sabato 9 agosto 2008

London Banker: "Olio di serpente e deflazione"

Il post di London Banker Snake oil and Deflation è tanto profondo quanto devastante. Condivido in pieno la sua analisi degli eccessi economico-finanziari che oggi hanno raggiunto il parossismo e condivido lo scoramento per quello che ci aspetta in futuro e insieme la determinazione nel voler lottare per ottenere un sistema diverso e funzionante.

Condivido tanto le sue idee che pubblico di seguito la mia traduzione del suo pezzo, per permettere anche a chi non mastica l'inglese economico-finanziario di apprezzarne il pensiero. Chiunque ne abbia la possibilità legga l'originale perché l'inglese usato è molto bello e intraducibile.
È probabile che in futuro avremo grandi dibattiti su chi, come, perché e percome della recessione/depressione incombente, sopratutto se porterà al conflitto globale e al riallineamento delle valute che segnerà la fine del sistema Bretton Woods II e dell'egemonia economica degli Stati Uniti d'America. Alla base abbiamo la citazione con la quale ho aperto il mio pezzo della settimana passata:

"Le crisi finanziarie non distruggono il capitale; esse semplicemente rivelano fino a quale punto fosse stato già distrutto dall'impiego capzioso in attività palesemente improduttive" - John Stuart Mill

La difficoltà è che le politiche che hanno finanziato le attività improduttive e a forte debito sono estremamente popolari fino a rappresentare la cultura di almeno due generazioni. Se da una parte la recessione/depressione deflazionistica renderà queste politiche addirittura più costose e distruttive di quanto siano state nel portaci al punto di rottura, le stesse politiche sono dei moventi politici così basilari che il cambiamento economico e politico sarà impossibile senza un vero e proprio cambiamento culturale.

Dovrebbe essere ovvio che farsi prestare denaro a breve termine nel mercato commerciale per prestare denaro a lungo termine a cattivi debitori [NdT: ad esempio a debitori subprime] finanziando mutui e credito al consumo sulla base di garanzie non adeguate non e un modello economico ragionevole. Eppure in qualche maniera l'alchimia finanziaria moderna è stata accettata come capace di trasformare il piombo in oro con una spruzzata di polvere magica AAA. Dovrebbe essere ovvio che una casa, una volta costruita, non è un bene produttivo in quanto non genera reddito e al contrario assorbe una frazione significativa del reddito del suo proprietario tramite gli interessi sul mutuo, le tasse di proprietà, la manutenzione e le utenze. Dovrebbe essere ovvio che il debito personale (ad esempio le carte di credito), contratto per l'acquistato di beni di consumo, non produce alcun flusso di denaro produttivo col quale ripagare il debito, anzi diventa un ostacolo per il consumo futuro poiché gli interessi eroderanno una parte maggiore di redditi stagnanti. Dovrebbe essere ovvio che un'auto che pesa il doppio e consuma il doppio non è altrettanto produttiva di una piccole ed efficiente e costando il doppio finirà col danneggiare di più il risparmio e l'investimento produttivo a causa del debito eccessivo. Dovrebbe essere ovvio che il settore finanziario, nel ruolo di intermediario tra i risparmiatori e le attività produttive bisognose di capitale non dovrebbe mai crescere al punto da rappresentare da solo il trenta percento dell'attività economica. Ciononostante i mercati di tutto il mondo hanno seguito senza scrupoli la strada della sotto-produzione, del non-risparmio e del sovra-consumo come se fosse la strada per la prosperità anziché uno sperpero di capitale in attività palesemente improduttive.

Sarà davvero un politico molto coraggioso che dirà che i giovani dovrebbero risparmiare il venti percento per finanziare l'acquisto della loro prima casa (come è la regola generale nei paesi che non hanno mai conosciuto i cicli di boom e crisi immobiliare come la Germania e la Svizzera). Sarà davvero un politico molto coraggioso che dirà che i consumatori dovrebbero risparmiare il denaro per acquistare beni di consume e automobili [NdT: ossia senza ricorrere al credito al consumo]. Sarà davvero un politico molto coraggioso che aumenta le tasse sulle case mono-familiari [NdT: molto diffuse in USA] e sulle automobili di proprietà nel bel mezzo di una crisi immobiliare e del boom del prezzo del petrolio. Sarà davvero un politico molto coraggioso che dice che il settore finanziario non dovrebbe essere sovvenzionato dal governo per mezzo di detrazioni sugli interessi, detrazioni su speculazioni improduttive, elusione fiscale attraverso finanziarie off-shore e tutte gli altri metodi finalizzati a permettere finanziamenti alle prossime elezioni.

In breve, il sitema che per sessanta anni e precipitato nel più grosso ciclo del debito della storia potrebbe non essere adeguato ad affrontare il più grosso ciclo di deflazione della storia, se decide di prescrivere lo stesso "olio di serpente" che ha ammalato l'economia in primo luogo, anziché la dieta (fiscale) bialciata e l'eserczio (economico) che tutti sappiamo che sarebbe necessario [NdT: lo "Snake Oil" ossia "olio di serpente" è una medicina tradizione cinese, in inglese it termine è usato nel senso dispregiativo di "unguento miracoloso", soprattuto nel caso si tratti di una truffa].

Persino gli organismi di controllo bancari, che dovrebbero sapere meglio di altri che l'aumento repentino del valore di beni da investimento è l'indicatore più sicuro di futuri fallimenti bancari, hanno deciso invece di credere alla favola e ignorare la realtà. Invece di intervenite per evitare gli eccessi finanziari, i regolatori si sono congratulati con se stessi per avere sotto controllo un settore finanziario robusto e innovativo, mentre riscrivevano le loro regole in modo da abbracciare i deludenti modelli del mercato basati sul rating che permettevano di sotto-capitalizzare rischi maggiori e meno trasparenti.

Se il problema di base che ha portato all'attuale congelamento dei mercati del credito è la dislocazione del credito in attività improduttive durante gli anni del boom, allora nessuna quantità di nuovo credito risolverà il problema a meno che le distorsioni che hanno promosso la dislocazione non siano affrontate da cambiamenti di normativi e fiscali. Salvataggi e ricapitalizzazioni di attività del passato scavano solo un buco più profondo, sperperando altro capitale delle giovani generazioni nelle attività improduttive già finanziate dalla generazione attuale.

Correggere il bias verso lo sperpero di capitale non sarà né semplice, né popolare. Correggere il bias verso l'investimento non produttivo richiederà un cambiamento enorme nelle strutture politiche, nei canali di intermediazione finanziaria, nelle abitudini di risparmio e di consumo, e incentivi economici che mettono in dubbio virtualmente ogni assunzione fatta da almeno due generazioni di uomini di affari americani e esportata ai consumatori di tutto il mondo.

[...]

Il credito al consumo è visto come una necessità fondamentale da virtualmente tutte le classi di lavoratori. Spostare la popolazione dal prestito al risparmio richiederà un enorme cambiamento normativo e culturale. Poche delle generazioni cresciute nella gratificazione istantanea dei desideri cambieranno volentieri e volontariamente a vivere secondo le proprie possibilità e risparmiando per le necessità future.

In breve, non esistono soluzioni facili. Abbiamo ipotecato la nostra prosperità futura al ripagamento del nostro debito attuale. Vivremo meno bene in futuro, come anche i nostri bambini, per un certo periodo. Tramite inflazione o deflazione il nostro debito dovrà essere estinto. Il risparmio dovrà essere inconraggiato e dovrà essere allocato in investimenti produttivi, che produrranno non solo prosperità futura, ma anche equità sociale per minimizzare i conflitti sociali.

Quelli che ci hanno venduto o imposto l'attuale insieme di norme e pratiche ri-imbottiglieranno il loro "olio di serpente" sotto nuove etichette. Dobbiamo essere attenti prima di comprare quantità industriali decine di miliardi di dollari delle stesso vecchio "olio di serpente" che ha già ammalato le nostre economie e processi politici. Negli Stati Uniti classifico i salvataggi di Bear Stearns/JPMorgan e Fannie/Freddie come "olio di serpente", che perpetra i sussidi alla speculazione nell'improduttivo mercato immobiliare. In Gran Bretagna classifico le voci sulla riduzione delle tasse sulle compravendite immobiliari ugualmente come "olio di serpente". L'"olio di serpente" sfortunatamente fa vincere le elezioni perché fa leva su votanti che sono politicamente importanti. Come risultato potremmo essere sul punto di entrare in una fase pericolosa in cui le strutture democratiche sono sbilanciate verso politiche economiche dannose che danneggiano ulteriormente la crescita e la prosperità future perché l'investimento in attivitàinproduttive è talmente diffuso da formare parte della cultura popolare.

La deflazione mette in dubbio molte delle assunzioni che funzionano in un contesto inflazionistico: "La proprietà è un investimento sicuro" e "Investire in azioni sul lungo periodo conviene" e "I governo non fanno mai bancarotta". Quando le persone sono costrette a riconsiderare le fondamenta delle loro nozioni finanziarie, allora riconsidereranno anche le fondamenta delle nozioni politiche. È stato in simili circostanze che nazioni del passato hanno abbracciato l'odio razziale, le divisioni etniche, le discriminazione sessuali, l'imperialismo economico e la guerra come mezzo per distogliere il pubblico discontento dalle elite in pericolo.

Ma tieni a mente chi ti ha venduto l'"olio di serpente" che ti ha fatto male, e sii sospettoso delle nuove bottiglie di qualsiasi forma e dimensione offerte dagli stessi commercianti.

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