenta della FED al posto di Paul Volker. Quindi correrò il rischio di sembrare uno di quelli che attacca le persone solo quando sono al declino (d'altra parte mio il disprezzo per il suo successore Ben Bernanke dovrebbe essere abbondantemente evidente in diversi post come ad esempio I compagni Paulson e Bernanke contro il popolo degli USA).

La storia avrà il suo bel da fare a giudicare Alan Greenspan. Mi azzardo a prevedere che sarà riconosciuto come uno dei responsabili e forse come un vero e proprio autore della crisi finanziaria del 2008 e di tutto quello che ne seguirà.

"Crisi monetarie" il prossimo stadio della crisi finanziaria

Dopo la giornata campale che hanno vissuto il mercati dei cambi venerdì (vedi Dislocazioni monetarie ovunque, Sterllina, Euro crollano, Yen e Dolaro esplodono), nel week-end l'attenzione dei blog finanziari si è spostata su quello che sembra il prossimo passaggio nell'escalation della crisi finanziaria globale: le crisi monetarie.
E se fin'ora l'epicentro della crisi erano stati gli Stati Uniti e le banche americane, ora che l'attività sismica più violenta si sta spostando nei Paesi Emergenti, sono le banche europee a ritrovarsi immerse fino al collo nella proverbiale cosa marrone e puzzolente. Si dice, $4.700 miliardi si cosa marrone e puzzolente.

La stampa internazionale comincia ad appassionarsi all'argomento:
Perché si svegli la stampa italiana c'è da aspettare ancora qualche giorno, ma state sicuri che una volta che non ci sarà più nulla da fare, ci avvertiranno del pericolo che correvamo.

Ah! Per chi avesse mai sentito parlare della cosiddetta teoria del "decoupling" molto in voga l'anno scorso e intendesse capire cosa fosse, può risparmiarsi la fatica. Come sostenuto da Nouriel Roubini fin dal principio della crisi, la teoria del "decoupling" è morta e sepolta.

venerdì 24 ottobre 2008

Dislocazioni monetarie ovunque, Sterllina, Euro crollano, Yen e Dolaro esplodono

Segnate la data di oggi sul calendario, la battaglia in corso nei mercati monetari mondiali sarà ricordata a lungo. Sterlina e Euro sono in caduta libera e il Dollaro vola.

Ma la vera notizia è che lo Yen è esploso verso l'alto e ha rotto la soglia dei 96 Yen per Dollaro considerato uno dei limiti di sopportazione del carry-trade. Si tratta di una delle più colossali speculazioni finanzie della storia, non ci sono parole per descrive quello che dovesse accadere se lo yen carry-trade dovesse subire un crollo repentino.

Le mie personali precauzioni sono:
  • prepararsi alla possibilità di una vacanza bancaria, ossia il governo chiude tutte le banche per qualche giorno o settimana. Niente bancomat, carte di credito, bonifici, disinvestimenti, niente di niente. Solo freddo denaro contante.
  • prepararsi alla possibilità che la catena di approvigionamento dei negozi si interrrompa. Senza pagamenti in banca, la distribuzione rischia di fermarsi. Appena ciò accadesse tutti ammasserebbero tutto e i banchi dei supermercati si svuoterebbero in poche ore. Pensate allo sciopero dei camionisti di un paio di anni fa.
  • prepararsi alla possibilità che il mondo sarà molto diverso da come lo conosciamo. Molte minacce e molte opportunità.

giovedì 23 ottobre 2008

Crollo delle borse, i trader che seguo si stanno preparando a un'altro Armageddon!

Ooops! Sembra che i maggiori indici americani abbiano appena rotto dei livelli tecnici molto osservati dai trader e la maggior parte dei blog che seguo che si occupano anche di mercati azionari si stanno preparando a un altro paio di settimane altrettanto orribili di quelle del crollo scorso.

I mercati sono imprevedibili, ma se gli indici non rimbalzano sui minimi dello scorso crollo, a pochi percento di distanza, la prossima fermata potrebbe essere un 20% più sotto. E poi un rimbalzo e così via.

mercoledì 22 ottobre 2008

Crisi finanziaria: Argentina vicina al default sul debito per la seconda volta in meno di 10 anni

Mentre i mercati del credito cominciano a dare segni di assestamento (en), continuano a montare le preoccupazioni per un'ulteriore escalation della crisi finanziaria: il default sul debito degli Stati sovrani. Come avevo accennato in Il Sole24Ore sulle garanzie per i risparmiatori e I governi europei garantiscono il bel tempo per cinque anni il numero di Stati in serie difficoltà finanziarie e conseguentemente il numero si valute a rischio di implosione è preoccupante.

L'Argentina è oggi al centro dell'attenzione dopo che ieri il governo ha annunciato di voler nazionalizzare l'intero sistema pensionistico privato (en). È già accaduto una volta, nel 2001, subito prima del collasso finanziario e del conseguente default sul debito.

Un default sul debito sovrano significa che un Paese non rispetta gli obblighi sul proprio debito pubblico, le possibilità sono: mancato pagamento degli interessi, pagamento del debito con altro debito, riduzione unilaterale del valore dovuto (face value) potenzialmente fino a zero.

Se l'Argentina implode ci si può aspettare un'ulteriore ondata di panico sui mercati mondiali. E un numero sufficiente di altri Paesi si trovano in condizioni sufficientemente disperate da far temere un effetto domino simile alla crisi delle tigri asiatiche del 1997. Sotto i riflettori ci sono: Pakistan, Ukraina, Ungheria, Kazakistan, Indonesia, Filippine, repubbliche baltiche e chissà chi altro.

E comincia a circolare la voce che il default sia imminente.

sabato 18 ottobre 2008

Capire la crisi finanziaria per sapere cosa fare (prima parte)

Due domande mi sono fatto fin dall'inizio della crisi e del mio conseguente interessamento per la macroeconomia e la finanza:
  • "Cosa possiamo fare come società, per superare la crisi?"
  • "Cosa posso fare io come piccolo investitore, per sopravvivere alla crisi?"
In questo anno e mezzo ho letto le opinioni più disparate, ho studiato i vari modelli e ho finito per costruirmi, faticosamente, le mie risposte. Visto che queste sono anche le domande che mi vengono rivolte più spesso mi piacerebbe diffonderle, ma ci sono sue problemi. Uno, che le mie risposte sono basate su interpretazioni e modelli che non sono affatto intuitivi e per renderli digeribili al pubblico del blog servirebbero qualche decina di post introduttivi. Due, che le soluzioni che vedo sono estremamente brutali e politicamente inaccettabili.

Insomma per fare un buon lavoro divulgativo avrei bisogno di ampia quantità della risorsa più preziosa... il tempo. Ma il passo della crisi e quello della mia vita reale non mi concedono questo lusso. Quello che segue è la prima parte del concentrato di quello che so e che penso.

Intro

Il terremoto si manifesta come un evento improvviso, distruttivo e ineluttabile. Non esiste una soluzione per il problema terremoto, perché il terremoto non è il problema, il terremoto è una parte della soluzione. Il problema è l'energia elastica che si è accumulata silenziosamente nelle viscere della terra negli ultimi 100 anni e sono le case costruite in economia in una zona che tutti sanno essere sismica.

Alla stessa maniera non esiste una soluzione soddisfacente per una crisi finanziaria, perché la crisi finanziaria non è il problema, al contrario, la crisi è una parte della soluzione. Il problema è il cattivo credito che si è accumulato silenziosamente nel sistema finanziario negli ultimi 30 anni e sono le banche sotto-capitalizzate in un mondo del credito che tutti sanno essere instabile.

Per capire cosa sia questo "cattivo credito" serve un corso super-intensivo di economia secondo al scuola austriaca che qui sotto metto nella mia interpretazione e per aforismi. Molte maggiori informazioni si trovano sul sito del Ludwig von Mises Institute (en).

Ricchezza, credito e debito

La ricchezza è la disponibilità di beni e servizi attuali. I beni si dividono in categorie:
  1. risorse scarse che mantengono valore sul lunghissimo periodo come metalli preziosi, opere d'arte e terra, soprattutto se agricola o contenente risorse naturali,
  2. beni di lungo periodo come gli immobili, infrastrutture, libri, competenze tecnologiche e culturali,
  3. beni di medio periodo come macchinari, arnesi, elettrodomestici, autoveicoli, mobili, software e armi,
  4. beni di breve periodo come apparecchi elettronici e vestiti,
  5. beni di uso immediato come cibo, prodotti per la casa e denaro contante.
Per i servizi esistono categorie simili.

Il capitale è quella parte di ricchezza che è funzionale a produrre altra ricchezza (un televisore non è capitale, mentre un trattore sì).

Il credito/debito è l'impegno contrattuale di una parte a fornire all'altra parte della ricchezza futura, in genere in cambio della disponibilità di ricchezza attuale. In sostanza il credito/debito è una promessa di disponibilità di ricchezza futura.

L'economia si occupa della produzione e del commercio della ricchezza.

La finanza si occupa della generazione e del commercio del credito.

Alcuni corollari:
  1. La maggior parte della ricchezza deve essere consumata poco dopo essere stata prodotta.
  2. Chi ha promesso ha un debito. A chi è promesso ha un credito.
  3. Per ogni euro di credito c'è un euro di debito. Questo è uno dei concetti chiave per capire la crisi finanziaria e sopratutto il come vada risolta.
  4. Ricchezza e credito sono diversi come sono diversi presente e futuro.
  5. Il bilancio del conto in banca e del deposito titoli non è ricchezza, ma credito.
  6. Le azioni delle aziende danno la proprietà di mezzi di produzione, dunque sono ricchezza di medio/lungo periodo.
Denaro e risparmio

Il denaro è semplicemente il bene meglio scambiabile, niente di più, niente di meno. Nei contratti economici e finanziari si usa il denaro come misura di valore, ma non è obbligatorio (ad esempio posso affittare un campo agricolo per €1.000 l'anno o per la metà della produzione).

Qualsiasi modello economico/finanziario deve poter essere descritto senza usare il concetto di denaro, ossia un modello che non sta in piedi una volta tolto il concetto di denaro, non sta in piedi e basta. (Rileggete le definizioni della sezione precedente, in nessun caso è necessario il concetto di denaro)

Il risparmio è la differenza tra il valore della ricchezza prodotta da una persona e il valore della ricchezza consumata dalla stessa persona in un dato periodo di tempo. Questo è uno dei concetti più importanti della finanza. Il risparmio è un surplus di ricchezza prodotta. Questo surplus di produzione può essere utilizzato per:
  • acquistare ricchezza di medio/lungo periodo (ad esempio, azioni)
  • estinguere un debito (ad esempio, pagare la rata del mutuo)
  • estendere del credito (ad esempio, prestando alla propria banca tramite un deposito di denaro sul proprio conto corrente o prestando allo Stato tramite la sottoscrizione di un BOT)
Alcuni corollari:
  1. Il denaro non misura il valore e al contrario ha un valore fluttuante esso stesso.
  2. Il prezzo di un bene è una misura di valore relativo.
  3. L'inflazione è la diminuzione del valore del denaro, mentre la deflazione è l'aumento.
(fine della prima parte. Continua...)

venerdì 17 ottobre 2008

La lista delle banche fallite in america sul sito della FDIC

Come ogni venerdì il popolo dei blog tiene d'occhio la la lista ufficiale delle banche fallite negli Stati Uniti pubblicata in tempo reale dalla FDIC, l'azienda federale per l'assicurazione dei depositi bancari:

http://www.fdic.gov/bank/individual/failed/banklist.html

Dopo quello che è avvenuto nel mondo nelle ultime tre settimane, con grandi banche nazionalizzate a due o tre al giorno, il sostanziale fallimento di un Paese intero (en) e il più grande piano coordinato di nazionalizzazione dell'economia mondiale, il fallimento di un paio di banche regionali arriva a mala pena a trovare spazio nelle pagine di economia. Oggi però corre la voce che a ricevere la visita degli ufficiali della FDIC potrebbe essere la banca controllata da GMAC, il braccio finanziario della General Motors. GMAC è grosso modo della dimensione di Washington Mutual, quindi sufficiente a generare un po' di attenzione.

Aggiornamento: Anche interessanti possono essere i miei post che riguardano la mia lista di aziende in pericolo o gli aggiornamente sui fallimenti bancari nel mondo.

giovedì 16 ottobre 2008

Crollo delle borse, "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei"

L'euforia a Wall Street è durata da venerdì pomeriggio a martedì mattina. Ieri il terrore. Oggi, chissà.

Oscillazioni d'umore schizzofreniche come quelle che vediamo in questi giorni nelle borse mondiali sono tipiche dei bear market, ossia delle fasi calanti dei mercati e in generale non promettono niente di bene. Per esempio la giornata di ieri ha visto uno dei cali percentuali giornalieri più alti della veneranda storia dell'indice Dow Jones (via Macro Man):


Come dice il detto? "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei".

Come contesto per i non esperti di borsa consiglio la voce di Wikipedia sul crollo di Wall Street del 1929 (che in effetti durò fino al 1932!) e una bel grafico del Wall Street Journal con l'andamento storico del Dow Jones (via The Big Picture).


Un'ultima notazione per chi pensasse che questo è il momento migliore per comprare azioni. Se il paragone con la Grande Depressione regge, e drammaticamente ogni volta che un politico apre bocca il paragone diventa sempre più calzante, una crollo del 89% dal picco come quello del 1929/1932 porterebbe il Dow Jones (dal massimo di circa 14000) intorno quota 1550.

Grazie al cielo il sistema è salvo... forse... o forse magari no!

Una montagna di lavoro e un piccolo inconveniente personale (tipo che ieri notte io e i bambini siamo rimasti chiusi fuori di casa con la mamma e le chiavi a 500km di distanza!), mi hanno tenuto lontano dal blog proprio adesso che invece avrei tante cose da dire.

Per fortuna Stand di Due Cents fa un eccellente lavoro nell'affrontare sia le ultime notizie rilevanti che nel dare spiegazioni. Consiglio a tutti di leggere gli ultimi due post: Happy days are here again! e No grazie!.

Per chi legge l'inglese consiglio anche il post di Mish Un nuovo mondo coraggioso per preservare il libero mercato (en) in cui si sottolinea come il presidente Bush abbia probabilmente stabilito un nuovo primato nella campo del grottesco affermando che la parziale nazionalizzazione delle nove maggiori banche americane annunciata ieri è stata fatta con "l'intento di proteggere il libero mercato". E io che ritenevo George Orwell insuperabile.

Infine una striscia che sta facendo il giro del web e che spiega meglio di qualsiasi editorialista cosa significano i vari "piani di salvataggio" dei governi. Per chi traballa in inglese: ATM è il bancomat, LOANS vuol dire "prestiti".

Questo è esattamente quello che sta accadendo. I governi prendono dalle tasche di noi cittadini per dare alle banche, in modo che le banche possano prestarci quelli che erano i nostri soldi, con gli interessi! E tutto questo per il nostro bene! Non è meraviglioso?

lunedì 13 ottobre 2008

Niente instilla un senso di "calma" come...

Tra le varie proposte di "soluzione" dei problemi economico finaziari c'è stata quella di chiudere temporaneamente le borse. Un utente del forum di Prudent Bear si complimenta per la geniale idea:
Heh. Nothing like locking the exits in a crowded, burning casino to instill a sense of "calm" in the gamblers, I say.
-- RasputinLives

Eh! Dico io, niente instilla un senso di "calma" nei giocatori d'azzardo come il chiudere a chiave le uscite di un affollato casinò in fiamme.
-- RasputinLives
Tra l'altro l'utente RasputinLives pubblica periodicamente un suo stato d'avanzamento della crisi finanziaria che è tra le cose più apocalittiche che ho trovato su internet. I numeri che da non tornano con le stime che vedo girare sui blog che seguo e le sue conclusioni sono estreme, ma la cronistoria funziona bene.

domenica 12 ottobre 2008

I governi europei garantiscono il bel tempo per cinque anni

Un assortimento estremamente incompleto di quello che passa sui blog finanziari questo fine settimana:
Ok. La notizia ormai è di dominio pubblico: l'intero sistema finaziario mondiale sta collassando (en).

E quello che è peggio è che, come previsto, l'unica cosa che i governi di tutto il mondo hanno tentato è stato di mantenere immutato il sistema che si è dimostrato fallimentare. Tutte le azioni prese in questi giorni di continua emergenza consistono nel mettere sul conto del contribuente, cioè mio e tuo, le perdite delle banche e dei creditori delle banche, cioè dei ricchi e dei vecchi.

L'intera rincorsa a garantire le passività delle banche, domani tocca ai Paesi della zona Euro, siano essi depositi, obbligazioni, prestiti interbancari, è un modo gentile di socializzare le perdite che inevitabilmente ci saranno alla prossima implosione bancaria, nel tentativo di lasciare alle banche i profitti.

"Nel nostro Paese non permetteremo che fallisca nessuna banca". Ma c'è un problema. Se un Paese garantisce il debito del proprio sistema bancario insolvente, e il proprio sistema bancario è troppo grande... chi garantisce la solvenza del Paese stesso? Per gli Stati Uniti e per la maggior parte dei Paesi europei garantire tutto il debito bancario in caso di collasso di una grossa banca suona alla stregua del garantire il bel tempo tutti i giorni dell'anno. Semplicemente, non è possibile.

Tenete d'occhio i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni, sia americani (en) che europei (en). Se il rendimento sale improvvisamente, come è già cominciato ad accadere negli Stati Uniti, è il segnale che la fine è imminente. L'Islanda è il modello di cosa aspettarsi (en).

Aggiornamento: ho appena trovato una lista dei paesi considerati ad alto rischio di default sul debito, nelle prime posizioni troviamo:
  • Pakistan
  • Ukraina
  • Kazakistan
  • Argentina
Aggiornamento: Gli islandesi prendono d'assalto i supermercati e accumulano derrate alimentari in casa (en)!