giovedì 9 ottobre 2008

Il crollo delle borse mondiali è un gioco da bambini

La litania ininterrotta di brutte notizie finisce per intontirmi, non mi ricordo nemmeno quante banche sono state nazionalizzata oggi, credo tre in Gran Bretagna, tra le più grandi del mondo (en). Un affarone per soli £400 miliardi.

E abbiamo anche la prima moneta a crollare, la corona islandese. L'intero sistema finanziario islandese era considerato un monumentale castello di carte pronto a crollare fin dall'inizio della crisi (come ho fatto a dimenticarmi dell'Islanda in La nuova death watch list istituzionale?), è imploso qualche giorno fa e il governo dopo un primo tentativo di salvataggio ha effetivamente aperto i libri contabili delle banche e se l'è data a gambe levate.

Ma la vera notizia di oggi è stata la carneficina che c'è stata nelle durate intermedie dei titoli di Stato americani, il valore dei buoni con durate tra 2 e 10 anni è scivolato pesantemente a causa di due grosse emissioni di debito non previste. Ovviamente per nazionalizzare l'intero sistema finanziario degli Stati Uniti il compagno Paulson sta realizzando la più colossale espansione del debito pubblico della storia e i finanziatori pretendono di essere ben pagati.

Nell'immaginario finanziario, il mercato azionario è per i bambini, mentre gli adulti giocano con i titoli di Stato. Finché a crollare sono le borse mondiali gli adulti non si scompongono più di tanto, sono solo i bambini che giocano. Ma quando sono i titoli di Stato a ricevere degli scossoni, allora è una cosa seria. E negli US hanno avuto il primo scossone serio.

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