venerdì 13 novembre 2009

La Federal Reserve Bank of New York, il tuo nuovo padrone di casa

Del groviglio di interventi straordinari realizzati dalla Federal Reserve durante i lunghi mesi del panico finanziario si sa tutt'ora poco e niente. La FED si è praticamente asserragliata dietro l'assioma che è assolutamente indispensabile mantenere il segreto assoluto al fine di garantire la stabilità finanziaria degli Stati Uniti. Non si deve sapere quali operazioni siano state fatte, chi ne sia stato il beneficiario e a quali condizioni, e soprattutto mai e poi mai si può rivelare come sia composto lo stato patrimoniale della FED.

Non valgono tutti i segni di ripresa dell'economia e dei mercati finanziari sbandierati ai quattro venti quando si tratta di dimostrare quanto governo e burocrazia siano stati bravi nel "salvarci" dalla "Seconda Grande Depressione", semplicemente regalando soldi gratis alle banche. Se solo trapelasse qualche dettaglio su "cosa" effettivamente è stato fatto, si rischierebbe istantaneamente il caos. Ma non solo il grande pubblico, nemmeno il Congresso americano potrebbe reggere a una vista del genere. Solo i banchieri centrali hanno lo stomaco per conoscere i dettagli. A noi basti sapere che tutto quello che hanno fatto lo hanno fatto per noi e i guadagni stratosferici delle banche "salvate" lo stanno a testimoniare.

Nonostante la difesa tetragona del segreto dell'attività della FED molto lentamente stanno emergendo alcuni particolari su alcune delle operazioni. L'ultima chicca è particolarmente gustosa: la FED è diventata l'orgoglioso proprietario di un centro commerciale a Oklahoma City (en), un gioiello di architettura commerciale che ha l'unico difetto di essere totalmente deserto.



Ma come è potuto accadere che la banca centrale più influente del mondo si trovi a contrattare gli affitti con dei negozianti di abbigliamento di Oklahoma City?

La storia inizia a marzo del 2008 con il collasso di Bear Stearns che viene "salvata" da JPMorgan con l'aiuto della Federal Reserve Bank di New York. Ossia JPMorgan, temendo di essere la tessera immediatamente successiva del potenziale domino, acquista il meglio di Bear Stearns per $1.1 miliardi, ma solo dopo aver lasciato alla FED la patata bollente di $29 miliardi di strumenti finanziari "illiquidi", o per maggiore precisione di dubbio valore.

Uno di questi strumenti finanziari "illiquidi" era un prestito al costruttore del centro commerciale di Oklahoma City garantito dall'immobile stesso. Una volta terminato il centro commerciale non è decollato e il costruttore ha mollato baracca e burattini al malcapitato finanziatore che si ritrova in mano una struttura vuota di valore molto minore del prestito residuo.

Un eccellente esempio di cosa sia esattamente il collasso del mercato immobiliare commerciale attualmente in corso negli Stati Uniti. E anche in Italia si direbbe, per lo meno a giudicare dalla quantità di cartelli "Affittasi uffici" e "Affittasi locali commerciali" che trovo sulla strada per andare a lavoro.

5 commenti:

andrea ha detto...

ma tanto "tutto va ben , madama la marchesa....."

o no ?

Americo ha detto...

Domanda: riusciranno i nostri "eroi" - cioé i capitani dei vari "bastimenti" politico-finanziari piú o meno in difficoltà - a pilotare in modo graduale l'inesorabile affondamento della nave (evitando - come hanno fatto sino ad ora - il diffondersi del panico), o ci sarà all'improvviso il cedimento di schianto di qualche travatura portante e quindi la vorticosa accelerazione in una dinamica alla "Titanic"?

Al di là dell'interesse teorico, una risposta a questa domanda avrebbe importanti conseguenze concrete ai fini della programmazione a breve-medio termine della vita di ogni singolo cittadino, ormai comunque condannato al ruolo di spendibilissima "pedina" in una partita da cui non può uscire che come vittima. E costretto a pagare il conto di coloro che lo hanno messo in questa situazione ...

Alessandro ha detto...

@Americo

esattamente.

Già a partire dal crollo del dot.com nel 2001 il piano di gioco è stato sempre lo stesso: rimandare la necessaria correzione spostando il rischio sempre più in alto nel sistema finanziario.

Il problema è che ad ogni rilancio si mette a rischio un componente più grande e importante. Per "salvare" i mercati azionari Greenspan ha spostato il rischio sul mercato del credito al consumo (a guardarli bene anche i mutui altro non sono che credito al consumo) e ora per salvare il mercato del credito al consumo Bernanke sta spostando il rischio sul mercato del debito pubblico.

Sotto il velo di calma apparente il sistema finanziario mondiale non è mai stato così instabile come ora.

Per la programmazione della nostra vita servirebbe la risposta a due domande:
1. quanto sarà repentino lo schianto del prossimo schema di Ponzi (temo sia rapido)
2. e soprattutto quando avverrà (e su questo sfortunatamente non ho idea, potrebbe iniziare domani o tra dieci anni)

Alessandro ha detto...

Con sorprendente tempismo Société Générale, una delle banche d'affari più grandi d'Europa, sta facendo circolare un report intitolato appropriatamente "The worst-case scenario" ("Lo scenario peggiore") in cui dichiarano candidamente: "As yet, nobody can say with any certainty whether we have in fact escaped the prospect of a global economic collapse" ("nessuno può dire con certezza se abbiamo effettivamente scampato lo spettro del collasso economico globale").

Via The Big Picture:

http://www.ritholtz.com/blog/2009/11/crisis-porn-socgen-says-prepare-for-global-collapse/

Per chi ha fegato il report è disponibile via Zero Hedge:

http://www.zerohedge.com/article/worst-case-scenario

Americo ha detto...

@ Alessandro

Mi sembra che il "tempismo" da te citato si stia rapidamente diffondendo. Ieri ho letto, credo sull'on-line della "Wirtschaftswoche", che l'AD della Deutsche Bank Ackermann sta proponendo - detto in termini da "non-esperto" - la creazione di un fondo comune Stato-istituti di credito - per predisporre risorse destinate ad offrontare l'eventuale caso di qualche "collasso localizzato". Se non ho capito male, la proposta è intesa come "misura preventiva" per aiutare di nuovo - e nuovamente con i soldi dei contribuenti - gli stessi istituti che hanno appena finito di riempirsi le tasche giocandosi alla roulette del carry trade valutario i soldi che i contribuenti (assolutamente e rigorosamente NON interpellati ) hanno dovuto sborsare per salvarli dalla "botta" del settembre 2008. Evidentemente Ackermann non è poi cosí ottimista - e sta mettendo le mani avanti. Chissà come mai....