venerdì 12 settembre 2008

Continua la nazionalizzazione dell'economia USA

I mercati mondiali stanno ancora assorbendo l'impatto della più grande nazionalizzazione della storia dell'umanità e già gli eventi continuano a succedersi a velocità allarmante.

Il sistema finanziario americano è stretto al capezzale di Lehmann Brothers (en), un tempo la quarta banca d'affari degli Stati Uniti, ormai rassegnata a subire una fine simile a quella di Bear Stears, con o senza un sostanzioso contributo del contribuente americano. Il Tesoro ha già fatto circolare la notizia che è una questione di ore, lunedì mattina Lehmann Brothers non aprirà i battenti come un'azienda indipendente, e il governo sta attivamente contribuendo alla trattativa con i potenziali acquirenti.

In fila per ricevere la loro parte di contributo pubblico ci sono Washigton Mutual e Wachovia che sono anche in profonda crisi. Oltre a qualche decina di banche minori il cui capitale finanziario è stato vaporizzato come effetto collaterale della nazionalizzazione di Fannie e Freddie. Domani è venerdì e il becchino (la FDIC) passerà a raccogliere i cadaveri.

Il sistema finanziario americano fa acqua da tutte le parti e il governo americano ricicla l'unica "soluzione" che conosce, aumentare il debito pubblico per finanziare una serie di salvataggi di stato a favore di coloro che hanno creato il problema. Una strategia che è stata ribattezzata "il socialismo per i ricchi" attraverso la quale "i profitti vengono privatizzati e le perdite vengo socializzate". Come dire, il peggio di entrambi i mondi.

La dimensione e la frequenza degli interventi del governo nella finanza e nell'economia americana sta trasformando gli Stati Uniti, un tempo sedicente bastione del capitalismo e del libero mercato, nella più grossa economia di Stato della storia dell'umanità. Nelle parole di Nouriel Roubini in un post assolutamente imperdibile: I compagni Bush, Pailson e Bernanke ti danno il benvenuto nella USSRA (Repubblica degli Stati Socialisti Uniti d'America) (en).

La missione numero uno dell'attuale amministrazione, ossia evitare che i giornali comincino a parlare di "Seconda Grande Depressione" prima delle elezioni presidenziali di novembre, sembra sempre più una missione impossibile se anche Jim Cramer comincia a nominarla nel suo seguitissimo show su CNBC (en).

La crisi sta accelerando.

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