Mentre i mercati del credito cominciano a dare segni di assestamento (en), continuano a montare le preoccupazioni per un'ulteriore escalation della crisi finanziaria: il default sul debito degli Stati sovrani. Come avevo accennato in Il Sole24Ore sulle garanzie per i risparmiatori e I governi europei garantiscono il bel tempo per cinque anni il numero di Stati in serie difficoltà finanziarie e conseguentemente il numero si valute a rischio di implosione è preoccupante.
L'Argentina è oggi al centro dell'attenzione dopo che ieri il governo ha annunciato di voler nazionalizzare l'intero sistema pensionistico privato (en). È già accaduto una volta, nel 2001, subito prima del collasso finanziario e del conseguente default sul debito.
Un default sul debito sovrano significa che un Paese non rispetta gli obblighi sul proprio debito pubblico, le possibilità sono: mancato pagamento degli interessi, pagamento del debito con altro debito, riduzione unilaterale del valore dovuto (face value) potenzialmente fino a zero.
Se l'Argentina implode ci si può aspettare un'ulteriore ondata di panico sui mercati mondiali. E un numero sufficiente di altri Paesi si trovano in condizioni sufficientemente disperate da far temere un effetto domino simile alla crisi delle tigri asiatiche del 1997. Sotto i riflettori ci sono: Pakistan, Ukraina, Ungheria, Kazakistan, Indonesia, Filippine, repubbliche baltiche e chissà chi altro.
E comincia a circolare la voce che il default sia imminente.
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