venerdì 26 giugno 2009

Lo confesso: sono un "catastrofista"

Apparentemente in questa Italia, che fatico sempre di più a prendere sul serio, da oggi non è lecito usare matematica e logica di base quado si parla alle altre persone, ma esclusivamente l'ottimismo.

Pur essendo estremamente marginale nel panorama dell'informazione italiana, mi sono sentito tirato in causa come reo di utilizzo improprio di materiale cerebrale. E in effetti mi sento di dover candidamente confessare la mia colpa: in cuor mio sono convinto che siamo nel bel mezzo della crisi. Anzi, in tutta onestà, ritengo che siamo più vicini all'inizio che alla fine. E a dirla proprio tutta, tutta, penso che la portata di questa crisi sia superiore a quella della Grande Depressione degli anni '30.

Insomma sono un "catastrofista". E a questo punto anche reo confesso.

Naturalmente il fatto che questa mia convinzione derivi da un lungo e piuttosto approfondito studio di dati, teorie e modelli economico finanziari, e dalla valutazione di decine di opinioni autorevoli, è totalmente irrilevante. Il fatto che fino ad ora i "catastrofisti", e io tra loro nel mio piccolo, siano stati gli unici in grado di predire con una sorprendente precisione il succedersi di eventi considerati impossibili da dignitari e valletti di corte, è solo un fastidioso dettaglio.

L'idiota alla guida affronta la curva a 200 km/h, basta un po' d'ottimismo e l'auto terrà la strada. La fisica non conta. Le gomme lisce e le sospensioni finite non sono il problema. Sono le Cassandre e il pessimismo che fanno sbandare...

Sigh!

[Ok, questo è uno dei motivi per cui sto postando di meno: sono esasperato dall'idiozia della classe dirigente e non riesco a rimanere calmo. Il mio problema non è che sono corrotti, criminali e stanno vendendo il futuro dei miei figli per poter fare un'altra serata con quattro zoccholette. In qualche modo questa è la normalità del potere. Quello che mi manda in bestia è che sono stupidi. Stupidi, stupidi, stupidi come galline.

Essere soggiogati da un genio del male è una condizione triste, ma per lo meno ha una sua dignità. Ma da questa manica di incapaci...]

15 commenti:

andrea ha detto...

"Quello che mi manda in bestia è che sono stupidi. Stupidi, stupidi, stupidi come galline."
io ho un piccolo pollaio dove vivono 7 galline.
è limitato da una rete tipo quella da recinzione, con un pezzo di rete ancorato sul lato a far da porta.
un giorno trovai le galline in giro per l'orto, e il pollaio aperto.
pensai ad una distrazione della moglie, richiamai le galline e richiusi.
il giorno dopo erano di nuovo a spasso le rinchiusi e mi nascosi ad osservarle.
dopo pochi minuti 3, dico 3 galline affiancate, infilarono la testa lella maglia della rete della porta, la alzarono leggermente e la aprirono, al che poi tutte uscirono nuovamente.
a te, animali che sappiano organizzarsi in questo modo, li definiresti stupidi ???

andrea ha detto...

galline a parte, dai, non farti influenzare da uno che manifesta ormai demenza senile, se non sintomi di alzheimer.
continua a pubblicare le tue analisi che ti difenderemo noi, tuoi lettori fedeli.

elisabetta ha detto...

Mi stavo chiedendo ,che cosa consiglieresti ad un amministratore di un piccolo comune che vede in giro tutte le aziende del suo territorio chiudere e mandare a casa tutti.
Da dove , partendo dal basso, possiamo ricominciare?

Andrea.de ha detto...

Elisabetta, mi permetto di consigliarti questo video:
http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=201242205047&h=E1yRR&u=TJt4B&ref=mf

Schwefelwolf ha detto...

Non so se "stupidi" sia il termine giusto - e non credo che ciò cui stiamo assistendo sia una questione di "intelligenza". Penso invece che - stupidi o intelligenti - i "timonieri" dei vari Paesi (Italia compresa) non vedano alternative.
Il sistema che ci circonda è infatti - a mio avviso - il frutto dell'affermazione (nelle due "tappe" 1914-1919 e 1939-1945) di un capital-liberismo prima solo internazionalista, poi globalizzatore, basato ("buona vecchia tradizione" americana - che prende probabilmente il suo primo importante "via" con la guerra di secessione) sulla necessità di una permanente espansione.
Pur non capendo di economia, ritengo si possa dire che questo sistema abbia intrinsecamente solo una stabilità dinamica in accelerazione - ma non una stabilità statica: è capace solo di correre, e solo sempre piú forte, ma non di stare fermo in piedi o di camminare tranquillamente ...
Se non ricordo male, già negli Anni '60-'70 si sono levate le prime voci di allarme ("i limiti dell'espansione" etc.) - che alla fine non facevano che riprendere, dopo mille analisi, la sintensi espressa cento anni prima dal vecchio capo indiano Toro Seduto, e cioé che alla fine, dopo aver deviato l'ultimo fiume ed abbattuto l'ultimo albero, gli americani si sarebbero accorti che il denaro non si mangia...
Adesso, a piú di un secolo di distanza, dopo due guerre mondiali e la distruzione di una gran parte delle strutture culturali tradizionali (disinvoltamente sacrificate alla "globalizzazione"), mentre si accingono ad abbattere le ultime foreste equatoriali, si sono inventati anche il modo di "accelerare" la dinamica con la creazione di una finanza virtuale...
La spirale è diventata un gorgo, una specie di "buco nero".
Di fronte a ciò i "timonieri" (stupidi e/o intelligenti, poco cambia) non sanno cosa fare - preferiscono continuare a ballare sul vulcano, godendosi ciò che il loro potere per il momento ancora gli lascia, e non tentano neanche - cosí almeno mi sembra - di manovrare per invertire gradualmente la rotta e sottrarsi al gorgo, anche perché sarebbe una manovra estremamente rischiosa (ammesso che sia ipotizzabile in assoluto).
Penso che andare contro le forze vere della globalizzazione (cioé la grande finanza americana) sia ancora un'impresa assai pericolosa, anche per un "timoniere" potente e determinato. E per tentare la difficile impresa il "timoniere" deve essere non solo intelligente e coraggioso, ma anche consapevole delle realtà e delle loro reali radici storiche.
In Europa (occidentale) ho sentito ora, dopo il termine "postideologico", anche il termine "poststorico", e l'ho sentito usare da persone convinte che dopo la morte delle ideologie sia giunta ora anche la fine della Storia come maestra di vita e di indirizzo: bravi, viviamo alla giornata! E' proprio il momento giusto per tagliare le proprie radici e andare a naso...
Questa nuova "illuminazione" modernista spiega molte scelte politiche attuali, soprattutto europee. In un'Europa gestita da "scartine" burocratiche nominate da "piccoli" governi di piccoli Paesi che hanno perso, dopo le due guerre mondiali, ogni possibilità di gestire in prima persona il proprio destino.
Temo, a questo punto, che non sia piú una questione di intelligenza, ma solo di voluta mancanza di consapevolezza... come dire: dalle aquile agli struzzi.

Alessandro ha detto...

Temporaneamente mi trovo all'estrema periferia di internet e impossibilitato a rispondere. Dovrei tornare attivo a breve.

Roberto / London ha detto...

Pessimismo e ottimismo sono definizioni in qualche modo superficiali. Cosa e' bene e cosa e' male e' sempre controverso. Sono anch'io convinto che siamo all'inizio della crisi, che durera' a lungo, ma personalmente vedo tutto questo in modo molto positivo, sono forse ottimista? Io credo che ABBIAMO BISOGNO DI QUESTA CRISI. Guardiamoci attorno: gli stupidi del post non sono un incidente, sono il frutto di una societa', forse di una civilta' che e' arrivata a fine corsa. Che e' talmente imbarbarita da non saper riconoscere i segni del declino e del degrado. Abbiamo bisogno di discorsi nuovi: arriveranno, siamo entrati in una trasformazione epocale probabilmente del tenore di quella del 1938-1945, o del 1789-1815. Sara' ovviamente dolorosissima, e molti non ce la faranno a vedere il dopo. Siamo semplicemente davanti ad un nuovo ciclo storico.

Alessandro ha detto...

@Roberto

concordo in pieno e su tutto (ed è una cosa che non mi capita spesso!)

Non so se sarà una cosa dei prossimi sei mesi o dei prossimi venti anni, ma ritengo che la crisi attuale faccia parte della trasformazione epocale dall'era delle crescite esponenziali a qualcosa di altro.

E scegliere cosa sarà questo "qualcosa di altro" tocca a noi, generazioni di pappemolli, infiacchide da decenni di consumismo e quotidiana lobotomia televisiva.

Piuttosto preoccupante.

Dopo la fine della guerra fredda chi avrebbe scommesso che ci avrebbero aspettato "tempi così tanto interessanti".

Alessandro ha detto...

@Elisabetta,

poiché parto da una analisi macro-economica, devo ammettere che mi trovo ad avere ricette economico/finanziarie appropriate a livello nazionale, ben più che a livello comunale, ma la tua domanda è estremamente pertinente e mi darà da pensare. Certo è che l'unica speranza di archiviare l'attuale fallimentare classe dirigente nazionale in maniera non traumatica sarebbe l'emersione di politici nuovi dalle amministrazioni locali.

Cercherò di darti risposte più esaurienti e politicamente corrette in futuro, ma al fondo la cosa migliore che può fare la politica, a tutti i livelli e quindi anche a livello locale, è togliersi dai piedi. Se suono a "sporco liberale" è perché lo sono.

Imporre al proprio territorio *poche* *semplici* regole, ma *certe*. Garantire la competizione e non cercare in continuo di scegliere il competitore più "meritevole" (questo è il peccato mortale della politica italiana a tutti i livelli).

Sfortunatamente quasi tutti i consigli che ti posso dare danno vantaggi sul lungo periodo (cioè dopo la prossima tornata elettorale) e sono quasi sicuramente controproducenti dal punto di vista elettorale (guadagni i 3 voti dell'elettorato che capisce di politica e ne perdi 30 di chi spera in un favore).

Roberto / London ha detto...

@elisabetta

Va ricordato innanzitutto che in Italia le grandi traformazioni vengono sempre da shock esterni. Nel Novencento ci sono stati tre momenti di cambiamento: prima e seconda guerra mondiale, fine della guerra fredda. Ora sta è arrivata la grande crisi. Dove ci porterà? Onestamente, non credo molto ad una ripartenza, ad una rinascita dell'Italia. L'Italia continuerà probabilmente a sprofondare nel Mediterraneo come sta facendo dall'Ottocento in avanti (da Crispi in poi), distanziandosi sempre più dall'Europa centrale e settentionale, cuore della cività europea. Vedo un futuro "balcanico" per l'Italia: forte impoverimento generale, emigrazione, degrado ambientale, diffusa criminalità, prostituzione. Forse più in avanti anche la disgregazione dello stato unitario con la creazione di uno stato cuscinetto nel nord per "proteggere" la Germania dal caos, sull'esempio di Slovenia e Croazia.

Schwefelwolf ha detto...

@ Roberto

Penso sia vero: l'Italia è nata in ritardo, è nata male e non è riuscita a migliorare. Da Crispi in avanti...
In una crisi epocale come quella che si sta sviluppando, lo scenario non può che peggiorare. Penso però che la ripartizione strutturale dell'Italia e delle sue risorse (industria al nord - stato ed imprese di stato al sud) porterà, con l'insaprirsi della crisi, a situazioni ed evoluzioni inevitabilmente diverse, forse persino contrapposte, con potenziali gravi effetti "centripeti".
Un paragone con la ex-Jogoslavia potrebbe diventare meno "assurdo" di quanto non si possa immaginare oggi...

Free Tibet ha detto...

Somos todos gallinas paseando por la cuadra protestando cloc, cloc, cloc, mientras les quitamos las plumas una por una y tenemos toda la confianza del mundo que no vienen con las navajas.

mcorsi ha detto...

L'unico dubbio che mi viene e' che, cosi' come le predizioni dei modelli economici hanno fallito nel "non prevedere" questa crisi ... cosi' potrebbero fallire nel prevedere qualsiasi ipotesi sulla crisi stessa (ottimistica o pessimistica) ... ricordiamoci sempre che l'economia e' una scienza sociale dove cio' che "fai" modifica competamente cio' che "conosci" ...

Sono d'accordo comunque con Toro Seduto ... prima o poi finiranno le risorse e saremo nei guai

Alessandro ha detto...

@mcorsi

in economia, come in fisica, i modelli non sono mai migliori di chi li usa.

Esistono parecchie "leggi" in economia e finanza che hanno dignità scientifica, il problema è separarle dal marasma di dogmi alchemici che vengono spacciati per altrettato buoni (il mio preferito è che la banca centrale possa stimolare l'economia!).

Inoltre, rispetto alle discipline realmente scientifiche, in economia e finanza molto spesso chi usa i modelli trae vantaggi economici, diretti o indiretti, dall'uso di assunzioni chiaramente errate.

Che si possano usare contemporaneamnete il cervello e i modelli economico/finanziari lo hanno dimostrato ampiamente Nouriel Roubini, Tanta di CalculatedRisk e molti altri.

Anonymous ha detto...

solo un piccolo apunto, un'inezia, lascio a voi valutarne l'importanza: la ricchezza si crea vendendo merci. quella finanziaria è una leva, ma alla fine tutto passa per i beni ed i servizi. Da 2 anni stiamo dicendo che i prezzi vanno abbassati per aumentare il potere d'acq dei redditi, solo che i redditi esistono perchè la gente guadagna, abbassare i prezzi vuol dire abbassare il reddito. Se poi lo fai accorciando la filiera riduci pure il moltiplicatore keinesiano, quindi ancora il reddito. Oggi la GDO ordina la produzione di un televisore in korea e lo vende in olanda, senza intermediari, costa poco, ma non ci guadagna nessuno. Sono 20 anni che cerchiamo di rimediare con la finanza, ma alla lunga tutte le medicine, specie quelle inutili a curare le cause danno un rigetto, e ci si trova con i sintomi del sovradosaggio e della malattia.
Roberto