sabato 8 novembre 2008

Aggiornamento sulla crisi monetaria e finanziaria in Islanda

Ho già parlato del collasso del sistema finanziario islandese in L'Islanda nazionalizza il proprio sistema bancario quasi per intero!, in Il crollo delle borse mondiali è un gioco da bambini e in I governi europei garantiscono il bel tempo per cinque anni. Pur tenendo conto della estrema peculiarità dell'Islanda dal punto di vista economico (essendo un isola ghiacciata nel bel mezzo dell'oceano è molto più dipendente dai commerci internazionali di qualsiasi altro Paese) la dinamica del collasso rischia di essere il prototipo di altri episodi del genere. Il New York Times ha un eccellente articolo che rende bene l'atmosfera da tragedia surreale che stanno vivendo in questo momento gli islandesi (en). Alcuni dei passaggi salienti tradotti:
Il collasso è arrivato così improvviso da sembrare irreale, impossibile.

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Da un giorno all'altro le persone hanno perso i propri risparmi. I prezzi sono aumentati. I ristoranti affollati sono quasi vuoti. Le banche razionano le valute straniere e le aziende trovano estremamente difficile commerciare con l'estero. L'inflazione è al 16% e in aumento. Le persone hanno smesso di andare all'estero. La moneta locale, la korona era a 65 per un dollaro un anno fa, ora è a 130. Le aziende tagliano i salari, riducono l'orario di lavoro, in alcuni casi si imbarcano in licenziamenti di massa.

"Nessun paese è mai collassato così rapidamente e malamente in tempo di pace" dice Jon Danielsson, economista della Scuole di Economia di Londra.

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Anche Aldis Nordfjord, un architetto di 53 anni, ha perso il lavoro il mese scorso. E con lei tutti e 44 i suoi colleghi - tutto il personale dell'azienda ad esclusione dei proprietari. Circa il 75 percento degli architetti del settore privato sono stati licenziati nelle ultime settimane.

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Fino a primavera l'economia islandese sembrava al calor bianco. Aveva il quarto PIL pro capite al mondo, La disoccupazione tra lo zero e l'un percento (mentre le previsioni per la primavera prossima si aggirano sul 10%). Nel 2007 un rapporto dell'ONU che misurava aspettativa di vita, il reddito pro capite e i livelli di istruzione identificava l'Islanda come il miglior Paese al mondo in cui vivere.

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In un sondaggio recente un terzo degli islandesi ha detto che considererebbe di emigrare. Gli stranieri stanno già abbandonando l'Islanda.

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Nel frattempo, il modesto investimento del marito nelle banche ora fallite era diventato senza valore. "Ci hanno incoraggiato a comprare le loro azioni fino all'ultimo minuto".
Per capire come si fa a passare dal miglior Paese al mondo in cui vivere alla bancarotta in un solo anno consiglio di riguardare i miei post sulla genesi delle crisi finanziarie, Si fa presto a dire crisi e Credito al consumo: un modello finanziario del gioco del cerino, e di meditare sulla seguente parabola.

Tu hai un milione di euro e me lo presti per un anno al 20%. Io sono entusiasta perché mi compro una Ferrari, vivo in albergo e viaggio per il mondo. Tu sei entusiasta perché hai fatto l'investimento della vita.

Al momento di restituire il prestito io confesso che mi sono speso fino all'ultimo euro e anche la Ferrari l'ho distrutta in un terribile incidente. Eravamo entrambi ricchi e felici fino a un attimo prima, ora improvvisamente siamo rovinati e disperati.

Questo è quasi esattamente quello che è accaduto in Islanda. E tutti i sistemi finanziari mondiali sono basati sullo stesso schema semplice quanto devastante.

2 commenti:

Crazy Penguin ha detto...

Segnalo ai lettori del blog un accorato articolo di una famosa islandese sulla crisi del suo paese e i suoi possibili sviluppi futuri: Giù le mani dall'Islanda di Björk.

Pancho ha detto...

Questo film di fantascienza "Ice Age in Iceland?" mi ricorda un po una citazione di J.M. Keynes..."If you owe your bank a hundred pounds, you have a problem. But if you owe a million, it has (or both of you have?)."

Beh, no...scherzi a parte...mi pare che quello che sta succedendo in islanda e il prezzo da pagare per chi ha "to bite off more than one can chew"...:

"The dramatic change in Iceland, from the poor relation of Europe to one of its wealthiest and apparently most successful, and now back again, dates from the mid-1990s (and late 1990s)with the privatisation of the banks and the founding of the country's Stock Exchange.

The free market reforms unleashed a new generation of thrusting, young businessmen, many of whom picked up their banking trade in the United States. They were determined that their country would no longer have to rely on fishing for its principal source of wealth; they loathed the international perception of Iceland as a parochial nation of farmers and fishermen who could not hold their own on the world business stage."

Pero, nello stesso tempo, pare che l'avventura dell idea "Europa" stia trovando sempre piu addetti...:

"The trade unions, meanwhile, are pressing for Iceland to begin talks about becoming part of
the European Union, which the government has been reluctant to join for years. The pension funds have now also agreed to help the Government by selling assets."
http://www.telegraph.co.uk/finance/financetopics/financialcrisis/3147866/Financial-crisis-Icelands-dreams-go-up-in-smoke.html

D'altra parte, talvolta, bisogna anche veramente squotere con la testa leggendo cose come queste qui (That's shocking...really shocking, my dear...)...:

"I was quite shocked when I saw it in the Financial Times that anti-terror laws were being used against Iceland, because we are the only EU nation in that group. We are in good company - with Al Qaeda."
(...pare veramente che il "Chancellor of the Exchequer" qui, abbia fatto la mossa...come dire...non sbagliata, ma piuttosto...uhm...superflua...)

http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/politics/7688560.stm

Quindi riassumiamo il tutto: "O tempora(le)! O mores!"


Hasta luego