domenica 22 febbraio 2009

Volker: la crisi può essere peggiore della Grande Depressione

Ok, finalmente lo ha detto qualcuno, e qualcuno di pesante. Da ora posso finalmente parlarne senza rischiare di venire accusato di disfattismo: questa crisi potrebbe essere peggiore della Grande Depressione (en).

Chi?

Paul Volker (en) è stato a capo della Federal Reserve tra il 1979 e il 1987 ed è considerato colui che ha riportato il sistema monetario americano alla normalità dopo l'abbandono del gold standard nel 1971 e l'inflazione a due cifre degli anni settanta e ottanta. Paul Volker è l'unica persona vagamente ragionevole nel intero settore economico e finanziario dell'amministrazione Obama e per questo è stato immediatamente marginalizzato dai vari Geithner e Summers (en) che invece sono gli alfieri del sistema finanziario morente.

Cosa?

Come riportato dalla CNBC Volker dice:
"I don't remember any time, maybe even in the Great Depression, when things went down quite so fast, quite so uniformly around the world''

"Non ricordo alcun tempo, probabilmente neppure durante la Grande Depressione, quando la situazione è precipitata così rapidamente e uniformemente in tutto il mondo"
E, dall'alto dei suoi 82 anni, il ragazzo ricorda parecchio.

E quindi?

Sfortunatamente col passare del tempo e soprattutto con la sempre più evidente totale incapacità dei governi di capire e rispondere alla crisi questo scenario sta guadagnando punti. Per il momento non è ancora il mio scenario più probabile, ma dal 2007 ad oggi è costantemente avanzato nella mia lista di futuri possibili.

In sintesi lo scenario è il seguente: il parallelo col 1929 si applica alla perfezione al 2001, implosione della bolla dei mercati azionari e del debito aziendale, contagio internazionale, depressione economica, deflazione, etc. Invece nel 2002 i Bush e i Greenspan del mondo hanno rilanciato e per contrastare il crollo della bolla speculativa azionaria hanno intenzionalmente spinto la società americana a partecipare in massa all'unica bolla speculativa abbastanza grande da poter temporaneamente rilanciare i mercati finanziari, quella immobiliare. E la frenesia speculativa ha contagiato quasi tutti gli altri Paesi e ha raggiunto scala mondiale tanto che addirittura le banche centrali dei Paesi emergenti hanno partecipato in massa (tramite le obbligazioni di Fannie e Freddie). Dunque assumendo che i politici non abbiano imparato nulla dalla storia, a partire dal 2001 avremmo dovuto avere l'equivalente della Grande Depressione e il costo per aver rimandato l'inevitabile di nemmeno 10 anni sarà inevitabilmente qualcosa di peggiore della Grande Depressione.

Il grafico del debito totale negli Stati Uniti come percentuale del PIL racconta questa storia in maniera estremamente suggestiva.

Si noti che:
  • la Federal Reserve è stata fondata nel 1913, poco prima dell'inizio di questo grafico e giusto in tempo per poter essere additata come causa scatenante dell'orgia di debito che ha portato alla Grande Depressione,
  • l'origine della crisi attuale è da ricercare all'inizio degli anni ottanta quando il rapporto debito su PIL ha iniziato la folle corsa che lo ha portato nel 2003 a superare il record stabilito 70 anni prima,
  • buona parte del crollo della quantità di debito dal '33 al '50 non è dovuto al fatto che i debitori hanno ripagato i propri debiti, ma al fatto che li hanno ripudiati, tramite default diretto o inflazione.
Che ci piaccia o no, si tratta di uno degli scenari sul tappeto. Adesso che Volker lo ha evocato sarebbe bene discuterne con serietà e misurare quanto sia realistico o irrealistico e perché. Al momento non vedo nulla che lo escluda a priori, al contrario.

lunedì 16 febbraio 2009

Nazionalizzazione delle banche: Stati Uniti, Gran Bretagna, Irlanda, la moda impazza

Sembra che il tema della nazionalizzazione delle banche stia infuriando: il sistema bancario irlandese è sempre più sotto il controllo statale, in Gran Bretagna è attesa la nazionalizzazione di Lloyds già domani mattina e negli Stati Uniti si comincia a parlare seriamente della nazionalizzazione completa di Citigroup e Bank of America.

Inoltre sta cominciando a circolare l'idea che, con l'accelerare della crisi economica mondiale, le banche europee possano rivelarsi a rischio addirittura più elevato di quelle americane. E questo ovviamente metterebbe a dura prova sia l'unione monetaria che quella economica.

Insomma, io comincio a sentire una forte, fortissima puzza di bruciato venire dalla direzione dell'Europa. Spero di sbagliarmi, ma temo che l'Europa e l'euro finiranno presto per rubare la scena della crisi agli Stati Uniti e al dollaro. Non vorrei sembrare allarmista, ma a mio parere i consigli dati in Dislocazioni monetarie ovunque, Sterllina, Euro crollano, Yen e Dolaro esplodono continuano ad essere validi.

sabato 14 febbraio 2009

Il pacchetto di stimolo all'economia, domande e risposte

Traduzione dell'originale di Barry Ritholtz Stimulus Package Explained (Q&A).
Ad un certo punto quest'anno i contribuenti riceveranno un assegno di stimolo economico. Questo è un nuovo eccitante programma governativo che spegheremo con le seguenti domande e risposte.

D. Cosa è un assegno di stimolo economico?
R. È denaro che il governo federale manda ai contribuenti.

D. Da dove prenderà questo denaro il governo?
R. Dai contribuenti.

D. Quindi il governo mi ridà indietro i miei propri soldi?
R. No, se li faranno prestare dalla Cina. E i tuoi figli dovranno poi ripagare i Cinesi.

D. Quale è lo scopo dell'assegno?
R. L'idea è che tu lo userai per comprare un televisore ad alta definizione nuovo, stimolando in tal modo l'economia.

D. Ma questo non sarebbe in realtà uno stimolo per l'economia Cinese?
R. Chiudi il becco!

Segue qualche consiglio su come meglio aiutare l'economia Americana spendendo oculatamente i soldi dello stimolo:
  • Se spendi i soldi a Wal-Mart, tutti i soldi finiscono in Cina.
  • Se li spendi in benzina vanno a Hugo Chavez, agli arabi e ad Al Queda.
  • Se compri un computer vanno a Taiwan.
  • Se compri frutta e verdura vanno in Messico, Honduras e Guatemala.
  • Se compri un'auto vanno in Giappone e Corea.
  • Se compri dei medicinali vanno in India.
  • Se compri dell'eroina vanno ai Talebani in Afganistan.
  • Se li dai in beneficenza vanno in Nigeria.
In nessun caso questo sarà d'aiuto per l'economia americana. Dobbiamo tenere i soldi in qui in America. Puoi tenere i soldi in America spendendo ai mercatini dell'usato o andando allo stadio a vedere il baseball o con prostitute, birra (nazionale) e tatuaggi, perché queste sono le uniche attività economiche ancora presenti negli USA.

Banche fallite negli USA: il gioco si fa duro

La FDIC ha preso il controllo di altre quattro banche questo venerdì, forse approfittando del fatto che questo negli Stati uniti è un week-end lungo. In ogni caso c'è da apprezzare la sottile ironia dell'aver raggiunto quota 13 banche fallite nel 2009 proprio un venerdì 13.

Diversamente dal solito le banche non sono nelle prime posizioni della lista non ufficiale delle banche in difficoltà. Due banche non sono affatto presenti e le due presenti occupano posizioni di mezza classifica, una è addirittura la #140.

giovedì 12 febbraio 2009

Per il 2009 tra inflazione e deflazione Google sceglie...

... andiamo con ordine.

Prima di scoprire a cosa si sta preparando Google vediamo cosa ci sa dire Google Trends riguardo all'acceso dibattito tra inflazionisti e deflazionisti. Google Trends è uno strumento sperimentale di Google che misura la frequenza di una data parola nelle ricerche degli utenti e nelle news:


Si osserva che:
  • gli utenti del web sono da sempre molto più interessato all'inflazione che alla deflazione,
  • nel 2008 c'è stato uno straordinario interesse per l'inflazione da parte dei giornali (circolo celeste) al quale è corrisposto un forte aumento dell'interesse degli utenti del web,
  • a partire da ottobre 2008 gli utenti del web cominciano ad interessarsi alla deflazione (circolo rosso), seguiti con poco entusiasmo dai giornali, i quali nel frattempo si sono disinnamorati dell'inflazione,
  • il grande pubblico non sembra ancora granché interessato all'iperiflazione.
La mia interpretazione:
  • nel 2008 si è consumato l'ultimo spasmo di una delle ultime bolle speculative di questo grande ciclo economico, la bolla delle commodities (energia, materie prime, prodotti agricoli, bestiame, etc.) che poi altro non è che la bolla dell'inflazione,
  • i giornalisti, chi per ignoranza e chi per cattiva fede, hanno pompato all'inverosimile la paura dell'inflazione spingendo il grande pubblico a comprare petrolio e altre commodities al picco dei prezzi,
  • quando a settembre 2008, con appena un anno di ritardo, i mass media si sono arresi all'evidenza e hanno ammesso al grande pubblico che la crisi era una cosa molto seria, il crollo contemporaneo delle commodities e dei mercati immobiliari e azionari di tutto il mondo ha acceso l'interesse degli utenti del web sul concetto di deflazione,
  • fino ad ora i giornali si sono mostrati piuttosto reticenti sulla deflazione.
E Google l'azienda che ne pensa? A giudicare dal motto della nuova campagna pubblicitaria sulla promozione web durante la recessione:
"Do more with less" - "Fai di più con meno"
Google ha fatto una scelta di campo: il futuro è deflazione.

Guardatevi intorno, se vedete persone che cercano di fare di più con meno o aziende che propongono di fare di più per meno, quello che state vedendo è deflazione. Se gli amici vi parlano della rata del mutuo anziché della macchina appena comprata a rate, vi stanno parlando di deflazione. Quando vi accorgete che sono veramente tanti gli amici e i conoscenti che hanno già perso il lavoro, quello di cui vi accorgete è deflazione.

martedì 10 febbraio 2009

Le banche russe, $400 miliardi di debito e un grosso problema

Aggiornamento: La Russia ha smentito con forza la notizia.

Il crollo del prezzo del petrolio ha messo in ginocchio i sistemi finanziari dei Paesi esportatori. La notizia di oggi è una di quelle pesanti, banche e aziende russe chiedono l'aiuto del governo nella rinegoziazione di $400 miliardi di debiti con i finanziatori internazionali. Attenzione però a leggere la notizia correttamente, tenete presente che:
  • il debito in questione è dovuto da banche e aziende russe, non è debito pubblico,
  • le banche e le aziende non riescono a fare i pagamenti pattuiti e stanno cercando di rinegoziare i termini con i finanziatori internazionali in forma privata,
  • la notizia è che formalmente banche e aziende hanno semplicemente chiesto al governo di aiutarle nelle trattative con i finanziatori,
  • solo se il governo decidesse di mettere una garanzia o dare altre forme di aiuto di Stato allora il problema interesserebbe il debito pubblico russo,
  • al inizio 2008 il debito pubblico russo si attestava sotto i $50 miliardi, al 7% del PIL, uno dei valori più bassi al mondo,
  • $400 miliardi sono comunque un grosso problema per una economia da $1.800 miliardi nel 2008 e probabilmente molto meno nel 2009.
La notizia, di per sé, non è quella di un default imminente sul debito russo, ma bastano un a paio di decisioni politiche azzardate e può diventarlo.

Aggiornamento: La Russia ha smentito con forza la notizia.

domenica 8 febbraio 2009

Fallite altre tre banche negli Stati Uniti

Poiché la crisi ha decisamente cambiato passo da un po' di tempo non mi occupo più dei fallimenti delle piccole banche americane col dettaglio di una volta, ma questa è la seconda settimana consecutiva che la FDIC fa una tripletta (en) e va per lo meno segnalato:
L'anno scorso di questi tempi era fallita una sola banca, quest'anno siamo a già a quota nove (en). Si direbbe che con l'amministrazione Obama la FDIC abbia cambiato passo. E adesso che anche il mercato immobiliare commerciale sta crollando il passo non può che accelerare, aspettatevi almeno una decina di banche fallite a settimana nel prossimo futuro.

Come sempre per sapere in anticipo quali banche falliranno nei prossimi venerdì basta scorrere la lista non ufficiale delle banche in difficoltà (en), compilata da un signor nessuno di internet sulla base delle informazioni pubblicate dalla FDIC stessa e straordinariamente accurata.

sabato 7 febbraio 2009

Le economie avanzate sono già in depressione?

Sembra che il meme della "depressione economica" stia cominciando a circolare e a diffondersi.

Oggi Bloomberg ha in prima pagina un articolo dal titolo decisamente allarmante IMF Says Advanced Economies Already in Depression e che attacca così:
Advanced economies are already in a depression and the financial crisis may deepen unless the banking system is fixed, International Monetary Fund Managing Director Dominique Strauss-Kahn said.

Le economie avanzate sono già in depressione e la crisi finaziaria può diventare ancora più profonda se non si mette a posto il sistema bancaria, dice Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fondo Monetario Internazionale.
Qualche giorno fa il primo ministro inglese Grodon Brown ha affermato:
"We should agree, as a world, on a monetary and fiscal stimulus that will take the world out of depression."

"Dobbiamo accordarci in tutto il mondo su uno stimolo monetario e fiscale che tirerà il mondo fuori dalla depressione"
salvo poi far circolare un comunicato di correzione in cui si dice che intendeva dire "recessione" e no "depressione".

È mia opinione che effettivamente la maggior parte delle economie avanzate siano già entrate in una fase di depressione economica o siano sulla strada, ma il fatto che improvvisamente se ne parli ai massimi livelli internazionali inizialmente mi ha preso alla sprovvista. Ma ovviamente quando il capo dell'IMF o una qualsiasi altro politico afferma qualcosa non ci si deve chiedere se sia giusto o sbagliato, intelligente o stupido, ma solo a quale scopo lo abbia detto.

A questo proposito vale la pena di ricordare che in questi giorni si stanno valutando in tutto il mondo stimoli fiscali (en) e nuovi piani per il salvataggio delle banche insolventi (en) ancora in circolazione e che tutti questi piani, negli Stati Uniti come qui da noi, altro non sono che forme via via più sottili di socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti.

A settembre e ottobre dell'anno scorso politici di mezzo mondo hanno prima seminato il panico e poi approfittato della paura e del senso di urgenza dell'opinione pubblica per far passare leggi a favore di banchieri e industriali senza dover rispondere a troppe domande.

La mia impressione è che la tecnica sia piaciuta e sia stata considerata replicabile.

Depressione e domande

Ma intanto il meme della "depressione economica" si diffonde e sempre più persone cominciano a farsi semplici domande del tipo: "come è mai possibile?", "perché nessuno ha previsto nulla?", "ma chi ci ha guadagnato?". Le mie risposte ad alcune di queste domande le si trovano ne il meglio di castelli di carte e qualche altra risposta la si può trovare in un lungo post di Karl Denninger in cui propone una sua classificazione delle crisi economiche e spiega perché secondo lui questa è chiaramente una depressione.

Più persone si fanno domande, più imparano a riconoscere risposte credibili, più ci avviciniamo alla fine della crisi e, forse, all'inizio di qualcosa di nuovo. Ma la strada è ancora lunga.

domenica 1 febbraio 2009

La crisi finanziaria diventa crisi economica

Gli ultimi dieci giorni sono stati pieni di eventi significativi su tutti i fronti della crisi. In particolare sempre più persone sono costrette a renderesi conto che la crisi finanziaria si sta trasformando in crisi economica e sociale. Ma seguiamo i vari temi.

Crisi finanziaria

Il 24 gennaio è circolato il racconto di un ministro del governo inglese secondo il quale venerdì 10 ottobre 2008 l'intero sistema bancario britannico è stato a poche ore dal collasso (en). Era il giorno della famosa asta per le obbligazioni Lehman Brothers e la liquidazione dei relativi CDS, e secondo Lord Myners il ministero del tesoro inglese si stava preparando a imporre una vacanza bancaria e l'eventuale nazionalizzazione dell'intero sistema bancario. Eventualità sventate solo da una frenetica attività diplomatica che ha convinto alcuni grossi investitori stranieri a frenare la fuga di capitali fuori dalle maggiori banche inglesi. In quei giorni il panico era palpabile e un paio di settimane più tardi avevo temuto che una vacanza bancaria fosse inquietantemente vicina anche in Italia a causa dei problemi di UniCredit, vedi Dislocazioni monetarie ovunque, Sterllina, Euro crollano, Yen e Dolaro esplodono. Chissà se e quando sapremo come sono andate veramente le cose.

Da allora la Gran Bretagna è stata al centro dell'attenzione e non sono mancati i paragoni con il caso islandese:
Per il resto è "business as usual": le solite banche rivelano ulteriori perdite, invocano il solito aiuto di Stato che viene puntualmente concesso e immediatamente usato per pagare i soliti bonus ai soliti manager. Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, non fa molta differenza e ormai non fa quasi più notizia.
Crisi economica

Nel frattempo è diventata innegabile che la crisi finanziaria è diventata crisi economica. Gli ultimi dati sul PIL e sulla occupazione dei paesi occidentali sono una valanga di segni negativi e le previsioni cominciano a farsi pesanti.
Eccellente è la raccolta di grafici economico/finanziari che Calculated Risk ha compilato per gennaio 2009: January Economic Summary in Graphs.

E prende forma una possibilità che nessun economista, nemmeno Nouriel Roubini, prendeva in considerazione solo un anno fa, la diminuzione del valore della produzione a livello mondiale ossia: la recessione mondiale (en).

E i pochi che fino a ora si sono rivelati affidabili nell'anticipare i temi economici futuri hanno cominciato ad usare una parola che fino ad ora si erano ostinati a non usare: depressione. Ancora non una Seconda Grande Depressione, ma ormai la parola recessione non basta più:
Domani inizia un'altra settimana e tutti speriamo che sia migliore della precedente. Io però, per precauzione, continuo a tenere le cinture ben allacciate.