domenica 1 febbraio 2009

La crisi finanziaria diventa crisi economica

Gli ultimi dieci giorni sono stati pieni di eventi significativi su tutti i fronti della crisi. In particolare sempre più persone sono costrette a renderesi conto che la crisi finanziaria si sta trasformando in crisi economica e sociale. Ma seguiamo i vari temi.

Crisi finanziaria

Il 24 gennaio è circolato il racconto di un ministro del governo inglese secondo il quale venerdì 10 ottobre 2008 l'intero sistema bancario britannico è stato a poche ore dal collasso (en). Era il giorno della famosa asta per le obbligazioni Lehman Brothers e la liquidazione dei relativi CDS, e secondo Lord Myners il ministero del tesoro inglese si stava preparando a imporre una vacanza bancaria e l'eventuale nazionalizzazione dell'intero sistema bancario. Eventualità sventate solo da una frenetica attività diplomatica che ha convinto alcuni grossi investitori stranieri a frenare la fuga di capitali fuori dalle maggiori banche inglesi. In quei giorni il panico era palpabile e un paio di settimane più tardi avevo temuto che una vacanza bancaria fosse inquietantemente vicina anche in Italia a causa dei problemi di UniCredit, vedi Dislocazioni monetarie ovunque, Sterllina, Euro crollano, Yen e Dolaro esplodono. Chissà se e quando sapremo come sono andate veramente le cose.

Da allora la Gran Bretagna è stata al centro dell'attenzione e non sono mancati i paragoni con il caso islandese:
Per il resto è "business as usual": le solite banche rivelano ulteriori perdite, invocano il solito aiuto di Stato che viene puntualmente concesso e immediatamente usato per pagare i soliti bonus ai soliti manager. Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, non fa molta differenza e ormai non fa quasi più notizia.
Crisi economica

Nel frattempo è diventata innegabile che la crisi finanziaria è diventata crisi economica. Gli ultimi dati sul PIL e sulla occupazione dei paesi occidentali sono una valanga di segni negativi e le previsioni cominciano a farsi pesanti.
Eccellente è la raccolta di grafici economico/finanziari che Calculated Risk ha compilato per gennaio 2009: January Economic Summary in Graphs.

E prende forma una possibilità che nessun economista, nemmeno Nouriel Roubini, prendeva in considerazione solo un anno fa, la diminuzione del valore della produzione a livello mondiale ossia: la recessione mondiale (en).

E i pochi che fino a ora si sono rivelati affidabili nell'anticipare i temi economici futuri hanno cominciato ad usare una parola che fino ad ora si erano ostinati a non usare: depressione. Ancora non una Seconda Grande Depressione, ma ormai la parola recessione non basta più:
Domani inizia un'altra settimana e tutti speriamo che sia migliore della precedente. Io però, per precauzione, continuo a tenere le cinture ben allacciate.

9 commenti:

andrea ha detto...

cercando di guardare avanti, vorrei mettere insieme un indice che dia un'idea dello stato debitorio dei cittadini dei principali stati.
rivolgo pertanto anche a te, come ho fatto con Stand, la seguente richiesta:
Vorrei sapere se mi può dare una mano a reperire, per i principali 20 paesi i seguenti dati, possibilmente con un minimo di storico:

1) Debito pubblico

2) Debito privato

3) Popolazione totale

4) Popolazione attiva (che lavora)

5) Pensionati ( o con altri redditi)

6) Prodotto interno lordo

Vorrei provare a calcolare un indice che dia una idea della sostenibilità media del debito perché temo, che con i vari piani di uscita dalla crisi, si finirà in una situazione di insostenibilità del debito, ovvero di insolvenza.

Interessante sapere quali stati correranno per primi tale rischio

La formula che applicherei sarebbe [(1+2)/(4+5)]/[6/3] che sarebbe il debito totale per ogni persona con reddito diviso il reddito medio. Tanto più grande fosse tale numero più insostenibile sarebbe il debito.

Sarei molto riconoscente.

Saluti.

Alessandro ha detto...

@andrea,

in uno dei miei primi post ci sono i numeri per l'Italia aggiornati al 2006 e le fonti ISTAT da cui ricavarli: Alcuni numeri di macroeconomia per l'Italia. Mancano il debito privato e quello delle aziende.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti uno dei punti da cui iniziare la raccolta dati è Statistics: Releases and Historical Data della Federal Reseve. In particolare il Flow of Funds Accounts (per gli amici Z.1).

Inoltre andrebbero aggiunti gli impegni economici che non risultano immediatamente come debito attuale, come ad esempio l'erogazione delle pensioni con il sistema retributivo e le infinite promesse di servizi sociali e medici.

Aggiungi un pizzico di invecchiamento della popolazione, con conseguente riduzione della percentuqale della popolazione attiva e aumento di chi ha diritto a servizi siciali e medici.

Il nome di questo blog non l'ho scelto a caso. Il sistema finanziario moderno, non solo è insostenibile... è banalmente insostenibile.

quarterback ha detto...

per evitare di avere con dati immaginari consiglio di abbonarsi con modica spesa al sito di john williams ,shadowstats . ci sono tutte le statistiche degli usa calcolate come il bureau faceva prima che clinton inaugurasse il taroccamento dei dati di inflazione pil e disoccupazione seguito a ruota dal suo successore. ci sono tutti i dati anche del debito latente per previdenza e sanità .williams è un serio analista che fa previsioni macro da anni per importanti multinazionali è stato anche ascoltato dal congresso americano.
scoprirete che la deflazione non esiste.

Alessandro ha detto...

@quarterback

conosco shadowstats, ma non sono abbonato.

Per quello che riguarda il dibattito inflazione/deflazione io ho una mia posizione ben precisa e, ritengo, ben pensata, ma volevo affrontarlo nel blog in maniera tecnica onde evitare di essere trascinato nella eterna lotta tra inflazionisti e delazionisti che si può benissimo combattere altrove.

In due parole io sono un deflazionista che tiene sotto stretta osservazione potenziali segni di iperinflazione. Questa seconda solo perché politici e banchieri centrali di tutto il mondo si stanno facendo in quattro per dimostrare che esistono esseri umani con il QI a singola cifra. Il grosso del mio pensiero in proposito l'ho tratto da Mish e Denninger.

andrea ha detto...

chiedo scusa, Alessandro, ma vorrei porti un quesito su questa crisi:
chi ha detto, e su quale base, che una eventuale "uscita" dalla crisi, riporterebbe tutto a un punto di partenza più o meno remoto ?
e vado sul concreto.
chi ha detto che il mercato dell'auto tornerà ai livelli del 2007 ? e quando ??
ma allorase una "ripresa" dovesse presentarsi a più di un anno, e soprattutto portando i consumi a livelli più bassi, non stanno forse sbagliando tutto , ma proprio tutto ?
con 1,5 miliardi di euro (incentivo prospettato per l'auto italiana)dissipato per rendere più attraenti gli acquisti, non sarebbe meglio impiegarli per una cassa integrazione per 150.000 lavoratori per un anno ed adattare subito la produzione a livelli più bassi?
dando gli incentivi si stimola ad acquistare "perchè conviene" non "perchè serve", continuando a buttare cose ancora usabili e impoverendo tutti con lo spreco di ricchezza.
lo stesso ragionamento lo applichgerei a tutti i settori in crisi.
salvare e difendere gli incolpevoli, e lasciare che il sistema si stabilizzi a livelli compatibili con le risorse.
la stesso discorso lo si potrebbe fare con le banche.... salvare i correntisti, e per il resto lasciar naufragare i più mal messi, gli altri automaticamente si irrobustiranno.
veramente, chiedo, sono proprio fuori di testa a pensare una cosa del genere ?

Alessandro ha detto...

@andrea,

no. Non sei affatto fuori di testa. Al contrario.

Personalmente, in mezzo a scenari, modelli, opinioni e probabilità ho una sola certezza: nel momento in cui la crisi sarà dichiarata ufficialmente chiusa, finanza ed economia mondiale saranno delle bestie molto diverse da quello che sono state dagli anni '80 fino al 2007. E il motivo della mia certezza è estremamente banale: con le funzioni esponenziali non ci si ragiona.

"non stanno forse sbagliando tutto, ma proprio tutto?"

Sfortunatamente è proprio così. Ti suggerisco di leggere (o rileggere) il pezzo di London Banker sul perché non ci si può aspettare alcuna soluzione dalle elite del passato: London Banker: "Olio di serpente e deflazione".

andrea ha detto...

bellissimo il post sull'olio di serpente....
se vi avessi scoperto prima, tu e stand, non sarei stato ad arrovellarmi tanto a pensare.....
era già tutto scritto.
beh, inventando l'acqua calda, non ci sarà la soddisfazione di dare un contributo originale alla comunità, ma resta la soddisfazione di esserci arrivati per conto proprio, allenando quelle capacità che, magari, un giorno potrebbero far scoprire qualcosa di veramente nuovo.

Anonymous ha detto...

Benvenuto, Andrea!

Pier

Alessandro ha detto...

@andrea,

molto di quello che penso e so (o credo di sapere) anche io l'ho assorbito da altri. E una volta che ho avuto il quadro chiaro ho iniziato a formulare anche le mie ipotesi e i miei modelli personali.

Se leggi l'inglese i link sulla destra sono vere e proprie miniere d'oro. In particolare Mish, Denninger e Calculated Risk per avere una corretta interpretazione di quello che accade e Hellasious e soprattutto Waldman per imparare a guardare sotto il cofano dell'economia e della finanza.

Se la lingua è un ostacolo non so consigliarti meglio di quanto già sai.

PS: tanto per essere esplicito, le tue domande sono estremamente benvenute e anzi sentiti libero di insistere se non rispondo a qualcosa che ti interessa.