giovedì 22 gennaio 2009

"Eccesso di debito" ed "eccesso di credito"

Stand ha pubblicato un altro articolo molto interessante: La morte della speranza. Come sempre consiglio di leggerlo tutto, ma qui mi voglio concentrare su ciò che Stand identifica come il cuore del problema:
Il debito del sistema è cresciuto troppo rispetto alla ricchezza che il sistema stesso è in grado di produrre.
Sacrosanto. E concordo che questo è un pezzo del problema dei sistemi economici e finanziari attuali.

Ma manca la controparte. Non può esistere un problema di "debito eccessivo" senza che esista anche un problema di "credito eccessivo". Ogni dollaro preso in prestito è un dollaro prestato.

E non ci sono monete legali e riserve frazionarie che possano spiegare da dove arrivi il "credito eccessivo". Se ci sono troppe persone che si sono indebitate oltre misura e non potranno ripagare i propri debiti significa che ci sono state altrettante persone che hanno risparmiato oltre misura e ora vedranno evaporare i propri "risparmi".

La mia ipotesi è che l'eccesso di credito nel sistema sia un problema reale e sia da attribuire, per lo meno nei paesi avanzati, ai sistemi pensionistici obbligatori come accennato in Il segreto del sistema finanziario. Essere obbligati ad investire per la pensione (ma non a risparmiare visto che ci si può sempre indebitare) è stato il propellente della bolla del debito, più dei tassi di interesse e della moneta legale.

Non si può risolvere il problema dell'eccessivo debito assunto del sistema se non si risolve contemporaneamente il problema di un sistema che impone si estendere eccessivo credito. Ma di questo secondo problema non si interessa nessuno.

martedì 20 gennaio 2009

La Spagna perde il rating "AAA" di Standard & Poor's

Tra le varie evoluzioni di questi giorni c'è il downgrade del debito pubblico spagnolo da parte di Standard & Poor's dal rating migliore possibile, il famoso "AAA", a "AA+". Le altre agenzie di rating seguiranno a breve.

La misura era ampiamente prevedibile e prevista, ma è pur sempre un segno dei tempi. La sorprendente crescita dell'economia spagnola degli ultimi anni si sta rivelando sempre più come il sottoprodotto di colossali bolle speculative: immobiliare, finanziaria e azionaria. Che poi sono tutte una: la bolla del credito/debito.

Avevo parlato della Spagna in:
In condizioni simili e anzi peggiori si trovano almeno altre due economie europee: l'Irlanda, che appartiene anche all'euro, e la Gran Bretagna. In entrambi i casi il downgrade del debito pubblico non dovrebbe essere lontanto (se non peggio nel caso dell'Irlanda).

domenica 18 gennaio 2009

Stand sul 2009: "L'anno del terrore"

Chi ancora non avesse letto l'analisi di Stand di Due Cents su cosa ci porterà questo 2009 farebbe bene a trovare il prima possibile un'oretta di tempo, tenere a portata un bicchierino di qualcosa di forte e leggerle interamente i due post:
Sfortunatamente, concordo in pieno col quadro generale e con gli scenari futuri che descrive. In poche parole, meglio non dar fondo al proprio repertorio di iperboli e superlativi nel descrivere questo "annus horribilis" che è stato il 2008.

mercoledì 14 gennaio 2009

Banche USA: Citigroup nuovamente in crisi

Le borse mondiali sembrano aver interrotto in maniera piuttosto brusca, e tutto sommato inaspettata, il poderoso rimbalzo iniziato a fine novembre, con la nazionalizzazione parziale di Citigroup.


E proprio uno sguardo al prezzo delle azioni della più grande banca del mondo ci insinua un sospetto.


Si direbbe che il paziente abbia bisogno di una nuova massiccia iniezione di contanti di Stato, e subito. Pena probabile, una replica del panico dell'autunno scorso.

Aggiornamento: tanto per non essere da meno anche Bank of America si scopere il braccio e chiede la sua dose di contanti di Stato (en) o minaccia di non riuscire a digerire il boccone Merrill Lynch, evidentemente avvelenato. I miei sensi di ragno mi dicono che oggi o al massimo domani mattina Hank Paulson si farà autorizzare dal Congresso i secondi $350 miliardi del suo piano di "salvataggio" e che dovevano rimanere a disposizione della amminstrazione Obama. D'altronde domani è l'OpEx e per leggere i mercati americani è imperativo "pensare come un criminale".

Aggiornamento: come previsto, il Senato ha effettivamente votato l'ok ai $350 miliardi e Bank of America ha ottenuto qualche altra decina di miliardi di denaro pubblico. Inoltre, Bank of America e Citigroup hanno annunciato ieri, dopo la chiusura dei mercati, che avrebbero anticipato la presentazione dei risultati del trimestre a questa mattina, prima dell'apertura dei mercati. La logica vorrebbe che, dopo il bagno di sangue degli ultimi giorni, intendano "sorprendere" con qualche buona notizia e favorire il rimbalzo dell'OpEx che per il momento sembra un po' anemico. Ma le voci che circolano sono le più disparate.

Standard & Poor's conferma il rating sul debito pubblico italiano

Verso la fine di uno dei piccoli seminari che ho tenuto per amici e non, un signore molto attento mi ha chiesto: "Per concludere ci potresti dire una cosa positiva? Ce ne sarà almeno una, no?"

Per riscattare il mio silenzio imbarazzato di allora intendo iniziare il 2009 con una buona notizia: l'agenzia di rating Standard & Poor's ha lasciato invariato il rating "A+" sul debito pubblico italiano a lungo termine.

Si tratta di una buona notizia perché l'interesse che paghiamo sul rifinanziamento del mostruoso debito pubblico che ci portiamo appresso dipende anche dal giudizio delle agenzie di rating e un temuto peggioramento avrebbe rischiato di costarci qualche decina di miliadi di euro l'anno.

Meno buona è la notizia che gli investitori internazionali non sembrino curarsi più molto del giudizio delle agenzie di rating e proprio oggi per finanziare il debito italiano a 10 anni abbiamo preteso un interesse dell'1,54% più alto rispetto al debito tedesco. Si tratta dello spread più alto dall'introduzione dell'euro e significa che per ogni €1000 che ci siamo fatti prestare oggi, tra 10 anni avremo pagato oltre €150 di interessi in più rispetto ai tedeschi. Tra i paesi che usano l'euro stanno messi meggio di noi solo Irlanda e Grecia con spread di 1,57% e 2,41% rispettivamente.