domenica 6 dicembre 2009

Dubai Holding fa paura dopo il default di Dubai World

Nelle ultime settimane il rischio di default sui titoli di Stato emessi dai Paesi ha finalmente fatto capolino sulle prime pagine dei giornali a causa del default della finanziaria pubblica Dubai World. Ma per capire cosa è successo bisogna partire la lontano.

Dubai in corsa come capitale finanziaria mondiale

Il boom immobiliare del piccolo emirato arabo di Dubai sarà probabilmente utilizzato come definizione di bolla speculativa immobiliare per generazioni e mi sento un po' in colpa a non averlo segnalato prima tra i Paesi da tenere d'occhio.

A differenza del vicino Abu Dhabi l'emirato di Dubai non ha riserve petrolifere degne di nota e il grosso dell'economia locale è basata sul turismo e sui servizi finanziari erogati ai ricchi e più turbolenti vicini. A partire dalla guerra del Golfo degli primi anni '90 Dubai si è affermato come capitale finanziaria regionale e nelle intenzioni del governo, tutt'altro che democratico, ha tentato di proporsi come centro finanziario di livello mondiale, in concorrenza diretta niente meno che con Londra e New York.



I piani in grande dello sceicco Maktoum III bin Rashid Al Maktoum e del suo successore Mohammed bin Rashid Al Maktoum si sono sposati con il boom immobiliare mondiale e hanno trasformato un lembo di deserto affacciato sul Golfo Persico in una città in cui non era previsto alcun limite al lusso e allo sfarzo in nome del mirabolante futuro di capitale finanziaria mondiale. Dubai City ospita (o ospiterà se e quando saranno completati) tra l'altro: il grattacielo più alto del mondo, tre arcipelaghi artificiali, un mega-centro commerciale con 5 piste da sci indoor e uno dei maggiori aeroporti mondiali.



Naturalmente le varie banche d'affari che hanno investito e fatto investire a Dubai  hanno dimostrato senza ombra di dubbio la viabilità economica di costruire 5 piste da sci indoor nel bel mezzo del deserto con una quantità di meticolose analisi di mercato basate sul previsto arrivo di orde di banchieri e hedge fund managers. Ma non dovrebbero le stesse analisi dimostrare che identiche piste da sci indoor sarebbero almeno altrettanto redditizie a Londra e a New York? Città che sono già oggi zeppe di banchieri e hedge fund manages?

La bolla immobiliare scoppia

Con l'avvento della crisi mondiale il futuro del grande centro finanziario sembra decisamente più incerto e dei i numerosissimi cantieri ancora aperti molti sono fermi per problemi finanziari o per mancanza di acquirenti finali. Sembra che qualcuno si sia finalmente chiesto la fatidica domanda: "Ma cosa ci faccio con un isola da sei milioni di dollari davanti a un pezzo di deserto se non trovo un altro gonzo a cui venderla a sette?"

Come da copione molti dei compratori sono fortemente indebitati con le banche locali e si sono trovati in brevissimo tempo con i mutui superiori al valore degli immobili acquistati. Salvo che a Dubai chi non paga i debiti finisce dritto in galera e le carceri dell'emirato sono forse l'unico bene immobile nemmeno sfiorato dal boom del lusso. Così si moltiplicano le storie di occidentali indebitati fino al collo che lasciano tutto e fuggono clandestinamente dal Paese, tanto che le auto abbandonate nel parcheggio dell'aeroporto internazionale sono diventate un elemento del paesaggio.

Il default di Dubai World

Il 25 novembre la finanziaria statale Dubai World, coinvolta in tutti i progetti immobiliari più stravaganti dell'emirato, ha chiesto ai propri creditori di poter posticipare il pagamento di un debito di $3.5 miliardi in scadenza a fine anno almeno fino a maggio 2010. Se il pagamento non avverrà a dicembre, anche se la richiesta fosse accolta le agenzie di rating dichiarerebbero il debito in default, anche se solo parziale.

Il debito totale di Dubai World è stimato in $59 miliardi, quasi interamente detenuto da stranieri e il governo di Dubai ha detto a chiare lettere che non intende accollarsi le perdite. Dopo l'iniziale reazione di panico i mercati finanziari si sono rapidamente scrollati di dosso la notizia, ma la portata dell'evento in sé e soprattutto del possibile effetto domino ancora non è chiara.

A chi fosse interessato consiglio i seguenti link:
E ora si guarda a Dubai Holding

L'attenzione del mondo finanziario si è ora spostata su un altro colosso finanziario a controllo pubblico la Dubai Holding che è la società che controlla la fortuna dello sceicco stesso e che ha accumulato miliardi di debiti al fine di finanziare lo sviluppo immobiliare commerciale a Dubai. Dubai Holding oltre ad essere, secondo una persona informata sui fatti, una "bloody mess" (tradurrei con "un casino assurdo" se mi concedete la licenza) è anche una proprietà della famiglia reale e come tale non segue le normali regole in caso di fallimento o di liquidazione. Prestare soldi a uno sceicco che nella propria terra può farsi le leggi che vuole potrebbe rivelarsi una idea anche peggiore di concedere un mutuo a un disoccupato di Miami.

Mai fu più appropriata l'espressione: "castelli di sabbia".

4 commenti:

Alessandro ha detto...

Volevo segnalare una pagina con alcuni dati sulla probabilità cumulativa di default (CPD) del debito sovrano stimata a partire dai prezzi dei CDS relativi. I dati sono elaborati da una azienda del CME Group e sono aggiornati giornalmente. Nella top 10 dei Paesi con maggiore rischio troviamo molte vecchie conoscenze, dall'Islanda alla Lettonia, da Dubai allo stato della California (che è dato al 17% di probabilità di andare in default entro 5 anni!)

http://www.cmavision.com/market-data/

Alessandro ha detto...

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andrea ha detto...

dai alex, bentornato !
ci sono tante belle "brutte notizie" che ti aspettano !
dalla grecia alle miniere d'oro fallite, cè solo l'imbarazzo della scelta.
grazie comunque del bel post

Alessandro ha detto...

Nakheel è il costruttore degli arcipelaghi artificiali e vari altri "progetti estremi", è finanziata da Dubai World ed è la titolare del debito di cui stanno contrattando l'estensione.

Questo non facilita le trattative: Nakheel Has Loss of $3.65 Billion in First Half