venerdì 9 settembre 2011

Dopo Weber anche Stark lascia la BCE per contrasti sulla gestione della crisi


Flashback. Febbraio 2011. Axel Weber, allora presidente della banca centrale tedesca, viene dimissionato senza troppi complimenti dalla cancelliera Angela Merkel a causa dell'aperto dissenso nella gestione della crisi del debito sovrano da parte della banca centrale europea. La bundesbank è la banca centrale che più di ogni altra dimostra nei fatti di tenere al proprio mandato di garantire la stabilità e la sostenibilità dell'Euro e questo cozza contro le necessità politiche del momento.

Nonostante la manovra la Germania non riesce ad esprimere un altro candidato sufficientemente autorevole a sostituire Jean-Claude Trichet alla presidenza della BCE e la strada si spiana per l'italiano Mario Draghi.

Fast-foward, Settembre 2011. Arriva oggi la notizia che la Germania perde Juergen Stark, capo economista e uomo chiave alla BCE, dimessosi anche egli per i contrasti sul piano di cosiddetto "salvataggio" di Spagna e Italia.

Angela Merkel, che ha appoggiato i numerosi e fin'ora inutili piani di salvataggio di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia, si trova sempre più nell'angolo indebolita politicamente da diverse sconfitte elettorali locali e dalla perdita dei sui uomini migliori alla BCE. Ma quanto potrà durare ancora l'europeismo del governo tedesco di fronte all'ovvia incapacità dei governi dei PIIGS di affrontare la situazione? Quanto ancora i contribuenti tedeschi sopporteranno di essere la vittima sacrificale dell'incapacità altrui? Senza nemmeno un uomo forte alla BCE?

E se la prima nazione a lasciare l'Euro fosse... la Germania?

lunedì 5 settembre 2011

Draghi: «Non si dia per scontato acquisto di titoli di Stato da parte della Bce»


Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia e governatore in pectore della Banca Centrale Europea dice:
«È giunta ora l'ora che i governi si assumano le loro responsabilità e agiscano rapidamente per risolvere la crisi del debito sovrano» ha spiegato ancora il governatore della Banca d'Italia. Secondo Draghi sul fondo salva stati Efsf deciso a livello europeo «sarebbe un errore riporre una eccessiva fiducia» perchè questo «non può fornire una soluzione» al problema di base: «mancanza di disciplina di bilancio e scarsa crescita».
Carissimo governatore, l'ora da lei evocata non è affatto giunta oggi, al contrario passò per questi lidi anni addietro e se ne andò perché nessuno sembrava interessato.

Scrivevo nel novembre del 2008 in un post dal titolo "Default sul debito pubblico italiano e uscita dall'euro, può accadere veramente?":
E a causa dell'elevato debito pubblico, qualsiasi errore nel affrontare l'evoluzione della crisi da parte del governo rischia di innescare la fuga di capitali fuori dall'Italia e il conseguente collasso del sistema finanziario pubblico. Per il momento siamo ancora al primo atto e altri Paesi sono al centro dell'attenzione, meglio fare attenzione ai dettagli della trama, perché una volta iniziato il secondo atto i riflettori rischiano di esserci addosso molto presto.
Ora, che l'Italia a un certo punto farà default sul debito è una delle poche certezze che ho nella vita, ma a giudicare dal passo che stanno tenendo gli avvenimenti la probabilità di farlo entro l'anno non è più trascurabile. E questo, devo ammetterlo, mi mette una certa apprensione.