mercoledì 3 giugno 2009

"General Motors" diventa "Government Motors"

A quasi un anno esatto dalla introduzione della mia death watch list di aziende in crisi General Motors ha finalmente trovato la strada del tribunale fallimentare come aveva già fatto la Chrysler poche settimane fa. Dico "finalmente" perché la più grande casa automobilistica degli Stati Uniti è il prototipo dell'azienda specializzata in prodotti invendibili in un mercato sano che è sopravvissuta esclusivamente grazie alla bolla del debito/credito.

Il mercato delle auto è uno dei mercati colpiti più duramente dalla crisi perché, insime al mercato immobiliare, perché è quello a maggiore intensità di debito. Negli Stati Uniti, anche più che negli altri paesi del mondo, acquistare un auto significa acquistarla a rate, magari usufruendo di "promozioni" come rate ribassate per i primi anni, ammortizzazione negativa o addirittura potendo spostare sull'auto nuova le rate rimanenti di una vecchia. Inutile dire che nell'ultimo frangente dell'orgia del debito, a metà 2007, il prodotto finanziario più in voga era il finanziamento auto sub-prime.

L'intera industria dell'auto mondiale, e quella americana ben più di altre, era basata sulla produzione di auto inutilmente costose e ineffcienti vendute a rate a persone che non potevano permettersele (la descrizione suona familiare).

Inoltre mentre il vantaggio personale di possedere un auto nelle società moderne è molto alto, il vantaggio di avere un'auto "nuova", "grande" e "bella" è relativamente marginale, di fatto la decisione di acquistare un'auto nuova nasce quasi esclusivemnte da motivazioni edonistiche alle quali è facile rinunciare in caso di crisi.

E così oggi tutti a domandarsi quale sia il problema che affligge il mercato dell'auto in calo del 30% l'anno, quando in realtà quello che stiamo osservando è solo un'inizio di soluzione. E via i governi a tentare di "salvare", senza poi nemmeno riuscirci, posti di lavoro che non dovrebbero esistere in primo luogo.

Il mercato dell'auto non si riprenderà, non tornerà a come era nel 2006 per il semplice motivo che, come per molti altri mercati, l'anomalia era allora. Ora si sta semplicemente tornando alla normalità.

2 commenti:

Alessandro ha detto...

Incidentalmente, non ho idea di come possa andare l'alleanza tra Chrysler e Fiat, perché molto dipende dai dettagli dell'accordo e dall'indebitamento del gruppo risultate.

Sicuramente negli Stati Uniti il mercato delle utilitarie ha enormi potenzialità, soprattutto se la crisi durasse più a lungo di quanto pronosticato dagli economisti (quegli stessi economisti che allora non l'avevano pronosticata).

andrea ha detto...

due dati molto caserecci.
io ho un mercedes diesel 2500 aspirato di 20 anni e 350.000 km.
va da dio e penso che arriverà almeno ai 500.000.
mia figlia ha un panda di 10 anni, 80.000 km che va come una scheggia.
non ci penso nemmeno lontanamente di cambiarla.
l'altra figlia ha un audi a3 di 9 anni, 120.000 km. che sembra nuova.
se non sono solo io ad esser particolarmente fortunato, la "necessità" di cambiare auto, come era vista anni addietro (acciacchivari, ruggine, resa bassa del motore, rumori strani, ecc...)si sta spostando nel tempo.
sarà la tecnologia, o i materiali, sta di fatto che se non ci si fa prendere dalla moda, queste auto durano una vita, per cui, che bisogno c'è di cambiarle??