domenica 20 aprile 2008

Il momento sbagliato per essere un risparmiatore

Ammetto la mia colpa: sono un risparmiatore.

Per indole e per educazione mi sono sempre trovato a vivere consumando meno di quanto avrei potuto. Ho potuto studiare e mettere su famiglia in tutta tranquillità grazie all'aiuto economico dei miei, anche loro risparmiatori inveterati, e già da qualche anno ho l'invidiabile possibilità di chiedermi: "Cosa devo fare dei miei risparmi?"

Grazie ad un micidiale mix di manie di perfezionismo e pigrizia, ho evitato accuratamente di darmi una risposta fino al giungo del 2007, quando i casi della vita mi hanno messo alle strette. Finalmente ero deciso a informarmi, a studiare, a capire e a darmi una risposta.

Per cominciare ho provato quella che sembrava la strada meno impegnativa, sono andato alla mia banca a chiedere cosa proponevano. Il consulente col quale ho parlato mi ha spiazzato liquidando in una sola frase tutti gli investimenti tradizionali: "le azioni sono troppo rischiose e i titoli di stato rendono troppo poco." Invece mi ha proposto varie forme di investimento collettivo e vari prodotti finanziari strutturati, tutti rigorosamente offerti da società sorelle delle mia banca. La conversazione è stata molto più lunga del previsto perché a me interessava capire, ma tutti i prodotti finanziari che mi presentava mi sembravano piuttosto complessi e ogni sua risposta mi suscitava nuove domande. Soprattutto la complessità dei prodotti finanziari strutturati che spingeva il consulente mi ha reso piuttosto sospettoso. Non ho una formazione in economia e finanza, ma vivo di numeri e alla fine della conversazione l'unica parola che mi era rimasta nell'orecchio era: "commissioni".

Messo da parte il mio sospetto ho passato una domenica pomeriggio sotto l'ombrellone con i prospetti informativi e i contratti dei vari prodotti finanziari deciso a capire che bestie fossero. Ben presto mi è stato chiaro che tutta l'innovazione di questi prodotti finanziari moderni sta nella scelta di quali prodotti tradizionali impacchettare, visto che in fin dei conti i rendimenti potenziali erano comunque collegati a vari indici obbligazionari o azionari. La situazione è precipitata improvvisamente durante la seconda lettura del contratto per una "polizza assicurativa vita strutturata a capitale garantito", quando ho capito che, a causa di un dettaglio matematico, il rendimento potenziale era la metà di quanto avevo capito inizialmente! Naturalmente quello che alla prima lettura sembrava uno strumento con un po' più rischio e un po' più rendimento rispetto a un classico BOT, alla seconda lettura sembrava una vera e propria fregatura.

Tornato a casa, un paio d'ore di ricerche sui siti di altre banche italiane mi hanno convinto che prodotti finanziari del genere erano praticamente la sola cosa pubblicizzata nel mercato del risparmio. Avevo letto da qualche parte che le uniche aziende che andavano forte in Italia erano i monopoli e le banche. Cominciavo a capire il perché.

Dopo la prima settimana di studio non mi sentivo affatto più vicino alla risposta alla mia domanda, ma almeno avevo una teoria semplice dei "moderni" prodotti finanziari offerti dalle banche: (1) le banche promuovono i propri prodotti finanziari che sono disegnati in modo da apparire più remunerativi e allo stesso tempo più sicuri dei prodotti finanziari tradizionali come azioni e obbligazioni, (2) lo fanno perché sui propri prodotti chiedono commissioni più alte, (3) la conseguenza immediata è che, nonostante le apparenze, i prodotti bancari sono meno remunerativi o più rischiosi di quelli tradizionali, (4) la tecnica per ottenere l'apparenza desiderata consiste nel confezionare prodotti complicati e anti-intuitivi, che abbiano anfratti dove nascondere il minor rendimento o il maggior rischio.Come dire: un portafoglio di titoli tradizionali con aggiunte ricche commissioni e un po' di fumo per nasconderle.

Quello che mi preoccupava non erano tanto le commissioni, quanto il fumo.

Ero tornato al punto di partenza, dovevo comunque investire i miei risparmi in obbligazioni e azioni, assumendomi tutti i rischi del caso, quindi avevo intenzione di saperne di più, di studiare le regole del gioco, di prendere decisioni informate, di costruirmi il mio portafoglio e magari di evitarmi una parte delle commissioni. A luglio 2007 ho cominciato ad esplorare il lato economico/finanziario di internet alla ricerca di risorse per il piccolo investitore.

Ho trovato molto materiale, principalmente in lingua inglese, e avevo appena cominciato a studiare, quando la mia attenzione è stata attratta dalla crisi finanziaria che proprio in quei giorni si stava abbattendo sui mercati mondiali. Sono stato preso i maniera quasi ossessiva dall'esigenza di capire e ho trovato un filone di blog e pubblicazioni non di massa in cui la crisi veniva dipinta con tinte molto fosche quando ancora i giornali minimizzavano. I dati, le analisi, le previsioni dei vari blogger mi hanno permesso di seguire lo svolgimento delle varie ondate della crisi, che è ancora in pieno svolgimento, da spettatore informato... quasi con occhio scientifico.

È passato quasi un anno da allora e oggi il mio scenario di base è che siamo nel bel mezzo della fine di un'era. L'era del debito, o del credito come dicono eufemisticamente i banchieri, iniziata alla fine degli anni '80 aveva raggiunto il picco giusto allora. Cosa ci riservi il futuro non lo so per certo, ma ho la netta impressione che non ci piacerà.

Decisamente, questo è il momento sbagliato per essere un risparmiatore, o per lo meno un risparmiatore distratto.

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